Il Benefattore | Page 9

Luigi Capuana

--Ed io aggiungo--fece il notaio--che non gli sono molto grati.
--Sono ignoranti; è forse per questo. Ma non è colpa loro.
--E noi galantuomini siamo peggio. Certe volte, io mi vergogno di
essere siciliano!
--Eccede!--lo ammonì miss Elsa.
Paolo Jenco scosse la testa, negando.--Riconoscere i propri difetti è già
un bel passo--ella riprese.--Ma non basta. Lei che è giovane può far
molto. Dia l'esempio di una vita nuova.
--Io? Ma io non posso niente. Mio padre non mi permette
nessun'iniziativa. Ho ventitrè anni e mi stima ancora un bambino.
Quando ne avrò quaranta, sarà lo stesso. La patria potestà è terribile tra
noi, come presso gli antichi romani. Ribellarsi ad essa è atto pazzo
quasi quanto sbattere la testa contro una parete di bronzo.
--È vero! È vero!--confermò il notaio.
--Educati a questo modo--riprese Paolo Jenco--noi perdiamo ogni
energia. E quando, troppo tardi, siamo liberi di fare a modo nostro,
continuiamo la tradizione. Ripetiamo, precisamente, quel che è stato
fatto con noi. Ci vorranno secoli per mutarci.
--I secoli passano presto--disse miss Elsa, sorridendo.
Un ragazzino, coperto malamente da quattro stracci, si era avvicinato e

stava ad ascoltare con le mani dietro alla schiena, gli occhi neri
spalancati, intenti alla bella signorina, che l'osservava di sfuggita--se
n'era accorto--e che parlava una lingua di cui egli capiva soltanto poche
frasi.
--Vuoi venire, laggiù, da me? Ti farò il ritratto--gli disse miss
Elsa.--Bel tipo arabo!--soggiunse rivolta a Paolo, senza attendere la
risposta del ragazzino--Vuoi venire?
--Quando?--egli domandò.
--Domattina.
--Che ne farò del ritratto?
--Quello lo terrò io; ti regalerò un vestito; la tua mamma te lo adatterà.
Hai la mamma?
--No.
--È morta?
--Chi lo sa?
--Sua madre è in carcere, per falsa testimonianza--spiegò il dottore
vedendo lo stupore di miss Elsa a quella risposta.
--Poverino! Hai il padre però.
--È in prigione anche lui, per omicidio, e non ne uscirà vivo
probabilmente--soggiunse il notaio.
--E gli altri parenti? domandò miss Elsa.
--Non ho nessuno--rispose il ragazzo.
--Come vivi?
--Cara signorina,--disse il notaio--ci vuol così poco per vivere nella sua

condizione e alla sua età!
--Perchè non lo mettono in un asilo di orfani? Può essere calcolato per
tale. Qualcuno dovrebbe occuparsene.
--Ma ce n'è venti, trenta, cinquanta nello stesso caso! Che vuol
provvedere? Mancano i mezzi.
--Verrai domattina?--tornò a domandargli miss Elsa con voce intenerita
dalla commozione.
--Eccellenza, sì.
--Perchè ti sei accostato a noi? Chi t'ha detto:--Va'ad ascoltare quel che
dicono?
Afferrato improvvisamente per un braccio e colto alla sprovveduta da
questa domanda di Paolo, il ragazzo si smarrì, e balbettò:
--Me l'ha detto... me l'ha detto... Nessuno me l'ha detto--poi si corresse,
accigliato.
--Chi te l'ha detto, sì? Non esser bugiardo
--Il dottor Medulla...--confessò il ragazzo piagnucolando sotto la forte
stretta della mano che lo aveva agguantato.
--Oh!--esclamò miss Elsa, indignata.--E perchè?
--Per niente signorina; perchè quel signore non ha altro da fare... e
perchè...
--Il perchè lo so io, notaio--lo interruppe Paolo Jenco che si mordeva le
labbra, fremente.
--Adoprare un ragazzino per un atto così vile!... Non avrei mai creduto
che il dottor Medulla fosse capace di questo!
--È un imbecille presuntuoso e vigliacco!

--Non si arrabbi, signor Jenco!--disse miss Elsa aggiungendo alla
gentilezza delle parole la dolcezza d'uno sguardo che pregava.
--Senti,--proseguì Paolo--va' a rapportargli: Don Paolino diceva che
voscenza è un buffone.
--No,--intervenne il notaio.--Non gli dirai niente. Sarebbe troppa
soddisfazione per quel pettegolo. E vi andrebbe di mezzo la signorina.
Non gli dirai niente, hai capito?--continuò rivolto al ragazzo--se no, ti
darò quattro scoppole e quattro calci io.
--Niente, eccellenza, sì; niente! Bella Madre Santissima!
--E domani andrai laggiù, dalla signorina Ti darà il vestito.
--Eccellenza, sì!
--Far fare la spia a un ragazzo!... Ma perchè?... Oh!
Il dolce viso di miss Elsa era diventato così severo e le sue rosee labbra
si erano così scolorite, che il notaio sentì pietà di lei e stringendole una
mano la confortava:
--Signorina, il mondo è cattivo!

VIII.
Scendevano, silenziosi, per lo stradone; miss Elsa con gli occhi bassi e
le ciglia un po' corrugate, quasi facesse un insolito sforzo di riflessione;
Paolo Jenco mordendosi le labbra, con gli sguardi ancora lampeggianti
di sdegno, che però si addolcivano di tratto in tratto, quando li
rivolgeva a osservare la signorina, quantunque il silenzio e
l'atteggiamento di lei lo rendessero perplesso nel risolversi a dirle quel
che gli tumultuava nel cuore.
Improvvisamente miss Elsa rizzò il capo, spalancò gli occhi ed esclamò
soddisfatta:

--Ho capito!
--Che cosa?--domandò Paolo maravigliato.
--Il segreto di mio padre.
--Ha un segreto anche per lei?
--Non sapevo spiegarmi per quale ragione, da quasi un anno, noi
viviamo proprio isolati laggiù a Villa Elsa, evitati, dovrei dire.
--Oh!... Miss Elsa!
--Da principio non è stato così. Fin alcune signore di Settefonti si
benignavano di farci qualche visita, di accettare i nostri inviti. Ricorda
che belle giornate di intima
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