Come le foglie | Page 2

Giuseppe Giacosa
moneta a Nennele.
A lei.
NENNELE.
Cos'è? Un marengo?!
TOMMY.
Ti do la mancia. Tienilo. Te lo regalo.
NENNELE.
E tu?
TOMMY.
Eh! eh!
Come a dire che ne ha molti.
NENNELE.
Grazie allora. Vatti a vestire presto.
Tommy s'avvia.
Senti. E poi torna qui che discorriamo un po' tu ed io.
TOMMY.
Ho da fare l'involto degli scialli.
NENNELE.
Porta qui che ti aiuto. Vuoi?
TOMMY.
Ma sì, ma sì.
Rientra in camera. Tornano i facchini scarichi.
NENNELE ai facchini.
Di qua.
Bussa all'uscio di Giulia.
VOCE DI GIULIA.
Chi è?
NENNELE.
Possono entrare quegli uomini a prendere i bauli?
VOCE DI GIULIA.
Avanti, avanti.
I facchini entrano.

SCENA TERZA.
ANDREA e detta.
ANDREA senza livrea. Viene dal fondo della sala da pranzo con un mazzo di chiavi.
Queste sono le chiavi della nostra camera, della cucina e del tinello.
NENNELE.
Avete fatto voi il giro delle camere di servizio? Non c'è più nulla dentro?
ANDREA.
Nulla che appartenga alla servitù. Ho chiuso io tutto quanto.
NENNELE.
Bravo. Le chiavi mettetele lì nella sala da pranzo nella credenza grande. Nel cassetto a destra ce ne troverete dell'altre. C'è scritto sul cartellino?
ANDREA.
Sì, signorina. Ho verificato io. Tutto è in ordine.
NENNELE.
Bravo.
ANDREA.
Mi comanda altro?
NENNELE.
No, andate pure.
I facchini traversano coi bauli.

SCENA QUARTA.
NENNELE e TOMMY.
TOMMY porta in un involto per scialli, un plaid, un soprabito chiaro.
Là.
Getta ogni cosa sul sofà.
Aspetta.
Torna in camera.
NENNELE.
Non troppa roba eh?
TOMMY dalla sua camera.
Quello che occorre.
Rientra in scena con altra roba, fra cui due racchette del Tennis.
Ecco tutto. Che vuoi?
NENNELE.
Nulla. Ho bisogno di stare un momento con una persona che m'intenda. Ecco. Col papà devo mostrarmi allegra. Mammà non è nostra madre! Sono qui da tre ore a dare delle disposizioni che mi sembrano mortuarie. Mi pare di seppellire la nostra casa. E poi! E poi!...
TOMMY.
Come ti lasci abbattere!
NENNELE.
Oh. Abbattere! Ci vuol altro. Rattristare sì. Tanto tanto. Ho lasciato la mia camera per non entrarci mai più. Ho chiuso le finestre, ho sbarrato le imposte così buio che non sapevo più venir via. Ho avuto come un senso di paura nell'uscirne. Mi pareva di vedermi morta sul letto. C'era morta tutta la mia gioventù, il fiore della vita.
TOMMY accende una sigaretta.
Povera Nennele.
NENNELE.
C'entreranno degli altri, sarà d'altri.... i muri, i mobili, le stoffe. Sai cosa ho scritto sul muro nel vano della finestra? Ho scritto: Chiunque tu sia che occuperai questa camera, sii maledetta. Nennele.
TOMMY.
Non si troverà più a vendere la casa adesso!
NENNELE.
Come? Credi?...
Apre il portascialli e lo stende sulla tavola.
TOMMY ridendo.
No, no, no. Vivi tranquilla. Vorrei entrarci io in una camera stregata da te. Povera Ninnì, Nenné, Nennele! Così giovane e tanto vendicativa! Vedi? Non bisogna mettere amore alle cose terrene!
NENNELE.
Oh non mi spaventa mica la povertà, sai.
TOMMY.
Però!
NENNELE.
No, no. Guarda, l'ho già detto al papà.
Piega il soprabito.
Io darò delle lezioni d'inglese. A Ginevra si deve trovare.
TOMMY.
Altro! No, no, no. Le maniche piegate in dentro.
Piega le maniche.
Là. E io darò delle lezioni di Tennis. Su le falde adesso....
NENNELE.
Così?
TOMMY.
Sì. Guai a te se mi gualcisci quel pastrano. è un modello di Londra. E mammà dipingerà all'acquerello il lago ed il Castello di Chillon. Vendita sicura.
NENNELE.
Ha fatto ieri la provvista dei colori.
TOMMY.
Bene spesi!
NENNELE.
è venuto stamattina il negoziante a cercare i quattrini.
TOMMY.
Non aveva pagato?
NENNELE.
No. Ma lui l'ha saputo che si partiva.... lo sanno tutti, ed è piombato qui con un tono! oh!
TOMMY.
E mammà?
NENNELE.
Era chiusa in camera. Ho dovuto parlarle attraverso l'uscio. Ha risposto che avrebbe mandato prima di partire. L'altro strepitava. Ho pagato io ottanta lire.
TOMMY.
Tu?
NENNELE.
E ho dato altre ottanta lire alla guantaia e sessanta al profumiere, tutte provviste fatte di questi giorni. Ora mi restano poche lire, oltre il tuo marengo. Se ne vengono degli altri bisognerà bene mandarli al papà.
TOMMY.
Ma sì. Però hai fatto bene. Il papà dev'essere a corto di quattrini in questo momento.
NENNELE.
S'era tanto raccomandato che gli consegnassimo per tempo tutti i conti, chè non voleva lasciare strascichi.
TOMMY.
Ma sicuro. I piccoli debiti bisogna pagarli.
NENNELE.
Piccoli e grossi.
TOMMY.
S'intende. Voglio dire che i piccoli hanno la voce più stridula.
NENNELE.
è vero. Quella gente mi squadrava con tanta diffidenza! Guardava questi mobili, questo lusso con un'aria così ironica! Non ci credono mica, sai, alla rovina!
TOMMY.
No eh?
NENNELE.
prende in mano l'astuccio delle racchette.
Le racchette porti?
TOMMY.
To'.
NENNELE.
Per farne che?
TOMMY.
Ma non lo sai che Ginevra è un campo delle mie glorie! Sono socio onorario dell'Elvetic Club. Ci ho vinto la gara internazionale del Tennis, due anni fa.
NENNELE.
Altri tempi!
Sta per mettere l'astuccio nell'involto.
TOMMY.
Che c'è di mutato? Siamo meno ricchi. Cosa fai?
NENNELE.
Metto le racchette.
TOMMY.
Fuori vanno. Sotto le cinghie, che si vedano.
NENNELE.
Dunque nemmeno tu non ci credi alla rovina.
TOMMY.
Questione d'intendersi.
NENNELE.
Quel negoziante di colori, diceva che i milioni sono impegolati, che a chi li ha avuti per le mani ne resta sempre attaccato alle dita. E lo diceva per offenderci.
TOMMY.
Che male ci sarebbe?
NENNELE.
Allora questa povertà sarebbe finta. Se non ci fosse male, perchè fingere?
TOMMY.
Insomma tu immagini proprio la miseria nera, la soffitta, il giaciglio e le dame visitatrici in toelette di carità che verranno a portarci la coperta di lana per tutta la famiglia.
NENNELE.
Ieri Lucia ha supplicato il papà che la conducesse con noi..., che ci veniva senza salario. Il papà l'ha ringraziata colle lacrime
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