Fante di picche | Page 6

Salvatore Farina
che disperda un'orda di fantasime nere; colma in un istante il vuoto di ventidue anni, apprendi qual sia la gran festa del cuore: ?Amala!?
Vi sono palpiti che compendiano tutta l'esistenza; udite la vecchiaia volgersi indietro e ripetere: ?Io vissi in quel giorno, in quell'ora, quel dolore e quella gioia sono cosa mia, il resto appartiene al tempo.?
Se non appar nulla in volto a Donato, perchè Costanza abbandona la mano del giovine, e, quando egli tenta di riafferrarla, sorride?
?Senta, dice la giovinetta con un accento determinato che le da un vezzo di più, senta, io le voglio bene, perchè siamo cresciuti, si può dire, insieme; crede ella che io abbia il diritto di interessarmi al suo dolore?
Cogli occhi, coll'atto, col fremito delle labbra, Donato risponde di sì, di sì, di sì--a parole non può;
--Ebbene, prosegue la fanciulla, se ho questo diritto, ho anche quello di pensare al rimedio.
--Non vi è rimedio, balbetta il giovine, tranne uno...
Costanza si arresta.
--Dica...
Ma Donato si turba, si fa rosso in viso, poi impallidisce e fissa l'occhio a terra ripetendo fra sè e sè: ?Non vi ha rimedio.?
--Quando è così, la lasci dire a me che ve n'ha uno.
--Quale?
--Il più semplice; pagare le cinquemila lire quando sia il momento, senza dir nulla al babbo, lavorar poi assiduamente e riguadagnare il denaro perduto... è dell'altro insieme.
--E il denaro?
--Bisogna trovarlo in prestito...
Il giovine tentenna il capo.
--La cambiale scade fra otto giorni.
--E fra otto giorni bisogna avere le cinquemila lire, e le avremo. Io sono ricca, così dicono tutti nel paese, non ho il babbo da un pezzo, e l'anno passato mi è morta anche la mamma, non mi rimane che lo zio, il tutore; domani egli sarà a Romanò, gli dirò tutto, gli farò giurare che terrà il segreto col signor Norberto...
A Donato balenano negli occhi la gratitudine e l'amore, ma lo sconforto lo vince di nuovo.
--è impossibile, non posso accettare...
--Perchè è superbo.
--Simile sagrifizio...
--Nessun sagrifizio!... Mio zio è di quella razza di zii che fa miracoli per accontentare le nipotine, non dirà di no; giurerà tutto quello che vorrò io, e piglierà le sue precauzioni per assicurare il mio denaro, andrà da un notaio se occorre, insomma farà le cose in regola. Ella non conosce mio zio, perchè da soli sei mesi ha comperato da queste parti la filanda; se lo conoscesse direbbe che è cosa fatta.
La mente di Donato assediano mille idee, mille fantasie; non sa che rispondere, e intanto fissa gli occhi attoniti negli occhi lucenti della fanciulla, la quale, non sospettosa, gli sorride.
--Non se ne parli altro, dice finalmente la giovinetta, è cosa fatta--e porge la mano al giovane che la piglia melanconicamente e la porta alle labbra sospirose.
Costanza lascia fare crollando il capo.
--Ed ora la mi dia quell'arme, soggiunge con accento di soave imperio.
Gli va dietro le spalle, gli toglie di mano la rivoltella con mille cautele, poi la impugna e domanda al giovine, che si è voltato e la guarda tuttavia sbigottito: ?Così bisogna premere??
Donato fa per pigliarle l'arme, ma la fanciulla lo allontana colla mano manca, protende la destra, tira indietro quanto può il corpo, chiude gli occhi e preme coraggiosamente il grilletto. Un colpo parte, poi un altro, ed un altro, e ad ognuno Costanza si tira indietro, serra le labbra, socchiude gli occhi e ride. Quando l'arma è del tutto scaricata, la restituisce, al giovane, e gli si attacca a braccetto.
Si avviano senza dir nulla; all'atto di uscir dal bosco, la fanciulla si ferma e dice a Donato: ?Non ha detto che accetta la mia offerta, lo dica ora, perchè non se ne parlerà più.?
Allo studente di matematica par finalmente che torni proprio la rettorica; incomincia una frase, va fino a metà, si ferma...
--Ella ha fatto molto per me, dice finalmente balbettando, mi ha tratto da morte a vita, faccia di più...
--Che cosa? domanda Costanza sorridendo.
--Permetta che io la baci in fronte.
E perchè Costanza si fa rossa, egli soggiunge:
--Non può rifiutarsi al capriccio d'uno che ha risuscitato...
Ma il piccolo monello che accompagna la giovinetta si è fermato anch'esso, e guarda curiosamente.
?Vieni qua, gli dice Donato, obbedendo ad un'ispirazione.
Il fanciullo si accosta titubante.
?Chiudi gli occhi, ed indovina che moneta è questa.?
Il fanciullo è sicuro d'indovinare e vuoi guadagnare il suo denaro onestamente. E allora Costanza, sorridendo, porge la fronte a Donato che vi imprime un bacio ardente e lungo.
--Un soldo!? dice il monello.
E non venendogli subito risposto, corregge: ?Due soldi!?
Questa volta indovina e in premio ne ottiene altri sei. Che gioia pura, profonda e muta! Il fanciullo afferra il suo tesoro senza dir parola e corre a gambe levate giù pel bosco, mentre Costanza e Donato attraversano, a braccetto e pensosi, il viale che dalla chiesa mena a Romanò.
IV.
Sono passati sei giorni e sta per passare il settimo.
Donato non fu mai così assiduo alla scuola, nè così attento alle lezioni; se la
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