Fiore di leggende | Page 4

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seguitando, addissi.
Pognendo ogni pensiero
da l'un canto,
ascoltate, signori, in cortesia,
ch'io intendo trarvi di
malinconia.
4
Bel Gherardino e Marco si partiéno,
addolorati nel core amendue,
e
come fuori della cittá usciéno,
Gherardin disse il fatto come fue,

dicendo:--Marco mio, come faremo,
che danar né derrate non ci ha
piue?--
E Marco disse:--Non ci sgomentiamo:
a quella dama ancor
ci ritorniamo.--
5
E, cavalcando insieme per costume,
arrivarno una sera lungo il mare

ad una fonte dove mette un fiume,
che 'l conveniva loro pur passare;

ed era notte e non si vedea lume,
ma pure incominciarono a passare.

E come furon nel mezzo del varco,
dentro vi cadde Gherardino e
Marco.

6
Ciascun ronzino pel fiume fuggiva,
e' cavalier' l'un l'altro non vedea.

Cosí ciascun tornando inver' la riva,
la sua disaventura ognun
piangea.
Ed in quel tanto una donna appariva
in una navicella, e si
dicea:
--Deh, come ti sta bene ogni mal c'hai,
Bel Gherardin, po'
che voluto l'hai!--
7
E nella nave Bel Gherardin chiama,
e medicollo, ch'avea sconcio il
braccio,
e disse:--Io son scrocchia della dama;
per lo suo amor ti fo
quel ch'io ti faccio:
però che soe ch'ella cotanto t'ama,
sí ti volli
cavar di questo laccio.--
Ad una ròcca, che era in mar, menolli;

dentro v'entrâr cosí fangosi e molli.
8
La dama si partie; e quel valletto
riman con Marco Bel malinconoso;

e riguardandosi l'un l'altro il petto,
e Gherardin veggendosi fangoso,

uscí fuori ed entrò in uno barchetto
sol per lavarsi dov'era terroso.

E come la nave fue di lui carca,
una fortuna menò via la barca.
9
E la donzella fu tanto maestra,
che gli fe' pace far colla scrocchia;

poi si partine valorosa e destra,
ed entrò in mare e fu presso alla ròcca

e chiamò Marco, ch'era alla finestra,
a maggior boce che l'uscíe di
bocca:
perché Bel Gherardin non v'avea scorto,
fra suo cuor
disse:--Questi fia morto!--
10
Quando ella ne la ròcca fue entrata,
trovoe Marco far sí gran lamento.

Ella diceva:--Oh lassa isventurata!
ov'è lo mio signor, che io nollo
sento?
Or ben si crederá la Bianca Fata,
ch'io l'abbia fatto questo a

tradimento!
Dimmi che n'è, o io m'uccideraggio.--
Ed e'
rispuose:--Ed io vel conteraggio.
11
Vedendosi fangoso, come adviso
--disse il donzel, battendosi la
gota,--
e' si volea lavar suo' mani e viso,
che si n'era cotanto pien di
mota.
Guardandol io da la finestra a fiso,
entrar lo vidi in una barca
vota;
e come vi fu dentro, in fede mia,
una fortuna venne, e menòl
via.--
12
Disse la dama:--Non ci diam piú ira,
e mise Marco Bello entro la
nave;
e, navicando, tanto fiso il mira,
ch'Amor nel cor ne le mise
una chiave;
sicché, parlando, per amor sospira.
E, ragionando, per
lo mar soave,
la barchetta in una isola percosse,
sicché la dama tutta
si riscosse.
13
E Marco Bello, che di ciò s'avvide,
che la donzella avíe avuta paura,

co' lei insieme forte se ne ride,
e dice:--Or, donna mia, te rassicura,

ch'io t'imprometto, ch'amor mi conquide,
se io non godo tuo gentil
figura.--
E poi discese in terra quel donzello,
ed appiccò la nave a
un albuscello.
14
E la donzella del legno discese,
che forse voglia di lui n'hae maggiore,

e contra a lui niente si contese:
in su l'erbette sopra al bianco fiore

Marco Bello di lei diletto prese
molte volte, baciandola d'amore.

E poi andaron nella navicella
per ritornare alla Bianca donzella.
15

La fata, che gli aspetta con letizia,
e lo Bel Gherardin co' lor non vede,

nello suo cuor sí n'ebbe gran tristizia,
e che fie morto veramente
crede:
ma, pur udendo che sanza malizia
l'aqua sí 'l n'ha menato, si
die' fede
che fosse vivo, cosí fatto stando;
e stette insin che fu
compiuto l'anno.
16
E lo Bel Gherardin, per la fortuna,
al porto d'Allessandria fu arrivato,

lá dove molta gente si raguna.
In quella notte il mare fue crucciato:

non si vedea, tanto era l'aria bruna.
In quella terra cosí era usato,

che, se v'arriva niuno cristiano,
si egl'era imprigionato dal Soldano.
17
In quella notte fûr presi e legati,
e fûr menati davanti al signore,
e
comandò che sieno imprigionati
tutti i cristian per maggior disinore.

Cosí ne fur nella prigion serrati
tutti i cristian ciaschedun a furore.

Gherardino dall'un canto si stava,
e mai nel viso non si rallegrava.
18
E quando venne terza, la mattina,
una che dava mangiare a' prigioni,

che per usanza mandava la Reina
di quel che mangiava ella e i suoi
baroni,
e lo Bel Gherardin per cenno inchina:
--Dimmi chi se', e vo'
che mi perdoni.--
Et e' rispuose molto volentieri:
--Io sono un
damicel che fu pres'ieri.--
19
E la donzella a casa fu redita,
e disse a la reina di costui:
--Madonna
mia, in tempo di mie vita
non viddi un bel donzel come colui!--
E
come ella ebbe la parola udita,
subitamente innamoròe di lui,
e
fecelo venire a sé davanti,
ed e' s'inginocchiò con be' sembianti.
20

Ed ella, raguardandol nel visaggio,
sí 'l domandò:--Sapresti tu
servire?--
et e' rispuose:--Molto di vantaggio,
di coppa e di coltel
me' ch'altro sire.--
Ed ella, lo veggendo tanto saggio,
si 'l dimandòe,
se vuole ubbidire.
Ed e' rispuose:--Molto volontiere
farò, madonna,
ciò che v'è in piacere.--
21
Cosí fu Gherardin suo servidore,
che di tale arte era molto sottile:
e
quel signor gli puose molto amore,
che quasi tutti gli altri tenne a vile.

E la reina ne 'nfiammò nel core,
perché ella il vedea tanto gentile.

Ella li
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