di viri". Alla riva sinistra, almeno in questo tratto per circa due miglia, non ci s'arrischia nessuno, perchè non mette a nessun luogo; mentre alla chiesuola di Santa Giustina, che è meta di scampagnate, si va più comodamente da un'altra via, per un ponte vero e sicuro, gittato all'estremità del paese. Così, dopo avere imitati nella mazza lunga i Babilonesi, ho imitati nella sottile accortezza i Fenicii, quando ebbero scoperta oltre le colonne d'Ercole la via delle isole Esperidi; faccio quanto posso per tener celata la mia direzione, e a buon conto non metto nessun sull'orma. Così il gran viale dei pioppi è mio; mio il grande tappeto verde, mia l'acqua ascosa, che dietro la fila delle carpinelle va cercando il mulino, per ritrovarlo un mezzo chilometro più in giù.
Ho preso Orazio in compagnia; Orazio, per far la corte a te, che me lo hai citato; nella edizione civettuola del Murray, per far piacere a me, che amo tanto veder belli i libri buoni. Quel caro Orazio è il più vario di tutti i poeti del mondo: ha tutte le corde della lira; c'è Pindaro, in lui, ed Anacreonte, Saffo, Simonide, Alceo, e chi sa quanti altri smarriti della greca antichità, i quali ci si faranno ritrovare un giorno (voglio sperarlo, almeno) nelle fasce di qualche mummia egiziana del periodo alessandrino. Come li ha tutti condensati, il Venosino, esprimendoli tutti con quel sentimento della misura ch'è la vera dote del genio! come li ha tutti rivissuti in sè stesso, non già intarsiator diligente ed accorto, ma fonditore balioso e geniale, rendendoli come guizzi dell'anima sua, da tanti spiragli di sincerità, con tanti lumi di vero! Senza vantarmi, credo d'essere un po' come lui; non nell'arte, intendiamoci, ma nel modo di pensare e d'intender la vita. Egli amò la campagna per le sue intime bellezze naturali, dopo aver goduta la città nei suoi eleganti artifizi. Non odiava gli uomini, conoscendoli, e sapendone ridere; aveva in pregio gli amici, e amava qualche delicatezza nel vivere. Perchè rinunzieremmo alle grazie? Può mai dimenticarle, chi le ha conosciute e praticate una volta?
Amo Orazio, e mi godo qualche sua ode, centellinando, assaporando le strofe, in mezzo a quei fregi, ornati, bozzetti di scene romane e pompeiane, onde il Murray ha accompagnato il testo, come di cose che gli appartengono. Più volentieri mi fermo ai passi dov'è fatta menzione dell'acqua. Quell'amico del vino sentì la poesia delle fonti. La sentirono, del resto, tutti i Romani. L'acqua è diamante liquido; abbraccia bene, penetra e scioglie, purifica e rallegra, canta bene e non istuona mai, salvo a maritarla col vino.
Orazio in una tasca della mia giacca e due panini nell'altra, me ne vado ogni giorno al mio rifugio nel verde. Perchè i panini, dirai, e per chi? Pei cani che ho sempre amati e più sento di amare, dopo che gli uomini hanno lavorato più alacremente a renderli uggiosi, vedendo da per tutto la rabbia. Se i cani diventano idrofobi, non hanno poi tutti i torti. Li vogliamo amici ad ogni costo, e neghiamo loro ogni onesta libertà; non li lasciamo ben avere in nessun modo, e li facciamo servire alle nostre esperienze fisiologiche. I cani lo sanno, e ne arrabbiano. Un giorno o l'altro vedrai diventare idrofobi i conigli e i porcellini d'India; questi, anzi, sotto il lor nome scientifico di cavie, saranno i primi a mordere i polpacci dei dotti.
Qui, dove son liberi, ma dove pare che ricevano i viveri in contanti, i cani mi vogliono tutti un gran bene, e vengono volentieri con me; cani da caccia e da pagliaio, da guardia e da tartufi, mi fanno le capriole, mi saltano alla cintola, mugolando, scodinzolando, fiutando, girandomi attorno, seguendomi, precedendomi, ringhiando per onor mio a tutti coloro che passano. Questa è stata la storia della prima settimana; ma poi s'è dovuto smettere via via, non passando più dai casolari dove incontravo quei cari amici, che a certe ore mi usavano la cortesia d'aspettarmi sugli usci. I padroni non vedevano volentieri queste amicizie dei guardiani di casa col signor forestiero; ed io, che ho capita la solfa, ho diradate le visite. L'ultimo dei miei amici di qui è stato Buci, il cane più stravagante di Corsenna. Piccolo e tozzo, di pelo rossigno con una macchia bianca dall'occhio destro al naso, gli occhi rossi, mozzate le orecchie e la coda, non è davvero l'Adone dei cani; ma ride, e ciò lo rende piacevole a vedere; ride, arricciando con atto strano il labbro superiore e mostrandomi tutti i suoi denti, corti, serrati, sani e bianchissimi. S'intende che ride con me e con altri pochi a cui vuol bene; sa ringhiare, per contro, e ringhia volentieri a molti, specie agli altri cani, volendo battaglia con tutti.
--Buci, che cosa sono queste scenate?--gli ho detto io qualche volta.--Non è da cani
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