le mani... un pezzo... un pezzo, trattenne il respiro e sentì gonfiarsi il cuore dall'affanno, e finalmente non potendone più, diede in uno scoppio di pianto che costrinse Donato a scoprire la faccia lagrimosa. Egli corse a lei, si abbracciarono stretti, confusero le loro lagrime, finchè la giovinetta levò il bel viso, e pose negli occhi una domanda.
Donato si schermì, si chinò a raddrizzare una dalia curvata dal vento, poi appiccò discorso, costrinse la sorellina ad ammirare il ceruleo anfiteatro delle montagne lontane, si provò anche a cercar argomento scherzevole, e trovatone uno vi spese più barzellette che non meritasse, e delle barzellette rise più forte del solito, e fe' pure ridere la fanciulla; ma quando, esaurita quella forza fittizia, guardò negli occhi di Mariuccia, vi lesse chiaro la stessa dimanda di prima: ?e perchè piangevi??
?Sono uno sciocco, disse allora, mi vergogno di me stesso; piangevo perchè ho paura di presentarmi agli esami; un superbiaccio pari mio meritava questa umiliazione; a te lo posso dire: il Veloce-Club, e le cavalcate, ed altro mi hanno fatto trascurar la scuola di meccanica e di costruzioni, gioco una brutta carta...
E come se gli si ripresentasse alla mente l'immagine della propria sciagura, s'interruppe e non aggiunse parola.
Anche Mariuccia tacque, perchè vide venire il babbo da lontano. Altrimenti ella avrebbe pur detto al fratello che le sue paure erano fantasime vane, che d'esami ne aveva già superati un esercito senza averne mai trovato uno che gli facesse proprio paura, che per dieci o venti lezioni di meccanica perdute uno studente di matematica non è già in rovina, e può diventare ingegnere e dei buoni ugualmente. Ella avrebbe pur detto tutte queste cose ed altre, o piuttosto non avrebbe detto nulla, perchè s'era accorta che, per la prima volta in vita, Donato, il suo buon Donato... mentiva, e si teneva certa non altro essere tutta la storiella degli esami se non un nero tessuto di bugie per carpire la fede della sorellina ingenua.
Donato alla vista del babbo tornò ilare, passò il rovescio d'una mano sugli occhi per cancellare ogni traccia delle lagrime versate, si dimenò come una girandola che non piglia fuoco, facendo cento cose inutili, gettò qualche scintilla di buon umore... e finalmente si spense. E per non trovarsi innanzi alla tenera sollecitudine di quella faccia serena di vecchio, tutta rughe ed amore, girò sui tacchi come sopra un cardine, e se n'andò a testa bassa, curvandosi a raccogliere un fiore che non guardava nemmeno od un sassolino che lanciava distratto a saltellare sul viale...
Ed ecco perchè il vecchio babbo e Mariuccia, rimasti soli, guardano alle giogaie alpine baciate ancora dal sole, alla vallata del Lambro dai larghi piani d'un verde cupo, sentono in quell'ora melanconica come un'ansia paurosa, e non si avvedono che la brezza invola alle loro labbra un sospiro.
?Bella sera! dice Norberto.
--Bella! risponde Mariuccia.
E il babbo pensa che la fanciulla abbia ricevuto le confidenze di Donato, e la fanciulla dice a sè stessa che certo il babbo dev'essere informato della vita che Donato fa a Milano e di quanto può essergli accaduto.
Tacciono.
I raggi del sole valicano le ultime creste del Resegone e si perdono nello spazio azzurro, le ombre si addensano tutt'intorno, le campane dei paeselli si rispondono da lontano, e l'ala greve del pipistrello passa come un'ombra nera nella luce impallidita del crepuscolo.
?Partirà domani Donato? domanda la fanciulla.
--Domani...
--Povero Donato! è in pensiero pegli esami.
--Te l'ha detto lui?
--Sicuro.
--Ho notizie dai suoi stessi professori, non deve temer di nulla, è studioso, diligente ed assiduo.
--Anche alla meccanica?
--Anche a quella.
Mariuccia l'ha immaginato, non domanda altro; e il babbo che vorrebbe sapere dalla fanciulla... senza metterla inutilmente in malizia... non sa proprio come fare.
--Non ti ha confidato nulla Donato? chiede finalmente, tirandosi sotto il braccio la figliola ed avviandosi verso la palazzina.
--Null'altro.
Mariuccia, la scienza dei suoi sedici anni compiti, se anco non l'ha appresa da altri, l'ha indovinata benissimo, e però soggiunge dentro di sè:
?A questo avevo pensato anch'io! Ma se fosse innamorato, a me lo avrebbe detto!?
Due ore dopo la piccola Maria ed il vecchio Norberto si augurano la buona notte con un bacio. Ciascuno d'essi deve passare innanzi ali'uscio socchiuso della camera di Donato.
?Buona notte!
?Buona notte!
E alla voce argentina della fanciulla ed alla tremula voce del vecchio, Donato risponde facendosi sull'uscio a baciare in volto i suoi cari, poi rientra, si ferma nel mezzo della stanzetta ad ascoltare i passi della sorella e del padre, e quando non ode più nulla, altro che il rauco coro delle rane e il zirlo degli insetti nella campagna, si appoggia alla finestra, e sprofonda lo sguardo lontanamente nel buio.
II.
La notte è tenebrosa; terra e cielo si confondono nel buio infinito da cui si staccano, più neri, alcuni nugoli che viaggiano solitarii, ed i gelsi e le quercie in sembianza di giganteschi fantasmi. La brezza bisbiglia sottovoce e
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