Il Tenente dei Lancieri | Page 9

Gerolamo Rovetta

sentì come avvolto da una gran luce allegra e calda: la folla muta
gremiva il teatro: l'orchestra sonava in tono lamentevole la Stella
confidente.
Gladiator, montato all'alta scuola da madamigella Fanny, eseguiva il
«passo spagnuolo».
Gladiator, come spiegava il manifesto, era il «famoso stallone arabo,
regalato alla Stella del Circo Stanislao da Mohamed-pascià»,
--Sediamoci?--aveva detto Daniele a Giacomino, subito quando, a furia
di gomitate e di spintoni, erano arrivati ai loro, posti.--Sediamoci?
Il signor Daniele, alla vista di madamigella Fanny, così esposta al

pubblico, nell'amazzone nera, attillata, a cavallo di Gladiator, aveva
provato come un barbaglio, un senso misto di confusione, di gelosia e
di timidezza vereconda: non voleva, non osava guardarla: gli pareva
che, seduto, sarebbe stato più nascosto e tornò a domandare al
figliuolo:
--Sediamoci?
--Oh! Oh! C'è tutto il Nizza cavalleria!--esclamò Giacomino, che aveva
visto gli ufficiali prima ancora di madamigella Fanny, e di corsa,
saltando lo steccato e attraversando l'ultimo tratto della pista, andò a
salutare il capitano Braganza, un suo amico del caffè Biffi.
--Che fai?..... Che fai?..... Giacomino! Giacomino!
--Giù a sedere--gridò una voce rabbiosa dietro il signor Daniele.
Il signor Daniele si sedette di colpo.
--Cappello!--intimò poco dopo la stessa voce: e il signor Daniele,
subito, si tolse anche il cappallo senza voltarsi: guardava sempre
Giacomino, aspettando che tornasse, o almeno gli facesse cenno.
Oh sì!... aveva altro in mente il giovinotto! Dopo stretta la destra al
capitano, si era avvicinato a M. Richard che, in falda e stivaloni alla
scudiera e con un grosso frustino in mano, teneva d'occhio ogni
movimento di Gladiator.
--Bellissimo teatro, saperlotte!
--Tutto quello che c'è a Milano, come a Parigi, a Berlino, a Filadelfia!...
tutto quello che c'è a Milano di più high-life, anche il generale
Piccolomini di Coccorito.
Gladiator, nel frattempo, sempre al suono della Stella confidente, aveva
finito il «passo spagnolo» e incominciava la «danza scozzese». Il
cavallo mordeva il freno bavoso, sbuffava, nitriva, squassava la criniera,
ma pure doveva piegarsi sotto la mano esperta o il ginocchio di ferro di

madamigella Fanny e fare lentamente e leggermente tutto il giro del
circolo, cullandosi sulle quattro zampe.
--Brava! Benissimo!
Il pubblico applaudiva, e il signor Daniele si faceva piccino nella sua
poltrona come per nascondersi. Aveva guardato una volta sola
madamigella Fanny, diritta sol cavallo bianco. L'aveva guardata per un
attimo, appena entrato in teatro... e dopo tanti giorni, anche allora che ci
ripensava in quell'angolo riposto del fondaco Monghisoni, l'aveva
ancora stampata negli occhi quella figura viva e procace: ne vedeva
ancora il cappello a cilindro, lucentissimo, un po' sollevato dal grosso
volume delle trecce, il solmo candido stretto ai collo delicato, le spalle
larghe, il vitino sottile... e il mazzo di garofani rossi sul seno rotondo,
sporgente, dentro l'amazzone attillata...
Era stato un incubo per lui lo spettacolo di quella svelta cavallerizza, di
quel pubblico applaudente, di tutti quegli ufficiali, di quei giovanotti
eleganti, che sorridevano, che scherzavano con lei, che la divoravano
col desiderio.
Il buon uomo non vedeva l'ora che finissero gli sgambetti e le giravolte
di Gladiator.
Ma ecco un ultimo esercizio. Madamigella Fanny aveva fatto
impennare, il cavallo.--Su! su! su!--E il signor Daniele si era sentito un
brivido nella ossa.--Su! su! su!--Gladiator tutto diritto, zampava in aria
furiosamente... Madamigella Fanny si aggrappava alla criniera... Poi
«hop» aveva gridato colla vocina acuta, ridente, prendendo la rincorsa;
una frustata schioccante di M. Richard, e via, aveva saltato lo steccato
fra uno scoppio di applausi.
--Brava! Benissimo!
E Giacomino?
Giacomino era in piedi, in mezzo allo stuolo degli ufficiali. Col
cappello sulle ventitré e la mazza ficcata in una tasca dei soprabito,

approvava e ammirava col gergo di chi se ne intende Gladiator e la
Fanny.
--Se Dio vuole, è finito!
Il signor Daniele respirava e si allungava più comodamente nella
poltroncina; ma tutto ad un tratto, ricomincia la Stella confidente ed
eccola... eccola daccapo!
E un terzo incanto; non più il «bell'omino» dalla sera innanzi, non più
la intrepida amazzone di prima: è a piedi, sola in mezzo al Circo
immenso, reggendosi con una mano il lungo strascico e coll'altra
mandando al pubblico saluti e baci...
Nuovi applausi, nuovo entusiasmo, e un'altra volta, due, tre, la Stella
confidente e madamigella Fanny. Ma poi... la storia era continuata...
Dopo qualche sera--povera ragazza!--poca gente al Dal Verme e pochi
quattrini.
La virtù non è mai premiata a questo mondo: aveva ragione M.
Richard.
--Se ma soeur--diceva--fosse come le altre centomila, bisognerebbe
tutta le sere allargare il vostro Dal Verme. Invece la mia sorella, alto là,
gentilissima, amabilissima, riconoscente a tutte le cortesie, ma... alto là.
E di giorno, durante la répétition, e di sera con noi a cena, nessun altro
che il generale Piccolomini di Coccorito, vecchio amico, e voi se ci
farete l'onore.
Come dir di no?... e, qualche volta di giorno, colla scusa degli
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