loro uso comporta, e questa avrebbe potuto servire di ultima coltre per messere l'infeudante. Pure qualcosa di gagliardo, si vide: il guanto cadde sfidatore sulle gambe di Adalberto: questi si drizzò come una biscia, l'araldo suonò dalla porta nel cortile. Allora i cavalieri non badarono all'altare, e si urtarono verso quello per toglierne le due armi già presentate all'omaggio: gli scudieri si rimescolarono urlando. Si sarebbe potuto fare, ma non si fece, perchè autorevolmente messer Ugo gridò:--Il segno è dato da noi: ma l'araldo avvertì di chiuder il portone e di chiamare le azze mercenarie!--E Gisalberto e Ildebrandino affermarono:--Qui ne vieta di colpire l'onore della cavalleria!--e uscirono tutti, frettolosi e tumultuanti, cercando scampo...
E, colle due armi e col pugnale d'Ugo, l'ebbero.
CAPITOLO III.
Oldrado di Lanciasalda è conte sconosciuto nelle istorie. Solo qualche poeta solitario, il quale si abbia posto tra mano il bordone e in testa il cappellaccio da pellegrino, e su per la valle di Po siasi arrampicato ad un mestissimo santuario dell'alpi, può aver letto quell'unico nome Oldradus, su un avello di granito: solo i bimbi del sagrestano, innanzi a quella chiesetta, s'inginocchiano vicino al luogo della requie... fra le poche ruine di un castello! Il poeta nell'impeto della fantasìa avrà interrogato quello squallore, avrà evocato la vita, e la polvere giacente inerte si sarà levata a potentissimo corpo, e l'anima sarà scesa in quello, come vento d'uragano!... Oh recate l'armatura, portate la lancia! Venite, vassalli, e inchinatevi all'omaggio, siate corteo alle mense giulive, fate ala per le uscite fragorosissime alla caccia! Arrendetevi, o nemici: le vostre bandiere serviranno di gualdrappe ai ronzini, i vostri nomi suoneranno infimi tra quelli de' servi... Che?... Porgete il salterio e cantatemi, o paggi, l'amore del cavaliero!... Era bella? Era fastosa? Era tripudiante nella vita delle castella?... Silenzio... I puttini del sacrestano s'inginocchiano davanti quell'avello. Perchè ancora il mesto e pietoso pensiero?... O bimbi, perchè il suolo è erboso lì davanti, perchè l'attenzione al vostro giuochetto infantile vuole che stiate sui ginocchi a spiare se la pietruzza, che uno di voi getta in alto, cade nelle manine o cade sul terreno... Forse a te, fanciulla, a te, maschietto, a voi che apprendeste l'alfabeto sul grembo della mamma, forse in quei giorni d'autunno in cui la scuola del paese è chiusa, e voi tutto il dì su vi state all'ozio, forse capitò sott'occhio quell'Oldradus, e voi raccoglieste a stizza ed a cattivo augurio, perchè vi rammentò una lettera dimenticata del libricciuolo, e un inverno che verrà, e una bacchetta minacciante, sempre a stizza ed a cattivo augurio!...
Oldrado fu cavaliero a sperone d'oro. Io non so quando nascesse, nè come crescesse. Me lo presento al suo castello, appoggiato ad una colonna nella stalla dei cavalli, rivolto ad Ugo, il quale fa porre la sella d'arme al suo puledro membruto.
--Tu sai quanto abbisogna ad un conte.
--Messere sì. Conoscere la propria lancia, conoscere il cavallo, non conoscere una cosa sola, la paura.
--Ad un cavaliero per farsi con onore porre la propria spada accanto, quando venga calato nella buca dei maggiori?
--Avere molti nemici, come diceste voi.
--Basta?
--Averli vinti, come voglio fare io.
--Ricordati che sei di messere Oldrado!--e il padre si strinse con amore guerriero il giovane, ed io affermo che vi ponesse la istessa forza e la istessa intenzione, che usava, serrandosi al suo cavallo, per inseguire un nemico.
Ugo moveva ad un armeggiamento ad armi cortesi, per il che il padre lo domandò con scienza sperimentata:--Sai come si chiama il rischio a cui tu corri?
--Giuoco.
--Si chiama giuoco, perchè, per quanto tu faccia, non potrai mai forare da banda a banda il tuo avversario. Conosci la tua lancia?
--O messer sì. L'asta è fatta col legno folto sulle nostre rupi, e il ferro si chiama _da passafuora_: quella è tre volte di lunghezza la persona, per attestare che tre virtù sono necessarie a chi la maneggia, fortezza nel pensare, fortezza nel fare, perseveranza sempre: quello è assicurato da quattro chiovi, per dichiarare che quattro sono i nemici da vincere, quelli dell'onore, quelli del nome, quelli del potere, quelli della religione.
--Conosci il tuo cavallo?
--Meglio che se fosse mio fratello: è baio sanguigno, balzano della staffa, sulla testa segnato di cometa.
--Conosci la paura?
--Voi pure non me la dipingeste, conte, ed io dico che ho troppo bene appreso alla scuola vostra.
Ugo, afferrata la criniera dell'animale, stava per saltare in arcioni, se non che Oldrado:--Sei pure impaziente! Non vedi che tu, uscendo a cavallo di qui, ti romperesti la fronte nell'arco della porta? Chi t'ha insegnato a metterti in sella come un indiavolato?
Il giovane superbissimo di questo rimproccio che tornava a tanta sua esaltazione, ripose il piede in terra, si fece portare la sua maglia e il piastrone del petto, indossò l'una, si affibbiò l'altro, cinse la spada che era appiccata alla colonna, e, come si provò saldo, disse:--Avete ragione, padre, messer Adalberto non ci
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