di bene, di amore, di ebbrezza: ero stanca di lacrime, di abnegazione, di mortificazioni. Mentre Giustino Morelli si concentrava nelle poetiche visioni, in me tutti gli istinti della vita e della giovinezza fremevano, rivoltandosi, contro il dolore. L'amante mio--ma forse egli era l'amante?--mi guardava come spaventato, e bene spesso io ho visto in lui la mestizia di una immensa delusione. Sentivo, così, vagamente, di decadere nel suo spirito, e mentre ciò mi esasperava, mentre io lo trovava un gelido sognatore, un poeta dell'amore, un ardor di passione mi spingeva a lui potentemente, come alla sola creatura umana degna dell'amor mio.
La sua profonda tristezza innanzi alle lotte che si combattevano in me e che egli conosceva, tutte, era un insulto; ma io glielo perdonava, giacchè lo amavo, giacchè egli mi amava, giacchè un solo poteva essere il mio amante, ed era lui, Giustino Morelli. Questa ultima, estrema verità non gliela dissi, io. Ero donna. Ero vissuta nelle altitudini di un amore sublime e mi ero avvezza a una temperatura spirituale delle più fini e squisite. Questa verità, che egli solo poteva e doveva essere il mio amante, io, ve lo giuro, non gliela ho detta, ma tutto di me glie lo disse, involontariamente, glielo disse la vita istessa con le sue fervide e imperiose parole. Io non so quello che accadde in lui, quale lungo sogno egli ricacciò nel mondo delle tenere e pure fantasie, quale saluto egli dette a una sublime illusione, quale suprema divisione accadde fra l'uomo e il suo sentimento. So questo, che Giustino Morelli fu veramente e propriamente il mio amante, e che ciò gli produsse un dolore grandissimo.
Grandissimo! Egli era sempre la cara anima che mi adorava in ogni pensiero e in ogni sentimento, che vibrava a ogni vibrazione mia, che per un miracolo sentimentale aveva fatta sua la vita del mio cuore, che non divideva ma assorbiva tutte le mie sofferenze, che non solo asciugava ma faceva inaridire le mie lacrime, che mi dava la pace e la serenità: sempre il Giustino Morelli che mi aveva aiutato a vivere, che, ancora, in tutti i momenti, era il mio sostegno e la mia guida. Ma oltre questi, per lui non vi era che dolore intimo e represso, non vi era che la rassegnazione a un fatto necessario, fatale, e immensamente triste. I convegni che rassomigliavano agli antichi, austeri e nobili, con la lieve carezza delle sue labbra sulla mia mano, erano un sollievo per lui, lo vedevo: mentre i convegni della passione a cui lo spingeva la voce di un amore diverso, lo affascinavano e gli facevano male, un male orribile, il male del sogno violato, il male della illusione fuggita, il male dell'irrimediabile errore. Così, la passione si faceva tetra: e l'ebbrezza sembrava anche uno spasimo di tutto l'essere che subiva la legge comune dell'amore, ma aveva ribrezzo di quella fatalità.
Nulla vi dirò di me. Sarebbe troppo duro rammentare quello che io provai, dinanzi a tale complicazione nel nostro amore. Ricordo solamente di essere trabalzata, in quei tempi, dai sentimenti più limpidi, alti e luminosi, alle vittorie della passione più oscure e più contristanti: ricordo che io ho sentito, per Giustino Morelli e per me, insieme, il disprezzo più profondo e l'ira più cieca. Ricordo che, un giorno, quando più avevo visto il mio amante innamorato, sì, ma quasi insorto contro le imprescindibili obbligazioni della passione, quando più avevo inteso che Giustino Morelli era infelicissimo, perchè era diventato il mio amante, quando più avevo compreso che l'anima bella e pura e salda di quell'uomo si sentiva deturpata nel suo sogno, allora ricordo di essermi sentita perduta, perduta.
* * * * *
--Voi, forse, avrete intuito la conclusione della mia istoria. Io ho tradito Giustino Morelli, bruscamente, violentemente, malamente. Con un uomo qualunque, io l'ho tradito. Non me ne chiedete il nome, la condizione, l'età, la bellezza. Un uomo qualunque! Non potevo fare diversamente, credetelo. Ho sentito tutto l'orrore della mia mal'azione, eppure mi è stato impossibile di non farla. In fondo, credo che avessi una ragione oscura e atroce di far quello; e non seppi neppure dirla a me stessa. Giustino Morelli me la disse, nel giorno in cui ci dividemmo, per sempre.
--è vero che mi avete tradito?--mi domandò senza tremare, sebbene fosse così smorto nella onesta faccia.
--è vero--gli risposi con molta alterigia.
--Perchè avete fatto questo?
--Non lo so.
--Lo so io.
--Voi? Voi? Ditemelo, dunque!
--Perchè ero un imperfetto amante, mia povera Anna.
--E allora, perchè mi avete amato?
--Questo, nessuno lo sa, nessuno.
Sì, sì, Giustino Morelli era una grande anima, un grande cuore, ma è a lui, è a questo imperfetto amante che io debbo tutte le mie sciagure.
IL PERFETTO AMANTE
(Massimo Dias).
Teresa così racconta il suo amore per Massimo Dias:
Nessun uomo mai ha saputo, nessun uomo saprà mai chi sia e che cosa sia Massimo Dias. Per conoscerlo, per intenderlo,
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