Il Principe della Marsiliana | Page 9

Emma Perodi
di presidente del Circolo dei
Cittadini e di consigliere comunale.
Giunto al caffè Aragno, Fabio cercò subito con l'occhio i conoscenti
con i quali soleva passare la serata, per narrar loro la cena elettorale da
"Muzio Scevola". Scorse in mezzo ad essi Caruso, che con il solito
aspetto di satiro sonnecchiante, parlava senza scomporsi e facevasi
ascoltare. Fabio non seppe allora reprimere un moto di dispetto e stava
per uscire senza accostarsi a nessuno, quando il Peronelli, redattore del
Fieramosca, e il Sorani, corrispondente della Gazzetta Milanese, due
giornalisti con i quali stava di consueto, gli fecero cenno di rimanere.
--Dunque è andato tutto bene?--domandava il Sorani a Fabio.--Ti
aspettavo per telegrafare; completa tu i particolari che mi ha dato
Caruso; è bene che di questa elezione si parli in provincia: l'idea del
principe della Marsiliana è splendida.
--Io conto di fare nel Fieramosca un capo cronaca dell'avvenimento di
stasera,--diceva il Peronelli, fumando lentamente la sigaretta e
sorbendo il cognac a centellini.--Hai visto, Rosati, se c'erano giornalisti
alla cena? Vorrei essere il primo a descrivere questo curioso fatto,

perchè, a dirla fra noi, è troppo bello che un principe del Sacro Romano
Impero, un grande di Spagna, vada da Muzio Scevola!
--Sarebbe stata più buffa se ci veniva anche la principessa, come voleva
il sor Domenico,--osservò Caruso col suo sorriso sarcastico.--Del resto,
di giornalisti non ho visto altro che il Massa della Ragione, che ci
dormirà sopra ventiquattro ore, poi avrà bisogno di altre ventiquattro
per pensarci, e dopo una settimana finalmente scriverà il resoconto.
--E tu dove ti metti?--disse Fabio.
--Io non faccio più parte della grande famiglia,--rispose Caruso
lasciandosi cadere le lenti dal naso con un fare stanco e noiato.--Io la
ripudio, non perchè disprezzi quella certa influenza che il giornalismo
conferisce, ma perchè l'esercizio del mestiere è troppo poco
rimunerativo, e io ho bisogno almeno almeno di campar bene; è un
mestiere da signori, che don Pio potrebbe fare, ma non io.
--Ma chi avrebbe mai supposto,--esclamò il Sorani, che era un ometto
magro, tutto nervi, che non sapeva star fermo un istante,--chi avrebbe
mai supposto che il principe della Marsiliana, così muto, avesse nel
cervello delle idee come quella della stazione in Trastevere! Pareva
occupato soltanto di sè, dei suoi cavalli, e stufo anche delle donne.
Fabio involontariamente guardò Caruso, ma questi pareva occupato a
tagliare col temperino la punta di un sigaro d'Avana, e nulla rivelava in
lui l'uomo che volesse rivendicare la paternità di quella idea, e molto
meno vantarsi di averla suggerita. Maggiore del dispetto che provava in
quel momento il Rosati per l'intruso, era la premura per il principe della
Marsiliana e il desiderio di vederlo eletto; per questo, invece di
allontanarsi senza parlare al Caruso, si chinò all'orecchio di lui e gli
disse:
--Hai pensato a comunicare il risultato della cena di stasera ai giornali
della mattina e all'Associazione costituzionale-progressista?
--No,--rispose l'altro alzando lentamente gli occhi e rimettendosi le
lenti sul naso.--Credevo che questo fosse affar tuo; capirai bene, io non

sono nulla, non ho nessuna veste....
--Mi pareva che tu avessi dimostrato tanta devozione alla causa del
principe.
--Non mi pare,--rispose Caruso accendendo il sigaro dopo averlo
considerato da ogni parte,--ma se tu lo dici, sarà. Credevo di nuocere
solamente al De Petriis che mi è più antipatico come impiastricciatore
di cocci, che come clericale, e pare che io abbia giovato al principe
della Marsiliana. Assicurati per altro che quel tuo principe non m'ispira
nessun entusiasmo, perchè lo credo una vera nullità.
Queste parole sprezzanti e il tono con cui erano pronunziate, offesero
profondamente Fabio, il quale per non lasciarsi trascinare da un impeto
di collera, prese a bracetto il Sorani, dicendogli:
--Vieni al telegrafo; ti detterò io quel che devi telegrafare alla
Gazzetta,--e salutando appena gli altri, uscì.
--Mio caro Peronelli,--disse Caruso, appena rimase solo col redattore
del Fieramosca,--a te voglio fare una confidenza. Tu sei di opinioni
liberali ed è bene tu sappia la verità; il principe della Marsiliana non ha
basi solide nel Trastevere, l'entusiasmo di stasera si deve a quella idea
buttata là della stazione, idea che non credo sia sua e che egli certo non
saprebbe svolgere e molto meno attuare. Appena svanito questo bollore,
i Trasteverini rammenteranno bene che don Pio non ha fatto nulla, nulla
nè prima nè dopo il settanta, che è legato a una moglie di sentimenti e
tendenze ultra-clericali, che è educato da una madre nera come la cappa
del camino, e che per il popolo non ha davvero simpatie; non è molto
che ne ha dato prova quando travolse sotto alla sua carrozza quella
vecchia e poi lesinava le poche lire per venirle in aiuto; fu il
Fieramosca allora che narrò il fatto.
--È vero,--disse il Peronelli riflettendo.--Noi, del resto, non abbiamo
accettata la lista concordata dalla Unione costituzionale-progressista e
possiamo
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