Come le foglie | Page 3

Giuseppe Giacosa
agli occhi, ho visto io, e le ha risposto che i suoi mezzi non gli permettevano di tenerla in casa.
TOMMY.
Sono di quelle cose!
NENNELE.
è una finzione!?
TOMMY.
Cosa vuoi che ti dica! Non bisogna mettere il senso della vita che abbiamo noi, venuti su fra cose delicate, e nella contemplazione della bellezza, con quello di un uomo che per quarant'anni ha sempre lavorato dalla mattina alla sera. I nostri sentimenti hanno l'elevazione delle cose inutili. Noi rappresentiamo una umanità superiore. La realtà non la facciamo nè tu nè io.
NENNELE.
Tu però sei disposto ad accettarne i benefici.
TOMMY.
Prendo quello che trovo.
NENNELE.
Mi faresti desiderare la miseria.
TOMMY.
Sono gusti. Del resto, ti giuro che non so nulla.
NENNELE.
Ebbene, non pensar male.
TOMMY.
Vuoi che non pensi male?--è fatto. Non penso male.
NENNELE.
Non si può parlare sul serio con te. Aiutami a serrare le cinghie.
TOMMY.
Povera Lucia eh? senza salario veniva!
NENNELE.
è la sola a cui oso ancora dare di tu. I domestici mi fanno soggezione vestiti come l'altra gente.
TOMMY.
Oh, a me no. Gaspare m'è entrato in camera stamattina vestito di un tout-de-même, a scacchi, del mio spoglio dell'anno passato.... e colle scarpe gialle. Eppure.... L'hai veduto?
NENNELE.
Non ci ho badato.
TOMMY.
Pareva un gentleman. Sbarbato com'è....
NENNELE.
Non gli manca nulla.
TOMMY.
Certo ha l'aria più distinta di nostro cugino Massimo.... soprannominato il Salvatore.
NENNELE.
Ci vuol poco.
TOMMY.
Pensare che laggiù l'avremo sempre fra i piedi!
NENNELE.
Peggio. Ci avrà lui fra i piedi.
TOMMY.
è così ben calzato! Ti ricordi quegli stivaletti mirobolanti?
NENNELE.
E il gilet? Credeva di far colpo, sai.
TOMMY.
E spregiudicato.
NENNELE.
E risoluto.
TOMMY.
E intraprendente.
NENNELE.
E soddisfatto.
TOMMY.
E vorrà sposarti.
NENNELE.
E lo manderemo a spasso.
TOMMY.
Offrire a suo zio dugento e cinquanta lire il mese di stipendio!
NENNELE.
Io non so capire come il papà abbia accettato.
TOMMY.
Ma ci sarò io là.
NENNELE.
Oh Tommy. Fortuna che ci sei tu. Ero nera nera e mi hai tutta rasserenata.
TOMMY.
Lascia fare, lascia fare!
GASPARE, appare dalla comune vestito di un tout-de-même a scacchi.
NENNELE.
Ecco Gaspare.
TOMMY.
Beato chi lo vede!
GASPARE.
Ero in cortile.
TOMMY, a Nennele.
Guardalo, se non pare un signore.
GASPARE.
Ha ordini a darmi?
TOMMY.
Ma, se non sbaglio, c'era ancora il tub da fare entrare nella mia cesta.
GASPARE.
Vado subito.
TOMMY.
Se vuole avere la compiacenza!
GASPARE, entra in camera di Tommy. Questi lo segue.
NENNELE a Tommy che segue Gaspare.
Tommy. Te la sei cavata coll'aria canzonatoria, ma del tu non glie lo hai dato.
TOMMY.
Temevo che me lo rendesse.
Via.

SCENA QUINTA.
NENNELE, ANDREA, poi la signora LABLANCHE colla piccola, poi GIULIA.
ANDREA.
Signorina. C'è la signora Lablanche.
NENNELE.
La sarta? Cosa vuole?
ANDREA.
Domanda della signora. Ha con sè la piccola con una scatola.
NENNELE.
O Dio! Non le avete detto?
ANDREA.
Ho detto. Ma insiste.
NENNELE.
Guardate se il papà è in camera sua.
ANDREA.
Non c'è. L'ho visto or ora che stava discorrendo col giardiniere. Lo chiamo?
NENNELE.
No no. Dov'è?
ANDREA.
Nella serra.
NENNELE.
Fate passare.
Andrea obbedisce. Entra la signora LABLANCHE. La piccola depone la scatola sopra una sedia presso l'uscio e sta in fondo.
NENNELE ad Andrea.
Avvertite la signora.
Andrea obbedisce, poi via.
LABLANCHE.
Buon giorno, signorina.
NENNELE.
Buon giorno. Mamma verrà subito.
Va in sala da pranzo.
GIULIA viene dalla sua camera in un bellissimo costume da viaggio.
Ci trova di partenza, signora Lablanche.
LABLANCHE.
Me lo ha detto ieri sera la signora Altovini, Mi sono subito affrettata di far terminare il suo vestito. Le mie ragazze hanno lavorato tutta la notte.
GIULIA.
La ringrazio, ma non c'era premura. Stavo anzi scrivendole. Un lutto improvviso....
LABLANCHE.
Oh mi rincresce!
GIULIA.
E volevo pregarla se potesse disporre altrimenti di quel vestito.
LABLANCHE.
Se la signora me lo avesse detto due o tre giorni fa....
GIULIA.
Ha ragione.... m'è passato di mente. Ma rimettendoci al bisogno.... Ora non saprei nemmeno come portarlo via. Non l'aspettavo così presto.
LABLANCHE.
Già, ma siccome più tardi non l'avrei trovata....
GIULIA.
Va bene, va bene. Me lo spedirà allora.
LABLANCHE.
Come comanda.
Alla piccola.
Va pure.
La piccola si avvia lasciando la scatola.
No, riprendi.
La piccola esce colla scatola.
GIULIA.
Le manderò l'indirizzo.
LABLANCHE.
Ci sarebbe ancora quel piccolo conto.
GIULIA.
Me lo mandi insieme al vestito.
LABLANCHE.
Sono mortificata di dover insistere, ma non posso aspettare.
NENNELE esce risoluta dal fondo della sala da pranzo.
GIULIA.
In questo momento....
LABLANCHE.
Non è una gran somma. Mille trecento lire.
GIULIA.
Sul punto della partenza! Sono cose che non si fanno. è un conto di tre mesi alla fine. E non le ho mai fatto perdere un centesimo.
LABLANCHE.
è vero, ma non vorrei cominciare adesso. La signora sa benissimo che non parte per un viaggio di piacere nè per la campagna. Il signor Rosani ha ottenuto un concordato da' suoi creditori. Se ne avessi avuto notizia per tempo, mi sarei fatta viva. Ne fui avvertita ieri sera. Sono commerciante, ho famiglia, devo curare i miei interessi. Se lei crede che mi rivolga a suo marito....
GIULIA.
No, no, no.
LABLANCHE.
Un po' di vergogna è presto passata.
GIULIA.
No no.
S'avvia per la sua stanza, poi si ravvede e va alla porta di Tommy.
Tommy. Si può entrare?
LA VOCE DI TOMMY.
Un momento. Vengo subito.
GIULIA alla Lablanche.
Facciamo mille. Quell'abito se lo tiene.
LABLANCHE.
Mille e cento allora.
GIULIA.
Cento lire di rimessa?
LABLANCHE.
E ci rimetto!
GIULIA.
Le do mille lire. Non un soldo di più.

SCENA SESTA.
TOMMY e dette.
TOMMY entra.
GIULIA lo prende in disparte.
Dammi 500 lire. So che le hai. è un conto che ho dimenticato di consegnare a tuo padre. A dirglielo ora sarebbero lacrime. è un conto di 1000 lire. Io ho le altre 500.
TOMMY.
Non hai di più?
GIULIA.
è
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