Da Firenze a Digione | Page 3

Ettore Socci
lunghezza non avea niente da invidiare al celebre di Procuste; cotesta sera ci entrarono in quattro, e non potendo dormire, come è più che naturale, cominciarono a tirarsi spinte e pedate tra loro, facendo un baccano da mettere in sussulto il vicinato: ora uno stivale colpiva negli stinchi qualcuno, provocando certi moccoli da fare arrossire un vetturino; ora si sentiva un'urlaccio, che traeva l'origine da un gentil pizzicotto; ora un guanciale cadeva, a mo' di bomba, sul tavolino, rovesciando il calamaio sul tappeto, che, se non era Turco, non era meno diletto al padrone di casa che ci passava davanti intiere mezz'ore in ammirazione; ed ad accrescere il diavoleto, risate omeriche, grida incomposte, esclamazioni più o meno frizzanti, ma non certamente autorizzate dal Galateo di Monsignor della Casa.
Il più rivoluzionario dei miei amici si avvolse dignitosamente nel lenzuolo, quasichè fosse un peplo; le forme del futuro difensore della Repubblica Francese non erano greche di certo; i suoi stinchi potevano benissimo scambiarsi per fusi, e tutto l'insieme ti dava un'idea esattissima di un Cristo del Cimabue.
--Cantiamo la Marsigliese--Gridò
E tutti, con certe voci da birboni, che non le può immaginare all'infuori di chi l'abbia sentite, cominciarono il celebre inno di Rouget de l'Isle: _Allons, enfants de la patrie,_ con quel che segue.
--Signori per carità--Urlava con voce più delle nostre stuonata, la padrona di casa dall'uscio vicino.
--Questa è una vera porcheria--Di rimando aggiungeva l'inquilino della stanza di contro--Quando si ha la sbornia, la si va a digerire in campagna.
--A chi la dice briaco?--Protestava, offeso nella sua dignità, il Romano dal letto.
--Misuri i termini. Vociavano gli altri.
--Per chi la ci ha preso?
--Bellino lui!... Fa il feroce, perché è dietro la porta.
--Giù la porta.
--Alle barricate!...
--Alle barricate!...
Descrivervi la pioggia di proiettili d'ogni genere che fu scaraventata su quell'uscio, sarebbe cosa impossibile; era un turbine di stivaletti, di libri, di guanciali, di spazzole; il malcapitato se ne andò battendo a più riprese la porta e protestando che andava a far rapporto alla delegazione vicina.
--E ora, saranno soddisfatti!--Esclamò la padrona, sempre dietro le scene.
Per nostra buona fortuna il chiarore bianchiccio dell'alba, si fece vedere tra gli spiragli delle nostre finestre, ed i miei compagni partirono allegri e contenti, dopo averci scambiato la promessa di vedersi tra otto ore in via Grande a Livorno, chè le mie occupazioni esigevano che io mi dovessi trattenere tutta la mattina a Firenze.
Andai per dormire, ma avevo fatto i conti senza l'oste, e questa volta la parte dell'oste doveva esser sostenuta dalla mia vecchia padrona di casa, la quale mi caricò di rimprocci, mi torturò coi suoi omei, mi seccò colle sue geremiate--Noi si cercava di rovinarla, il nostro non era agire da persone educate.--Io presi pretesto da tutte queste lamentazioni, per restituire la chiave, uscii, senza ascoltare scusa veruna, disbrigate in fretta e furia le mie faccenduole mi avviai, diritto come un fuso, alla stazione, ed aspettando il magico fischio che doveva annunziarmi la partenza dalla moribonda capitale del felicissimo regno degli analfabeti, mi rincantucciai in un vagone.
--Era tempo!--Esclamerà il lettore e non avrà tutti i torti.
Ci moviamo: qual felicità! Eppure credevo di dover provare un po' più d'allegrezza: il Cielo era d'un colore plumbeo e, per quanto tu aguzzassi lo sguardo, non giungevi a vedere un solo strappo che ti facesse sperare il sereno: eppoi, non lo so, partendo non si può fare a meno di risentire una certa malinconia.... son troppe le reminiscenze che vengono a assalirti, tutte di un colpo; il minimo nonnulla prende le proporzioni delle cose più grandi; ci si rammenta i più inconcludenti discorsi, si ripensa alle passeggiate gradite, ai geniali convegni, alle conversazioni che eravamo soliti di frequentare; gli stessi dispiaceri che abbiamo provato ci sembrano meno crudeli; e nelle nostre fantasie si affollano invece le gentili esibizioni degli amici, gli affettuosi conforti delle nostre belle, i favori che ti fu dato ricevere, frequentando la società; le vie per le quali eri solito passeggiare le ti sfilano davanti, coi suoi negozi, colle sue gentili passeggiatrici che ti sono divenute familiari, quantunque tu non le abbia mai avvicinate: e davanti ai tuoi occhi che distrattamente si affissano sugli alberi, i quali sembra che friggano indietro impauriti a veder passare la macchina, sfilano ad uno ad uno, quasiché fossero figure di lanterna magica, i volti di tutti coloro che ti conoscono, che tu conosci, o che hai veduto anche soltanto una volta: le occupazioni che poco fa riguardavi come un martirio, ora ti sembrano, care... E quando tornerò?... E se non tornassi più?.... Quante cose saranno cambiate, nel primo caso.... chi mi compiangerà nel secondo?!.. Oh! In questi momenti si comprende l'eroismo di chi per una idea può lasciare una madre!
--Livorno--Grida la guardia.
--Già.... a Livorno--Pensai tra me e me--Ed io che credeva di essermi mosso da pochi minuti! Chi avevo avuto per compagni di viaggio? io non
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