Daniele. Giacomo e gli altri parlavano proprio di cavalli.
Figurarsi! Erano due cavallerizzi del Circo Stanislao.
Ma niente sottanino corto; «amazzone» e «alta scuola». Madamigella e
monsieur Richard erano ricchi proprietari di una scuderia in Inghilterra,
artisti per passione; l'ippodromo era uno sport.
Giacomino spiegò tutto questo al babbo, soggiungendo con calore:--E
domani sera un gran debutto al Dal Verme!
Domani sera?...
Quel domani sera ricordò al signor Daniele il ritorno della moglie che
aveva dimenticato. Il pover'uomo si rannuvolò, sospirò, e fece cenno al
figliuolo che era tardi, era ora di tornar a casa.
Ma che! Giacomino faceva il bravo col suo francese!... già aveva
sempre preso il dieci anche a scuola; e parlava persino coll'erre!
--Voi dovete essere--come si dice,--molto fiero di vostro
figlio--esclamò ad un tratto madamigella Fanny, rivolgendosi a Daniele,
sforzandosi di parlar italiano, e guardandolo per la prima volta con certi
occhi neri e luccicanti che diventavano sempre più grandi.
Il babbo sorrise: chinò in fretta la testa arruffata e si accostò il bicchiere
alle labbra per bere un altro sorso d'aranciata, ma il bicchiere era
vuoto..
Dopo aver parlato di cavalli, parlarono di scherma. Un'altra gran
passione di Giacomino: ora peraltro non poteva esercitarsi come
avrebbe voluto, perché alla palestra non si dava se non una lezione alla
settimana.
Il signor Richard gli promise allora d'insegnargli un colpo straordinario:
un colpo, col quale a Parigi aveva; passato da parte a parte un certo
conte Brakonine, un russo, che si era permesso con sua sorella certi
modi che non gli andavano. E parlando mezzo francese e mezzo
italiano si voltò a raccontare il fatto al signor Trebeschi, mentre
madamigella Fanny, bisbigliando pianino con Giacomo, gli dava
appuntamento per la sera dopo al Dal Verme.
Il racconto del signor Richard andava per le lunghe. Aveva già
consegnato due schiaffoni al conte Brakonine, lo aveva mandato a
gambe all'aria nella «pista», lo aveva già passato da parte a parte più
d'una volta, quando la signorina si alzò e dopo essersi fatta promettere
una visita per la sera dopo al Dal Verme, cominciò a fissare il signor
Daniele... continuò a fissarlo.
E mentre Giacomo impediva a monsieur Richard di pagare, essa strinse
la mano del babbo due volte con tanta forza, che il pover'uomo ne
rimase scombussolato.
--Bonsoàr, madamoasèl!
Il signor Daniele non seppe dir altro.
Per tutto il giorno dopo il brav'uomo fece il muso lungo con Giacomino,
modi bruschi, poche parole condite col voi a tutto spiano; cercava
insomma di imitare la cera ed il farà imperioso della moglie.
Ma l'altro non se ne diede per inteso; dopo cena, dietro le spalle della
madre che, stanca del viaggio, cascava dal sonno, continuava a strizzar
l'occhio e a far l'atto di tirare un colpo colla stecca.
Daniele era sulle spine, temendo che sua moglie si accorgesse di tutta
quella mimica.
--Sì!... ho capito!...--diceva Giacomo sottovoce--appena la mamma sarà
andata a letto.
Si riservava di fare al figliuolo una solenne paternale per la strada; e
infatti, mentre camminavano in via Lentasio per sbucare a porta
Romana, ne rimuginava l'esordio, quando a un tratto Giacomino,
prendendolo a braccetto colla sua solita monelleria affettuosa, sparò il
colpo a bruciapelo:
--Mon père, andiamo al Dal Verme?
--Sei matto?... Siete matto!
E Daniele che aveva pensato tutto il giorno a quel teatro, appunto
perché non ci voleva pensare, si staccò a viva forza dal figliuolo.
--Siete matto! È ora di finirla! Dovreste imitare il mio esempio!
Lavorare! Andare a letto!
--Allora dammi i denari! andrò io solo--rispose Giacomo arrabbiandosi
lui pure, ma sul serio.--Ho dato la mia parola e non voglio mancare.
Non voglio aver osservazioni dal signor Richard. Non sono più un
bimbo, sono un uomo.
Che c'è di male? Meglio al teatro che in una bisca!--E, borbottando e
gesticolando, continuò a camminare in fretta verso il Dal Verme,
mentre il signor Daniele, curvo, muto, gli teneva dietro per non saper
che fare, per non lasciarlo andar solo, per paura che gli scappasse.
E così Giacomino sempre innanzi, il signor Daniele sempre dietro, si
trovarono alla porta del teatro.
--I denari per i biglietti--intimò il giovinotto fermandosi su' due piedi.
L'altro cercò di qua e di là il portafogli, con una lentezza da far
disperare; infino lo trovò, lo apri meticolosamente e non meno
meticolosamente scelse il più sudicio fra i biglietti da dieci lire... durò
un pezzo a fregarlo colle dita per assicurarsi che non erano due. Poi,
scrollando la testa, seguì un po' alla lontana il figliuolo... e finì col
sorridere ancora di compiacenza, vedendo come sapesse farsi largo fra
la calca fino al finestrino.
--Pardon messieurs, pardon mesdames, due fauteuils di prima fila, s'il
vous plait!
IV.
Il signor Daniele era sempre rannicchiato nel cantuccio buio del
fondaco; pure, al ricordo di quel suo primo ingresso al Dal Verme, si
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