Divina Commedia: Paradiso | Page 5

Dante Alighieri
torna per vetro?lo qual di retro a sé piombo nasconde.
Or dirai tu ch’el si dimostra tetro?ivi lo raggio più che in altre parti,?per esser lì refratto più a retro.
Da questa instanza può deliberarti?esper?enza, se già mai la provi,?ch’esser suol fonte ai rivi di vostr’ arti.
Tre specchi prenderai; e i due rimovi?da te d’un modo, e l’altro, più rimosso,?tr’ambo li primi li occhi tuoi ritrovi.
Rivolto ad essi, fa che dopo il dosso?ti stea un lume che i tre specchi accenda?e torni a te da tutti ripercosso.
Ben che nel quanto tanto non si stenda?la vista più lontana, lì vedrai?come convien ch’igualmente risplenda.
Or, come ai colpi de li caldi rai?de la neve riman nudo il suggetto?e dal colore e dal freddo primai,
così rimaso te ne l’intelletto?voglio informar di luce sì vivace,?che ti tremolerà nel suo aspetto.
Dentro dal ciel de la divina pace?si gira un corpo ne la cui virtute?l’esser di tutto suo contento giace.
Lo ciel seguente, c’ha tante vedute,?quell’ esser parte per diverse essenze,?da lui distratte e da lui contenute.
Li altri giron per varie differenze?le distinzion che dentro da sé hanno?dispongono a lor fini e lor semenze.
Questi organi del mondo così vanno,?come tu vedi omai, di grado in grado,?che di sù prendono e di sotto fanno.
Riguarda bene omai sì com’ io vado?per questo loco al vero che disiri,?sì che poi sappi sol tener lo guado.
Lo moto e la virtù d’i santi giri,?come dal fabbro l’arte del martello,?da’ beati motor convien che spiri;
e ’l ciel cui tanti lumi fanno bello,?de la mente profonda che lui volve?prende l’image e fassene suggello.
E come l’alma dentro a vostra polve?per differenti membra e conformate?a diverse potenze si risolve,
così l’intelligenza sua bontate?multiplicata per le stelle spiega,?girando sé sovra sua unitate.
Virtù diversa fa diversa lega?col prez?oso corpo ch’ella avviva,?nel qual, sì come vita in voi, si lega.
Per la natura lieta onde deriva,?la virtù mista per lo corpo luce?come letizia per pupilla viva.
Da essa vien ciò che da luce a luce?par differente, non da denso e raro;?essa è formal principio che produce,
conforme a sua bontà, lo turbo e ’l chiaro?.
Paradiso · Canto III
Quel sol che pria d’amor mi scaldò ’l petto,?di bella verità m’avea scoverto,?provando e riprovando, il dolce aspetto;
e io, per confessar corretto e certo?me stesso, tanto quanto si convenne?leva’ il capo a proferer più erto;
ma vis?one apparve che ritenne?a sé me tanto stretto, per vedersi,?che di mia confession non mi sovvenne.
Quali per vetri trasparenti e tersi,?o ver per acque nitide e tranquille,?non sì profonde che i fondi sien persi,
tornan d’i nostri visi le postille?debili sì, che perla in bianca fronte?non vien men forte a le nostre pupille;
tali vid’ io più facce a parlar pronte;?per ch’io dentro a l’error contrario corsi?a quel ch’accese amor tra l’omo e ’l fonte.
Sùbito sì com’ io di lor m’accorsi,?quelle stimando specchiati sembianti,?per veder di cui fosser, li occhi torsi;
e nulla vidi, e ritorsili avanti?dritti nel lume de la dolce guida,?che, sorridendo, ardea ne li occhi santi.
?Non ti maravigliar perch’ io sorrida?,?mi disse, ?appresso il tuo püeril coto,?poi sopra ’l vero ancor lo piè non fida,
ma te rivolve, come suole, a vòto:?vere sustanze son ciò che tu vedi,?qui rilegate per manco di voto.
Però parla con esse e odi e credi;?ché la verace luce che le appaga?da sé non lascia lor torcer li piedi?.
E io a l’ombra che parea più vaga?di ragionar, drizza’mi, e cominciai,?quasi com’ uom cui troppa voglia smaga:
?O ben creato spirito, che a’ rai?di vita etterna la dolcezza senti?che, non gustata, non s’intende mai,
graz?oso mi fia se mi contenti?del nome tuo e de la vostra sorte?.?Ond’ ella, pronta e con occhi ridenti:
?La nostra carità non serra porte?a giusta voglia, se non come quella?che vuol simile a sé tutta sua corte.
I’ fui nel mondo vergine sorella;?e se la mente tua ben sé riguarda,?non mi ti celerà l’esser più bella,
ma riconoscerai ch’i’ son Piccarda,?che, posta qui con questi altri beati,?beata sono in la spera più tarda.
Li nostri affetti, che solo infiammati?son nel piacer de lo Spirito Santo,?letizian del suo ordine formati.
E questa sorte che par giù cotanto,?però n’è data, perché fuor negletti?li nostri voti, e vòti in alcun canto?.
Ond’ io a lei: ?Ne’ mirabili aspetti?vostri risplende non so che divino?che vi trasmuta da’ primi concetti:
però non fui a rimembrar festino;?ma or m’aiuta ciò che tu mi dici,?sì che raffigurar m’è più latino.
Ma dimmi: voi che siete qui felici,?disiderate voi più alto loco?per più vedere e per più farvi amici??.
Con quelle altr’ ombre pria sorrise un poco;?da indi mi rispuose tanto lieta,?ch’arder parea d’amor nel primo foco:
?Frate, la nostra volontà qu?eta?virtù di carità, che fa volerne?sol quel ch’avemo, e d’altro non ci asseta.
Se dis?assimo esser più superne,?foran discordi li nostri disiri?dal voler di colui che qui ne cerne;
che vedrai non capere in questi giri,?s’essere in carità è qui necesse,?e se la sua natura ben rimiri.
Anzi è formale ad esto beato esse?tenersi dentro a la divina voglia,?per
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