nome santo dell'arte a questo proposito e il criterio non corrotto del pubblico italiano condanner�� senza dubbio e senz'appello queste stolte sconcezze all'obbrobrio ed all'oblio che meritano.
Mi duole di dover parlare cos�� acerbamente, ma era, lo sento, mio stretto dovere.
Pi�� avanti la poetessa (chiamiamola cos��, poich�� lo vuole) lascia lo sterquilinio in che si compiaceva e si innalza, per quanto glielo permettono le deboli penne, ad una forma un po' pi�� elevata. C'�� per esempio un ?Inno a Venere? che, se nel concetto �� della pi�� abietta pornografia, nella esecuzione si pu�� dire pi�� conforme ai canoni della lirica; ed io, appunto per quel che ho detto di sopra, non lo disapprovo affatto. Qui si potr�� parlare d'arte, ma nella prima parte del volumetto, no, mai. Tutt'al pi�� ci potremmo rifugiare nella caricatura, nella rimeria giocosa, negli scherzi pi�� o meno piacevoli, ma il giudizio, anche il pi�� indulgente, sar�� sempre di riprovazione. La stupidit�� pu�� muoverci alla compassione, ma l'affettazione, la caricatura della stupidit��, specie se oscena, potr�� muoverci al riso per un momento, ma non mai all'applauso sincero.
N�� vale sfoderare illustri esempi. Ma chi oserebbe parlare del Berni, del Burchiello od anche dei poeti maccheronici o fidenziani a questo proposito? Certo, in quei capitoli e in quei sonetti c'�� il doppio senso, l'allusione mal velata, la forma volutamente pedestre: ma il punto di partenza �� proprio diametralmente opposto a quello da cui parte la nostra poetessa. Il Folengo, per esempio, par che voglia rifare (almeno nella Zanitonella), il contadino che si sforza di parlare come il cittadino, l'idiota che si sforza di parlar colto. Qui invece �� la persona colta che si sforza di parere abietta. L�� c'�� uno che vuoi uscire, come il Vallera della Nencia, dal dialetto e dalla rusticit�� e cerca il comico nel tentativo di elevarsi alla dignit�� dell'arte; qui, al contrario, abbiamo la ricerca del comico intervertita, la rappresentazione di una persona colta che, per far ridere, si abbassa e si infanga in tutti i letamai che trova per via. L�� c'�� una caricatura del tentativo di salire, qui del discendere. L�� c'�� il pagliaccio che esce dal circo e s'ingegna di far intendere che, uomo anch'egli, soffre ed ama; qui abbiamo invece la persona per bene (almeno lo spero!) che s'incanaglia e si fa pagliaccio per far ridere colle smorfie e le contorsioni del viso infarinato. �� perci�� che male si potrebbero addurre gli esempi come scusa, perch�� gli esempi non calzano.
Si pu�� essere di manica larga, vantarsi spregiudicati e sorrider di tutto; ma in fondo al cuore resta pur sempre qualche cosa che si rivolta al puzzo ed alla lordura. La ripugnanza pel laido �� istintiva e si vede mal volentieri un'artista, o una che si crede tale, far getto cos�� sconciamente della propria dignit��. Avete visto in qualche ?caff�� concerto? di ultima classe certe matrone appassite e verniciate cantar colle gambe e gesticolare colle natiche? Ne inorridite ancora? Ebbene, questa della signorina Sbolenfi �� letteratura da ?caff�� concerto.?!
Dunque, riprovazione piena, intera ed assoluta.
? * *
Ed ora che ho detto per lungo e per largo il parer mio, bisogner�� pur cercare in questo scellerato libercolo, non dir�� qualche cosa degna di lode, che non ce n'��, ma un pretesto per invocare le circostanze attenuanti. Una prefazione che fosse una stroncatura da capo a fondo sarebbe una mostruosit��. Proviamoci.
Si potrebbe dire intanto che l'autrice ha fatto bene ordinando queste cose sue in modo che crescano sempre di seriet�� (!) e di correzione. Parte dalla insanit�� cercando di salire alla lirica e in questo successivo progresso �� il filo che lega il volume. Bisogna ricordare che si tratta di una pettegola semi letterata che va raffinandosi a poco a poco. Questo almeno pare che sia il concetto generale e, anche nei volumi di liriche, credo lodevole un legame che costringa le parti diverse. Sia un mazzo di fiori, sia un fascio di stecchi, un vincolo ci deve essere, se no, invece di un mazzo o di un fascio, avremo un mucchio incoerente di spazzatura. M'�� sempre piaciuto, anche nelle raccolte di versi, un romanzo che spieghi tutto. Il Canzoniere del Petrarca (se non �� peccato mortale ricordarlo qui ed a questo proposito) non �� egli dunque un romanzo d'amore? Un concetto unico circola per le diverse parti, come il sangue nelle membra e vivifica l'opera nella mente del lettore. Un libro deve essere un organismo.
Ed anche non �� da passare senza almeno un segno di benevolo consentimento sul tentativo di poesia patriottica ed un po' socialista, che fa capolino in fondo al volumetto. In questi nostri bellissimi tempi pareva che il patriottismo consistesse tutto nel prendere la roba altrui. Di qui i disastri eritrei, di qui l'epizoozia dei commendatori, la quistione morale e i sospetti, confortati da troppe probabilit��, sulla corruttela, la venalit��, la
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