Amore bendato | Page 5

Salvatore Farina
tenendo pronto un sorriso di saluto, e sul lettuccio in fondo alla camera un giovane pallido e bruno si era tirato mezzo il corpo fuor delle coltri, portando una mano agli occhi e facendo cenno coll'altra a Bortolo perchè non aprisse tanto le imposte. Bortolo misurò studiosamente un grado di luce che potesse venir tollerato dal suo padrone, e se n'andò in silenzio. Leonardo e l'incognito stettero faccia a faccia.
--A che ora sei venuto a letto?--domandò il visitatore con una voce dolce e carezzevole, pigliando il polso del giovane.
--Saranno state le sei, m'immagino.
--Si capisce; hai il polso agitato, incerto; segno che hai dormito poco e male e che hai passato la notte al solito.
Leonardo sembrava alla tortura, si contorse sul letto, guardò qua e là, e non rispose. L'altro gli toccò il mento coll'indice:
--La lingua.--
Leonardo mise fuori la lingua di mala grazia.
--Temevo peggio,--proseguì a dire il dottore col medesimo accento mellifluo,--hai un organismo che fa miracoli di resistenza, ma finirà col cedere; tu non puoi durarla un pezzo così. Ed ora vediamo gli occhi.--
E senza badare alle smorfie dell'ammalato, il dottore andò ad aprire la finestra e tornò a fare il suo esame:
--Nessun peggioramento,--disse,--ma d'altra parte nessun modo d'impedire lo sviluppo d'un malanno serio, se non muti vita... pensaci....
--Ci penso.
--Senti delle punture?...
--No....
--Hai degli abbagli?
--No....
--Vedi doppio qualche volta?
--No... cioè sì... qualche volta! Insomma mi secchi! Lasciami dunque in pace. Questa mattina sono d'una irritabilità nervosa....
--Comprendo, i soliti guai con tua moglie.
--Sì... cioè no... non i soliti, ma peggio dei soliti... anzi bisognerà che ci pensi sul serio, e ti assicuro che faccio una fatica, una fatica... sono malato, dovrebbe risparmiarmi... nossignore!
--Che dice tua moglie?
--Agenore mio, ha una testa bizzarra!... dice che non vuol più star meco; ha comperato un codice e voleva che lo studiassimo insieme per imparare come ha disposto la legge quando due non possono andare d'accordo! Ma io ci vado, ci sono sempre andato, ci andrò sempre d'accordo purchè mi lasci fare a modo mio....--
Il dottore Agenore abbozzò un sorriso malizioso.
--Sta zitto, proseguì Leonardo coll'accento d'un fanciullo viziato, so quello che vorresti dire, che tutti i cattivi mariti non parlano diversamente... ma ti pare che io sia un cattivo marito? Che cosa faccio a mia moglie? Nulla.--
L'amico dottore si rizzò sulla punta dei piedi, e si lasciò ricadere sui calcagni, ripetendo come un eco: --Nulla!--
Fatto un grandissimo sforzo sopra di sè per contenersi, Leonardo scivolò sotto le lenzuola, tirandosele fino sotto il naso. Quell'atto di supremo accasciamento fe' balenare un altro sorrisetto sulla faccia del dottore, il quale ripetè ancora una volta: ?Nulla!?
--Nulla,--ripigliò Leonardo con una convinzione profonda,--assolutamente nulla; in questi giorni sono stato costretto a fare una specie di esame di coscienza; ebbene, ti giuro che sono un marito immacolato. Non ho intrighi, tu lo sai, non faccio la corte a nessuna donna; colle ballerine mi piace solo cenare, perchè in generale sono creature allegre e d'una ignoranza e d'un appetito che mettono di buon umore; non giuoco, non mi ubbriaco, non faccio debiti. Se mi guardo d'attorno, vedo il conte A... che mantiene una corista, il signor B... che si fa mantenere da un vecchio soprano di cartello, il barone C... che passa i giorni e le notti alla bisca e corre di galoppo verso la rovina, eccetera; tu li conosci, costoro ed altri, al par di me, e sai che hanno tutti moglie e figliuoli... eccoli i cattivi mariti! eccoli! ho anch'io il senso critico dell'uomo virtuoso.--
Leonardo tacque; e vedendo che il dottore Agenore faceva di sì col capo, tirò un lungo sospiro, si voltò sul fianco e proseguì con voce compassionevole:
--Sono proprio disgraziato, piglio moglie credendo di fare un'azione meritoria, di assicurarmi la mia porzione di paradiso, e invece mi tiro un inferno addosso. Tu sai come è andata. Ernesta mi piaceva ed io piaceva ad Ernesta; sola lei, solo io; essa non aveva una casa, ed io ne aveva una, in cui non stavo mai... Ci sposiamo? Sposiamoci. E fu fatto. ?Mobiglierà la casa di suo genio, dicevo, perchè sarà lei che dovrà starci, io mi reputerò felice di vedermi venire incontro un visino ridente e mi sentirò meglio equilibrato nel mondo.? Sissignore che facevo i conti senza quella testolina bizzarra; figurati, vorrebbe che non mettessi il piede al Circolo, nè al Caffè, che non riconoscessi più i miei amici da scapolo, che avessi paura dei gonnellini delle ballerine, che andassi in teatro solo per accompagnarvi lei, che la conducessi a spasso e nelle buone famiglie e che stessimo a sbadigliare a quattrocchi tutto il giorno quanto è lungo... e tu sai quanto è lungo! Mi provai a persuaderla e sulle prime sperai di ricavarne qualche frutto.... ?Disgraziata! non sai che è la tomba del nostro amore che tu vuoi scavare con queste male abitudini? Lasciami fare a modo mio, e non mi
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