luterano o al calvinista, opere d'uomini, variate nelle successive
edizioni? Quindi molti trascorrevano con Socino a negare la trinità, o
cogli Anabattisti a non accettare che la personale aspirazione.
Francesco Calabrese e Girolamo da Mantova predicavano apertamente
contro il battesimo dei bambini in Engadina, onde furono espulsi
dall'inquisizione protestante, che non era meno intollerante della
romana. Camillo Renato spacciò uguali dottrine a Caspano, poi a
Chiavenna; e vi costituì una chiesa separata ove s'insegnava che l'anima
finisce col corpo, che soli i giusti risorgeranno ma con corpo diverso,
che niuna legge naturale impone cosa fare od ommettere, che il
decalogo è inutile a coloro che credono, lor legge essendo lo spirito,
che il battesimo e la cena son semplici segni di avvenimenti passati, e
non portano alcuna grazia particolare o promessa. Il Mainardo tentò
correggerlo, e stese una confessione di fede che ne riprovava gli errori,
ma esso gli rispose violentemente, incoraggiato dal Negri e dallo
Stancari. Benché il sinodo grigione del 1547 lo condannasse al silenzio,
continuò e infine il concistoro di Chiavenna lo dichiarò scomunicato.
Adopravano cioè le armi dell'autorità, quelli che l'autorità impugnavano.
Camillo è dato dai contemporanei come maestro di Lelio Socino, il
quale in fatto molto il frequentò a Chiavenna. I suoi seguaci
procurarono che per gl'Italiani riformati si stabilisse un sinodo di qua
dei monti, senza dover condursi a quelli fra i Grigioni, paese lontano, di
lingua diversa, e dove si tolleravano alcuni riti cattolici, di qui ripudiati.
Ma si conobbe ch'era arte per prevalere dove minor fosse il numero, e
che pericolerebbero le chiese cisalpine col disunirsi dalle retiche.
Anche Michelangelo Florio ministro a Solio, e Gerolamo Torriano a
Piuro variarono intorno all'espiazione. Luigi Fieri bolognese a
Chiavenna impugnò la divinità di Cristo, onde fu scomunicato nel
sinodo del 1561. E poiché gli Antitrinitarii erano perseguitati in
Isvizzera, molti vennero in Valtellina, fra cui Camillo Socino, Marcello
Squarcialupo medico di Piombino, Niccolò Camulio, ricco negoziante,
che col Torriano suddetto e con Bartolommeo Silvio ministro di Traona
predicavano nel loro senso, finché il sinodo del 1571 li sbandì. Il qual
sinodo approvò il diritto dei magistrati di riprovare l'eresia. Anche
l'Alciati e il Biandrata nel 1579 furono esclusi per sempre.
Adunque si comincia col titolo di riforma, e presto si giunge alla
rivoluzione. I rivoluzionari impugnano tutto il passato e vogliono
stabilir un avvenire, ma tosto sorgono altri, per cui quei primi motori
son gente attardata, son retrivi, son tiranni e alla loro volta sono
sopravanzati da altri, che non trattano più di riformare ma di abolire,
non negano solo il papa, ma Cristo. I primi novatori invocano allora
l'autorità dei libri santi, impongono simboli nuovi, dopo aboliti i vecchi.
Chi non crede chiamano eretico, e se non basta scomunicarlo il fan
passibile di pene temporali. E tutto ciò nel giro di pochi anni.
Non occorre aggiungere che i titoli di anabattista e d'ariano erano
regalati a questo o a quello dei riformati per puro pretesto d'ingiuria e
scredito, come erano ripicchiati quei di papista e di frate, pascolo
troppo consueto dei partiti: chi nutriva rancore con un altro lo tacciava
d'eretico e traditore e spione, e il volgo ignorante e dotto credeva, come
fa sempre, alle ingiurie generiche. Oltre che ai rifuggiti d'ogni fazione
suole mescolarsi una ciurma miserabile e intrigante, che tutte le fazioni
disonora e ruina.
CAPO II
Protestanti nei baliaggi Svizzeri--Sono cacciati--Premure dei
Cattolici--Concilio di Trento--I Borromei--Impresa del
Tettone--Calendario gregoriano.
Questi predicavano adunque ai popoli della Valtellina (sotto tal nome
abbraccio anche gli annessi contadi di Bormio e Chiavenna) le nuove
dottrine. Sul principio, come suole, aborrite da un popolo cui volevano
togliere i suoi santi e le sue reliquie, indi per curiosità ascoltate, poi
discusse. E giacché i nuovi teologanti, oltre aver l'avvantaggio di chi
attacca, s'erano di proposito addentrati nelle dottrine loro, mentre i più
di quei preti erano rozzi delle cose dell'anima ed avvezzi a credere
senza tanto esame, molti vennero a seguirli, quali perché vedevano
veramente come i protestanti, quali per l'allettamento proprio d'ogni
novità, quali perché recatesi a noja le austere discipline, amavano
meglio vivere come ne tornava in piacere alla lor carne. Alcuni allora
per cieca sommessione, per riverenza servile, per adulazione.
Imperocché i signori grigioni, dei quali la parte maggiore si era scossa
dall'ubbidienza alla sede romana, non solo diedero alla Valtellina libero
esercizio del culto evangelico, ma favorivano chiunque con loro
credesse. Era tutt'uno l'abbracciar la riforma ed essere dichiarato uomo
delle Tre leghe, aver privilegi, cariche, esenzioni. Né poche famiglie
apostatarono: i Lazzaroni, i Besta, i Paravicino Cappelli, i Marlianici, i
Malacrida, l'arciprete di Mazzo, i Guarinoni, i Sebregondi, i Piatti ed
altri di primo conto, dietro cui, come suole, traeva il popolo imitatore.
Se vogliamo aver fede al Magnocavallo(21), di 100.000 abitanti ben
4.000 avevano volte le spalle all'ovile romano.
Né
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