mi aveva fissato per due minuti, e quella testa soddisfatta sclama:
--L'è fatto! grazie, signore..
Io respiro. Io mi sento sollevato da una inquietitudine, ed a passo frettoloso me ne torno alla Camera. Qualche giorno dopo, io discerno nelle mostre di un cartaio qualche cosa, cui l'etichetta scritta di sotto assicura di essere io. In quella cosa io non ho occhi, la mia bocca smorfia di traverso, non si distingue il mio naso dalle mie orecchie.... non importa! il venditore della mia laidissima figura giura che l'è proprio la mia.
--Corbezzoli! che volete voi dunque per un ritratto gratuito, alla fine? grida mia moglie.
--L'è giusto, signora, replica il mio vicino. La vanità o la bonomia consigliano talvolta delle ben grosse scioperaggini! La seduta comincia. Il mio sarto mi ferma nell'anticamera per domandarmi un biglietto per la tribuna dei diplomatici: quegli per chiedermi conto della salute del Ministero e del Governo: questi per assicurarmi che fa caldo o freddo. Poi chi si raccomanda per essere raccomandato al ministro, ed ha percorse trecento leghe per ciò. Altri mi propongono una sottoscrizione per un'opera pia, il sollievo delle vittime cristiane del Giappone, per esempio! o un incoraggiamento a dar ad un signore il quale ha inventato il concime profumato. Un terzo m'impegna a prendere un viglietto per un berretto da notte lavorato dalla signora duchessa e messo in lotteria a benefizio dei tisici del Brasile. Un quarto mi passa dodici viglietti per la serata di un'artista.... Dio mi perdoni! si è venuti perfino a propormi di far la conoscenza di una ballerina, alla modesta ragione di dieci napoleoni le ventiquattro ore! Io caccio storditamente questa istanza nella saccoccia: mia moglie la ritrova.... Voi capite il resto.
--Non avevate proprio nulla a rimproverarvi, eh! domanda ridendo la mia incorreggibile moglie.
--Innocente come Gesù Cristo, signora! replica il mio vicino ridendo anch'esso. Ma la seduta è cominciata. Io ho la parola. Il subjetto è grave. Io ho bisogno di raccogliere le mie idee, di tenere la mia attenzione concentrata. Un usciere viene a mettermi sotto il naso la sua coppa all'acqua zuccherata, e m'interrompe. I miei vicini parlano a voce alta. I miei colleghi, alle spalle, mi suggeriscono delle considerazioni, che io non sollecito e che frastornano l'ordine dei miei pensieri. I miei colleghi, di sotto, vanno, vengono, rimuovonsi, leggono i giornali e mi confondono, mi forviano. Il presidente strimpella col suo campanello. Gl'intolleranti interrompono. Si rumoreggia, si strepita, si sbadiglia--ohimè! si sbadiglia--ciò che è la più oltraggiosa di tutte le opposizioni. In verità, io non so come un deputato possa combinar due idee di seguito in mezzo a questo frastuono. Io mi sieggo alla fine, stanco, scontento. Un usciere mi annunzia che qualcuno chiede di me. Vo: il signore, fastidito di attendere, è ito dicendo, che io mi sono un mal creanzato. Rientro, si vota. Un usciere mi rimette un viglietto di visita. Non posso uscire. All'indomani ricevo una lettera di rimproveri: ho perduto un amico! infine si passa ai voti. Nell'emiciclo gli zelanti della maggioranza mi camminano sui calli dei piedi, perchè si ha fretta. Sono le sei. Gli onorevoli hanno fame. Anche io corro a casa spossato, ansante.... mia moglie porta il broncio, i miei bimbi piangono, la mia fante borbotta che il suo pranzo è ito a malora.... la minestra è fredda!
--Ma perchè arrivate voi così tardi, infine! dice mia moglie per stuzzicare. Quando si apparecchia per le sei e si vuol poi mangiare alle sette!...
--Poffar Iddio! signora, esclama il mio vicino impaziente; è colpa mia se il signor Valerio ha cominciato a parlare alle cinque? Per me, ne ho le mascelle dislogate! Infine, ingollo la mia pappa, e respiro. Mi si presentano, col caffè, delle lettere arrivate dalla Camera. è il signor presidente, il quale in nome di S. M. m'invita al ballo a corte e mi domanda il nome di nascita di mia moglie, se mi piace condurla meco. Figuratevi un po', miei cari, l'imbarazzo di un povero diavolo che abbia una moglie nata, per esempio, Troia, Porcella, Vacca! Figuratevi il dispetto di un uomo che abbia sposato la sua cuciniera o si sia semplicemente maritato alla leggiera, a passo di carica! Andate poi a persuadere ad una donna, dopo questo invito, che si debba rinunziare all'onore di ballare da S. M.! Di qui, delle baruffe, del dispetto.... E poi, infrattanto che il signor deputato difende alla Camera la causa dell'istruzione primaria, l'amico di famiglia o il cugino di sua moglie può dare in casa a questa onesta creatura, come alla moglie di ogni altro semplice mortale, un corso pratico d'istruzione superiore--di fisica per esempio--insegnandole la misura della superficie con quel metodo che si può leggere in un canto di Voltaire, ma che io non oso ricordar qui.
--Voi calunniate le donne, signore, grida mia moglie.
--E gli amici di casa sopra tutto. Perdono, signora--replica il
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