Fiore di leggende | Page 3

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a
sollazzo,--
e uno bel palafreno ed un destriere
trovâr sellati, e non
v'avea ragazzo!
montârvi suso, e non v'avien ostiere!
Gherardin
corre il destriere a sollazzo,
e be' lo mena a sinistra ed a destra,
e la
donzella stava alla finestra.
31
Quando a lor parve tanto essere stati,
e' tornâro al palagio a disinare:

ed ogni giorno s'erano avezzati
d'uscir di fuori un poco a sollazzare;

e ogni volta, quand'erano tornati,
trovavan cotto per poter mangiare.

Ed ogni notte, per diletto, avea
Gherardin quella che il dí non
vedea.
32
Tre mesi e piú cotal maniera tenne
Bel Gherardin con allegrezza e
strada;
ed una notte sí gli risovenne
della sua gente e della sua
contrada.
E quando quella pena sí sostenne,
piú non vedea quella
che sí l'agrada;
e' con temenza alla donzella disse
che le piacesse
che si dipartisse.

33
E disse:--Dama, non vi sia pesanza,
se contro a la tua voglia io ti
parlassi;
io t'adimando e cheggio perdonanza,
s'alcuna cosa nel mio
dir fallassi:
d'andare a Roma i' ho grande disianza:
di subito morrei,
s'io non v'andassi.
Però ti priego che tu mi contenti,
ch'io veder
possa gli amici e' parenti.
34
E la donzella al cor n'ebbe gran doglia,
ch'a gran fatica gli fece
risposta.
Per Gherardin tremava come foglia,
considerando che da
lei si scosta.
Ma pur, veggendo sua bramosa voglia,
sí gli rispuose,
quando ella ebbe sosta:
--Ben ch'il mio cor del tuo partir tormenta,

po' ch'a te piace, ed io ne son contenta.--
35
A la partita gli donava un guanto,
e disse:--Ciò che vuogli, tu
comanda;
e tu l'avrai; non chiederesti tanto,
cavalieri o danari over
vivanda.--
Queste parole gli disse con pianto;
ma finalmente cosí
gli comanda:
--Non sia persona a cui lo manifesti,
ché ciò che tu
averai, sí perderesti.
36
E quella gente, che tu troverai,
con teco mena, ch'e' ti ubidiranno.

Di me sovente ti ricorderai;
ma fa' che tu ci sia in capo all'anno:
in
tua presenza allor mi vederai
con molte dame che mi serviranno;
e
sposera' mi a grandissimo onore:
sarò tua donna e tu siei il mio
signore.--
37
Perché a Roma torna volentieri,
Bel Gherardin da lei prese commiato.

E covertati trovò due destrieri,
sí che ciascuno a cavallo è montato:


e mille cinquecento cavalieri
trovò fuor del castello insú in un
prato;
e sessanta vestiti ad una taglia,
e molta salmeria, se Iddio mi
vaglia.
38
Siccome valoroso capitano.
Bel Gherardin disse lor:--Cavalcate.--

Eglin gridâr:--Viva il baron sovrano!--
con molte trombe innanzi
apparecchiate;
ed ogni gente fuggía per lo piano.
E cosí cavalcâro
piú giornate,
tanto che fûr nel contado di Roma,
e la novella a la
cittá si noma.
39
Quando fûr pressi a Roma, a cinque miglia,
tender vi fe' trabacche e
padiglioni:
e il padre santo se ne maraviglia,
che non sapea di lor
condizioni:
montò a cavallo con la sua famiglia,
con compagnia di
molti altri baroni,
ed altra gente molta e' suoi fratelli
contra a
costoro andâro per vedelli.
40
E il padre santo ben lo cognoscea,
siccome egli era di grande
legnaggio.
e, co' fratelli insieme, gli dicea:
--Donde avestú cotanto
baronaggio?--
Ed egli a tutti quanti rispondea:
--Come Iddio volle,
io ho tal signoraggio.--
E tanto non poteron domandare,
che volesse
altro lor manifestare.
41
Ne la cittá con grande onore entrava
Bel Gherardin e sua gente
pregiata,
ed ogni gente si maravigliava
della gran baronia ch'avíe
menata:
e tutta gente di lor ragionava,
facîendo festa della sua
tornata.
E co' fratelli in casa si ridusse
con quella gente ch'a Roma
condusse

42
Sí bella corte tenne quel barone,
che dir non si potrebbe né contare.

Se v'arrivava giullare o buffone,
era vestito sanza addomandare;
e
non sapea neun suo condizione,
come potesse sí corteseggiare.
E
ben tre mesi fe' corte bandita,
che per vertú del guanto era fornita.
43
E una sera, quand'ebbono cenato,
e la madre il chiamò segretamente,

e disse:--Figliuol mio, dove se' stato,
po' che del tuo partir fui sí
dolente?--
E poi appresso l'ebbe dimandato
come potea tener
cotanta gente;
e finalmente tanto il dimandoe,
che ciò ch'egli avíe
fatto le contoe.
44
E disse siccome egli aveva avuta
la Fata bianca, che l'era suo sposa.

E, come la parola fu compiuta,
dipartissi la gente ed ogni cosa,
e
la vertú del guanto fu perduta;
onde suo madre fu molto crucciosa.

E Gherardino e Marco, lagrimando,
partirsi, e lei lasciaron
sospirando.
45
Sol ha un ronzin ciaschedun, sbigottito.
Gherardin mosse lo ronzin
predetto,
e cavalcando partesi smarrito,
e ragionando andava il suo
difetto.
Siccome della fata fu marito,
nel secondo cantar vi sará
detto,
e come del paese fu signore.
Questo cantare è detto al vostro
onore.
CANTARE SECONDO
1
O Padre, e Figlio, e Spirito Santo,
che venir ci facesti in questo

mondo,
al vostro onor comincio questo canto.
Benché 'n
semplicitade ognora abondo,
concedi grazia ne lo mio cor tanto,

ch'assai piú bello sia, ch'è lo secondo;
e, se a lo primo avessi a voi
fallato,
per lo secondo fie ben ristorato.
2
Signori e buona gente, voi sapete
che in prima è l'uom discepol che
maestro;
e le vertú, ch'agli uomini vedete,
procedon dal Signor,
Padre cilestro.
Però s'i' fallo, non mi riprendete,
che di tal arte non
son ben maestro:
che vi vo' dire, col piacer divino,
ciò che
intervenne a Marco e a Gherardino.
3
Nell'altro cantar sapete ch'io dissi
come a la madre manifestò il
guanto,
e come la suo gente dipartissi,
e rimasono in tormento ed in
pianto;
or vi dirò che,
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