I demagoghi | Page 9

Cesare Monteverde
pure cadeva a parlare della guerra
moscovita.

--Cosa vuoi ch'io canti? soggiunse Rosina con un sorriso di
compiacenza infantile.
--Oh! su questo poi... fate voi, padroncina: tutto mi piace da quel bel
bocchino di corallo.
--Ho capito; canterò a capriccio, disse risoluta la fanciulla,
improvviserò: andiamo nel mio gabinetto al piano-forte.
E, spiccato un salto, penetrò nella stanza favorita e, assisasi innanzi
all'istrumento, preludiò una musica fantastica, tutta di sua idea,
oltremodo appassionata, a cui unì con voce angelica le appresso parole.
O amor, possente spiro, Dolce alimento al cor, Recasti dell'empiro
Sovra la terra i fior.
Per te del padre mio Sacro è il ricordo ognor; Ben può sfidar l'oblío Di
figlia il casto amor.
Nel virginal mio petto Non vo' diverso amor: Mi basta il puro affetto,
Quello del genitor.
Ma se d'un altro fuoco Arder potesse il cor, Può sol trovarvi loco Di
patria il santo amor.
Rosina cantava queste strofe, le quali con tutto il fuoco dell'animo
virginale accompagnava con soave melodia sugli armoniosi tasti,
quando, posato l'occhio sopra un mobile di mogano sul quale vedevasi
un magnifico specchio, vi scôrse un oggetto che attrasse tutta la di lei
attenzione deviandola dall'argomento del canto.
--Mary, disse con accento alquanto iroso, Mary, non custodite voi
questo segreto mio appartamento?
--Sì, amabile padroncina, rispose l'ancella alquanto arrossendo nel
vedere che Rosina guardava sempre sul mobile ed aveva ritirate le mani
dalla tastiera del piano-forte: se ho errato in qualche cosa, vi scongiuro
a dirmelo.

--Errato, può darsi, riprese Rosina con accento un poco più dolce; o,
almeno, azzardato di troppo.
--Ed in che mai?
--In che? non vedi tu quella camelia rossa che spicca sul marmo dello
stipo?
--La vedo: vi sta ella forse male?
--Non dico ciò, riprese Rosina, ma nessuno dee azzardarsi di adornare il
mio segreto gabinetto senza mio permesso. Lo sai, su ciò sono severa
severissima; con te non vorrei esserlo, o Mary, ma lo sarò, oh! lo sarò
certo (nel tono della voce della fanciulla si scorgeva un misto di sdegno
e di amorevolezza). Orsù chi ti ha dato quel fiore?
--Signora, replicò l'ancella, nessuno.
--Come nessuno? È forse caduto dal cielo, oppure il marmo fa
germogliare le camelie? Mary, Mary, aggiunse quindi un poco più
dolcemente, da qui in avanti chiuderò il mio gabinetto a chiave. Fiori
non ce ne voglio, ed in specie fiori rossi.
--Ah! ah! prese a dire Mary cercando di ricomporsi, vengo allo
scoprimento del mistero: parmi stamane aver veduto quel fiore in petto
della mia compagna Teresina; essa è venuta su per assettare i mobili
mentre voi, signorina, eravate scesa per la colazione: ve lo avrà posato,
o forse anche il signore Alfredo....
--E che? mio fratello viene egli nelle mie stanze? Te l'ho pur detto, il
mio gabinetto dev'essere eguale a quelli delle donne turche; non ci
voglio profani. Quel fiore, ah! quel fiore.... invano tu speri guarirmi
della mia tristezza; se tu sapessi....
--O mia padroncina, perdonatemi, esclamò ad un tratto Mary, tante
bugie non le posso dire; e poi dirle a voi mi parrebbe doppio peccato
mortale.

--Dunque?
--Dunque quel fiore mi è stato dato.
--Dato? e da chi? riprese Rosina sentendosi un fuoco inusitato alle
guance.
--Dato..... cioè fatto avere misteriosamente, ma non mi sgridate; voi
sapete quanto io vi ami.
--Prosegui....
--Ebbene, questa mattina è venuto all'uscio un povero a me ignoto.
Costui, dopo le solite nenie, «Dio la rimeriti, Dio la rimeriti», mi si è
accostato, ed avendo levato una scatoletta di sotto il giubbone, me l'ha
mostrata dicendo: È per la signorina, e quindi me l'ha gettata ai piedi.
--Ah Mary!...
--Io non volea prenderla: ma colui facendo un ceffo terribile mi ha
troncata la volontà di rifiutarmi. «Mary, mi ha detto con una vociaccia,
se vi è cara la vita, date ciò che contiene la scatola alla signorina, datela,
non temete; si tratta del volere di chi comanda a me e a voi.» A me? ho
risposto, oh!... Ma l'incognito si allontanò fuggendo; allora io per
curiosità ho aperta la scatola e, vedendo che conteneva un fiore, mi
sono, confesso il vero, tranquillizzata. Ah! ah! ho detto fra me, sarà
qualche zerbinotto pretendente a fare il grazioso con la signorina, e non
ho avuta più paura delle minacce del messaggero; ma siccome ho
pensato certo non essere ben fatto disgustare il poveruomo (tanto più
che chi ha una bella padroncina dee trovarsi spesso a simili faccende),
ho fatto la cosa a metà, togliendo cioè il fiore dall'elegante scatola, che
ho ritenuta per me, e mettendolo su quel mobile.
--Incauta!
--Perdonatemi, ma giacchè nell'inverno tali fiori sono rarissimi, non
sarebbe bene approfittarsene? Se non lo sdegnate, vel porrò io con uno
spillo sul camicino.

--Mary....--
Ma la cameriera, senza frapporre indugio, corse a prendere il fiore e
presentollo alla signorina, la quale facendo atto
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