I moribondi del Palazzo Carignano | Page 7

Ferdinando Petruccelli della Gattina
lascio dunque nel mio portafoglio questi studi congetturali: l'ora loro
forse verrà. E mi limito adesso a questi schizzi a vol d'uccello che

colpiscono chiunque e soddisfano il più gran numero di gusti.
La fisionomia collettiva della Camera, che nell'anno scorso era nello
spirito mio stesso un po' confusa, si rischiara e si svela quest'anno.
Ecco perchè ho ritoccato qualche ritratto, ho aggiunto qui la ruga, ho
fatto lì scomparire la piega. Dodici mesi della vita politica sono un
secolo. E che che se ne sia detto in contrario, non vi è nulla di così
mobile e di così cangevole che la figura degli uomini di Stato.
Esaminate, per esempio, il signor Minghetti dell'anno scorso al banco
dei ministri, ed il signor Minghetti di quest'anno al suo banco di
deputato. Egli è irriconoscibile: è un altro uomo. La stessa figura di
legno del barone Ricasoli ha subito queste stimmate. La fotografia del
Parlamento italiano, così ritoccata, è più finita.
Io aveva esitato a pubblicare in un volume le lettere mandate alla
Presse. Io credeva da prima che questo primo Parlamento italiano fosse
un Parlamento di occasione, il quale avrebbe compiuta la sua missione
di proclamare l'Italia una, spedita la bisogna la più urgente, e sarebbe
poi ritornato a ritemperarsi al contatto dei suoi elettori. Ma questo
Parlamento mira all'immortalità. Io mi decido dunque a rivedere il mio
lavoro, tradurlo, e presentarlo al pubblico a nuovo e completo. Dico
completo, perchè nelle mie lettere alla Presse io non avevo parlato del
centro della Camera, e ne parlo oggidì.
Ma, direte voi, voi spingete allo scioglimento della Camera; la sarà
sciolta; il vostro libro diventa inutile. Sero venientibus ossa!
Niente affatto. Questo libro resta, da prima, come lavoro storico per
quanto minima sia la sua importanza. Io poi ho avuto cura,
principalmente tratteggiando questi abbozzi, di mirare a due scopi.
Indicare, cioè, coloro che possono essere eliminati dalle novelle
assemblee d'Italia, senza il minimo inconveniente, anzi, forse, con una
incontestabile utilità:
Poi ho rivelati coloro i quali, in ogni tempo, faranno parte della
rappresentanza italiana, di cui sono l'onore, la gloria, l'ingegno.

La prima pubblicazione era indirizzata principalmente all'Europa, onde
insegnarle che, nel primo Parlamento italiano eranvi degli uomini
all'altezza di tutti gli altri Parlamenti. Con questa seconda
pubblicazione, io voglio segnalare all'Italia la portata dei rappresentanti,
affinchè essa possa, nelle elezioni posteriori, avere un criterio alla sua
scelta. Per l'Europa, io scrissi da Italiano: per l'Italia, scrivo da patriota.
Impresi il mio lavoro per distrarmi dalle noje delle sedute, ove non si
trattano che affari di campanile. Il mestiere di deputato, a farlo con
coscienza, è un mestiere a rendere cheto l'uomo lo più svegliato, a capo
di tre anni! Lo pubblicai, perchè mi sembrò utile alla causa italiana. Lo
ripubblico, perchè parmi una buona azione, in questi tempi nebulosi ed
incerti, di concorrere, secondo le mie forze ed i miei mezzi, a spandere
un po' di luce. Io non ho nè amore, nè odio per chicchessia. Avevo dei
dubbi e delle prevenzioni; ma ho saputo dominarmi. Mi sono astenuto,
quando non ero convinto. Dilexi justitiam!
Ora, che mi sia permesso di aggiungere qui l'avant-propos con cui M.
A. Peyrat volle annunziare la pubblicazione delle mie lettere nella
Presse, affine di attestargli la mia riconoscenza. Gli dovevo un
ringraziamento pubblico: glielo fo.
«Noi segnaliamo all'attenzione dei nostri lettori la lettera seguente
indirizzataci da Torino. Questa è la prima di una serie di lettere, in cui
il signor Petruccelli della Gattina, uno dei membri i più distinti del
Parlamento italiano, si propone di tratteggiare a grandi linee la
fisionomia dei suoi colleghi i più rinomati ed i più influenti, e noi
mettiamo assai volentieri a sua disposizione le colonne della Presse. Si
leggono poco in Francia i libri ed i giornali italiani, e non si sa mica
abbastanza quanto l'Italia in sè rinchiude di uomini rimarchevoli in ogni
genere, di teste veramente politiche, di scienziati, di pubblicisti e di
oratori, che non temono alcun paragone. L'occasione si presenta di far
conoscere un giornalista, noi la cogliamo con piacere.
Arriverà probabilissimamente al signor Petruccelli della Gattina di
esprimere delle opinioni che non saranno interamente conformi alle
nostre, di portar dei giudizi di cui noi potremmo contestare la rigorosa
esattezza, d'indirizzare a degli uomini che hanno la nostra simpatia, il

nostro rispetto e la nostra ammirazione, degli epigrammi che noi
saremmo tentati di cancellare: nol faremo punto. Noi conosciamo il suo
spirito e la rettitudine dei suoi sentimenti; noi siamo d'accordo con lui
sui principii essenziali: ciò è l'importante. Quanto alla varietà delle tinte
ed ai dettagli sugli uomini e sulle cose, noi gli lasciamo la più completa
libertà.
Noi non vogliamo dir nulla dello ingegno dei signor Petruccelli, i nostri
lettori lo apprezzeranno; egli ci è impossibile nondimeno di non
esprimere lo stupore che noi proviamo
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