me lo ricordo; probabilmente mi devono aver preso per matto.
Scendo e vado di corsa in via Grande, ove avevo l'appuntamento a Livorno; il Consolato Francese doveva darci modo di pervenire sicuramente a Marsiglia; chè la questura Livornese, diretta dal celebre Bolis stava con tanto d'occhi sgranati, affinchè nessuno salisse sui vapori francesi, importunando e viaggiatori, e marinari, e facchini di porto, fino a tanto che questi non avessero dati schiarimenti più che lampanti sull'esser loro, o sulle faccende che li facevano stare sul mare; anche muniti di biglietto, si correva rischio di esser mandati e con cattivo garbo, di dove si era venuti, e i passaporti non si volevano più concedere ad alcuno.
Sicuro che gli amici avessero fatto le pratiche, che ci era stato consigliato di fare, io sentii sollevarmi un gran peso dal cuore, appenachè potei muovere un passo nella città; rincontrai quasi subito gli altri, ma, ahimè qual delusione!.... Le loro ridenti fisonomie erano diventate oscure; nessuno di loro osava indirizzare una parola al compagno, e tutti mi accolsero con quella musoneria con cui i popoli accolgono un re, dopo un manifesto del sindaco, che invita a rimettere anche un tanto di tasca per le spese del ricevimento.
--Che ci è di nuovo?--Domandai con ansia, a quelli che mi avevano fatto un cerchio all'intorno.
--Che ci è di nuovo?--Proferì con rabbia, il più secco e più bisbetico--Perdio!.... Vieni al Consolato e vedrai.... E avrebbe a andar benino, davvero!
--Andrà come doveva andare--Soggiunse un'altro--Quando alla testa ci si vuol metter certa gente.... Quando si vuol proceder sempre con certa maniera.... Già lo dicevo io... tutte le volte che ci siam fidati dei Francesi si è fatto proprio un bel bollo.
--Ma insomma cosa ci è?... si parte?....
--Sì.... per Firenze, o per dir meglio per le Murate!
--Ma.... come?
--Vieni.... vieni con noi e ti si ripete, vedrai.
Non intendendo alcuna cosa, ma volendomi per lo meno sincerare su una sventura, che non conoscevo e che ci minacciava, seguii colla coda tra le gambe, i bravi ragazzi.
Arrivammo in due salti alla sede del Consolato; in faccia alla porta una folla innumerevole di popolani chiassava, si agitava, gestiva; qualcuno, senza far tanti discorsi, si era già messa la camicia rossa sotto la giacchetta; un andare o venire, un rimescolarsi continuo, un'accalcarsi intorno a qualche povera vittima che esciva dal portone, un vociar di ragazzi che a capanelli osservavano la scena, e gridavano incessantamente: Viva Garibaldi.... Per una spedizione fatta in tutta segretezza il principio non poteva esser migliore!
--Ma che vi è dunque?--Domandai a un mio compagno.
--Il console non si fa vedere, il cancelliere, nuovo Pilato, dice che se ne lava le mani, e tutta questa gente è rimasta come la celebre statua di Tenete.
--E che abbiamo da fare?
--Va tu, che sai alla meglio bestemmiare un po' di francese, scongiura quella gente a prendere una decisione; lo vedi meglio di me, qui, se non si schizza tutti in domo Petri è un vero miracolo.
Con quale animo andassi, se lo può di leggieri immaginare il lettore; chi ben comincia è alla metà dell'opera, dicevano i nostri nonni che non era baggei, e cominciare peggio di noi, credo, sarebbe stata cosa impossibile.
Mi feci annunziare al cancelliere, e poco dopo venivo introdotto.
Il cancelliere era un bel giovinetto; aveva una fisonomia distinta ed aristocratica e mi accolse con tutta l'educazione possibile; pure sin da bel principio mi avvidi, che la mia presenza gli riusciva incresciosa più di quella di un creditore, e rimasi convinto che la camicia rossa non era di certo una delle simpatie più sentite di quell'impiegato. Difatti il nuovo governo della Repubblica Francese aveva lasciato al suo posto tutti i vecchi funzionari, i quali in quel bailamme non sapendo a qual Santo votarsi cercavano di restare in bilico, come meglio sapevano, fermi però nella idea di non compromettersi; mettetete anche un po' d'affezzione alla dinastia che aveva loro dato quel posto.... eppoi ditemi se questa trascuraggine del governo repubblicano non ha dicerto influito a che fosse sì scarso il numero degli Italiani, che mossi da un'idea generosa, hanno pugnato e gloriosamente pugnato sui campi di Francia.
--Capisco digià, perché viene.--Mi disse pel primo e facendomi segno di sedere, il cancelliere--Con mio gran rincrescimento: però, sono obbligato di dirle che non possiamo far niente per loro.
--Ma se a Firenze ci hanno inviato qui!....
--A Firenze hanno perduto certamente il cervello.... Le pare, che noi vogliamo suscitare una questione di diritto internazionale....
--Ma anche noi, le ripeto siamo stati spediti direttamente e a colpo, sicuro: di più sappiamo che l'altra sera partirono altri volontarii, mandati da loro, e si ha diritto d'andare anche noi.
--Per me si figuri le manderei subito--Aggiunse l'altro con un sorriso ed io credendo immediatamente a quest'ultimo desiderio di lui che parlava, ma non volendo darmi per vinto, esclamai: Ma è così, che l'Ambasciata Francese di Firenze mantiene le proprie promesse?
--Noi non
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