che bisogn�� mandar via la gente e promettere una ripetizione dello spettacolo per la sera dopo.
I compagni di Cardello, incontrandolo per la via quando il burattinaio lo mandava attorno per qualche commissione, gli domandavano:
--Che fai? Impari l'arte del burattinaio?--
E Cardello si vantava:
--Ora so far muovere i pupi! Sto imparando una parte.--
Si era costrutto da s�� un fischio; anzi ne avea costrutti parecchi, di quelli che servono per la voce nasale di Pulcinella--due pezzetti di canna, con in mezzo una striscia di fettuccia, legati insieme da un po' di refe--e li avea venduti un soldo l'uno. A chi gli domandava:--Cardello dove vai?--egli rispondeva con lo strillo pulcinellesco, quasi come segno del mestiere che intendeva di scegliere.
Poi avea parlato della cerva che sembrava viva, con le corna ramificate alte cos��; l'avrebbe manovrata lui. E avea parlato delle nuvole, degli angeli e dei serafini che portavano su, in cielo, l'anima di Santa Genoeffa. Si girava una manovella, e le nuvole e gli angeli e i serafini e l'anima di Santa Genoeffa montavano lentamente su. Cosa maravigliosa!
Gi�� lui imitava le voci di diversi burattini. Le spacconate di Peppe-Nappa, le birichinate di Peppe-Nino, i discorsi tartagliati di Tartaglia, le bizze di Colombina, le rodomondate di Orlando e di Buovo d'Antona, gli uscivano di bocca cos�� ben eseguiti che sembrava di udire la stessa voce di don Carmelo e di sua moglie. I ragazzi stavano ad ascoltarlo a bocca aperta. Soprattutti, poi, egli rifaceva Pulcinella con le sue poltronerie, coi suoi strilli di paura, con le sue vanterie nei momenti che non si trovava di faccia qualcuno....
Don Carmelo per�� non avea potuto indurre Cardello a fare proprio una parte.
--Quando saremo in un altro paese. Qui mi vergogno.--
Finch�� si trattava di far muovere i pupi, Cardello, nascosto dietro il fondo della scena, non si sentiva intimidire. Ma far la parte, no. Se la gente riconosceva la sua voce, avrebbero cominciato a gridare:--Bravo, Cardello! Viva, Cardello!--E sarebbe finita; non avrebbe pi�� saputo aprir bocca!
Contrariamente a quel ch'egli si aspettava, la nonna non si oppose che andasse via col burattinaio.
--Ve lo raccomando come un figlio! �� un povero orfanello.
--Non dubitate,--le rispose la moglie di don Carmelo:--�� buono, si fa voler bene.
--E se muoio,--soggiunse don Carmelo:--(io non ho parenti) lascio ogni cosa a lui; sani la sua fortuna.--
Cos��, otto giorni dopo, Cardello andava via col burattinaio, seduto sur un cassone accanto alla moglie di quello, in uno dei carretti che portavano la roba. Don Carmelo con la pipa in bocca e un cappellaccio in testa, gli dava la voce dall'altro carretto:
--Stai come un principe, eh?
III.
UNA RECITA STRAORDINARIA.
Era gi�� un anno che Cardello andava di paese in paese col burattinaio, partecipando alla buona e alla cattiva fortuna; giacch�� non sempre gli affari procedevano felicemente. I cartelloni ornati dei pupazzetti di Pulcinella e di Tartaglia, l'andata attorno di Cardello--col camicione, il cappellaccio di feltro grigio e il tamburo su la pancia,--e della moglie di don Carmelo in maglia e veste corta, suonando la tromba--non riuscivano in certi posti a incuriosire la gente, ad affollarla alle rappresentazioni. Le seggiole da cinque soldi rimanevano vuote, o bisognava permettere che vi si sedessero gli straccioni, la marmaglia, come sprezzantemente li qualificava l'Orso peloso, e da cui non era possibile pretendere pi�� di un misero soldo di entrata.
Una volta non sapendo a qual santo votarsi, don Carmelo aveva concepito la bella idea di una serata speciale pei signori, pei galantuomini che, non volendo mescolarsi con la bassa gente nel suo teatrino, vi lasciavano deserte le trenta seggiole da cinque soldi destinate per essi. Era andato a raccomandarsi al Sindaco, agli Assessori, ai Deputati del Casino di convegno.... Se non proteggevano loro un povero artista! E Sindaco, Assessori, Deputati lo avevano colmato di grandi promesse.
Cardello era stato incaricato di ridurre in pezzettini quattro quinterni di carta, e bollarli, mentre don Carmelo, con gli occhiali a cavalcioni sul naso, vi scriveva a grossi caratteri:
GRANDE SERATA TUTTA DA RIDERE
BALLO E CANTO.
--Domani sera dobbiamo farci onore! Vo' farli rimanere a bocca aperta. Che si credono questi signori? Doppia illuminazione. Tu e Cardello, alla porta, col vassoio sul tavolino tra due candelabri. Un bel sorriso e--Grazie.--Le lire e le mezze lire pioveranno abbondanti, e anche qualche fogliolino da cinque lire. Vorrei vedere che il Sindaco e gli Assessori.... E i signori del Casino!.. Sono dugento biglietti!--
Donna Lia e Cardello si guardavano negli occhi. La povera donna era guarita dalle febbri, ma ne portava ancora le tracce sul viso pallido e smunto. Da un pezzo, per��, non pi�� ricolmi piatti di vermicelli col sugo, n�� larghe fette di stufato; e, raro, qualche bicchiere di vino riserbato soltanto a don Carmelo. Il quale per�� non mancava di prendere una sbornia alla taverna, con gli amici che lo invitavano e che ogni sera venivano a godersi gratis lo spettacolo, conducendovi mogli e figliuoli. Almeno
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