Poesie inedite vol. II | Page 4

Silvio Pellico
pareti una celeste?Musica d'inni e corde, e a quelle sedi?Egli tragge, vi giugne, e appena dice:??Son trovador?, si schiudono le cinte?Dell'amplissima sala, ove al fulgore?Di faci innumerevoli e di gemme,?Alla guisa d'un Dio, da inebbr?ante?Pompa sedea b?ato il re de' regi.?Cinquanta arpe sonavano, ed eletti?Trovadori ed elette trovadrici,?Bellissime di forma e verecondia,?Coralmente cantavano salute.?Al formidato e caro sir. Fra quelle?Vergini illustri, chi s'affaccia al guardo?Maravigliato d'Aldigero? �� dessa!?L'inimitabil Rafaella! Alcuna?Ei dianzi speme non nutr��a che addotta?Ivi da' consanguinei ella venisse,?Inenarrabil giubilo s'indonna?Dell'amante garzon; ma il foco ei cela,?E mira, e p��nsa, e ascolta, e pi�� di prima?Vago di carmi ha il fervido intelletto.?Qual di lui fassi l'esultanza, quando?Onorevol romor da tutte parti?S'alza di gente che il ravvisa e dice:?--Non �� quegli Aldiger? Certo, �� Aldigero!?Il famoso Aldiger!--Lo stesso Ottone?Ode il pronto susurro, e poich�� tanta?Dell'estro d'Aldigero �� qui la fama,?Vuole che un'arpa a lui si porga e canti.?Penetrato era intanto ivi Romeo,?E testimon d'onor s�� grande al figlio,?Di tenerezza lagrim��: tremava?Nondimeno il canuto, a cui pi�� noto?Era che al figlio suo, quanta abbisogni?Innanzi ai re prudenza; egli tremava,?Conscio dell'arditissimo des��o?Di verit�� che in Aldiger fervea.?Ed infatti Aldiger, poste le dita?Sull'auree corde, e dolcemente svolta?Ossequ?osa melod��a, la sacra?Maest�� benedisse, indi i sublimi?Doveri commendando de' regnanti,?Os�� mischiar con reverenti encomii?Sentenze tai, ch'eran flagello al core?Di taluni fra i grandi, e l'infiammato?Inno rivolse a pingere l'uom giusto,?Che i maligni allontanano dal trono?Con atroci calunnie. E la pittura?Dell'improvvido vate apertamente?D'Ugonel presentava e le sembianze,?E le virt��, ed il carcere. In suo cieco?Zelo pel vero il trovador pregava?D'Augusto la giustizia a diffidenza?Contro orribili accuse, e predicea?Indi a lui gloria, ed agl'iniqui infamia.
Otton s'alz�� sdegnato, e mise un cenno,?E l'inno s'interruppe, e dalle mani?D'uno scudier tolta al cantor fu l'arpa;?E la popolosissima assemblea?Alz�� lungo susurro, in cui sommesso?Plauso verso Aldiger mostravan molti,?Ma plauso da rispetto e da paura?Alternamente soffocato. I cuori?Pi�� ad Ugonello e ad Aldiger propensi?Nuocer temeano maggiormente ad ambi,?Se quel plauso sciogliean.
Qui l'assennato?Imperador volle calmare il moto?Di quella moltitudine di menti,?Mostrando alma pacifica, e di novo?Sovra il trono s'assise, e chiese il canto?Delle arpatrici. Ognuno imit�� il sire,?Dissimulando la imprudente scossa?Data ai pensieri dal gagliardo vate,?E dolcissima scese sugli spirti?Delle virginee voci insiem sonanti?La musica celeste. Ognun per altro,?Bench�� temprato a palpiti pi�� miti,?Volgendo la pupilla in sul monarca,?Contristar si sent��a; ch�� nell'augusta?Faccia, atteggiata indarno alla qu?ete,?Balenava recondito corruccio,?E l'occhio suo fulmineo esser parea?D'imminente rigor nuncio tremendo.?I pi�� avveduti spettatori scritta?La morte vi scorgean del pro' Ugonello.?Ad Aldiger s'approssim�� Romeo,?E--Che festi? gli disse sotto voce;?Che fia di te? Finta indulgenza �� questa,?Che te impunito breve tempo lascia:?Libero uscirai tu di questa cinta??E se pur libero esci, ove allo sdegno?Ti sottrarrai del rege? Oh potess'io?Trarti di qui!
Pietosa a lor d'intorno?Volea la folla schiudersi allo scampo?Del perigliante vate.--Uso alla fuga?Non son, disse Aldiger; se trav?ommi?Nell'impeto dell'estro il buon des��o,?Tal non �� colpa che celarmi io debba,?E molta ho f�� nel retto cor del sire.?Sebbene irremovibil dal suo loco,?Pur mesto era Aldiger, tardi mirando?Assai sciagure sovrastanti, e prima?L'accelerato d'Ugonel supplizio,?E rimordeagli cosc?enza.--Io reo,?Secretamente a s�� dicea, d'audace?Orgoglio fui; me ne punisce Iddio!?Dopo il virgineo insiem sonante accordo,?Palma Ottone degn�� batter con palma,?E sorridendo gi�� sorgea, bramoso?Di portar lunge da cotanti sguardi?Alfin l'arcana impaz?enza. Il passo?Rafaella avanz��, novo tintinno?Assumendo sull'arpa, ed il cortese?Imperador si riferm�� nel seggio,?Brevi credendo reverenti augurii?Dalla ispirata udir vergine illustre.?Rafaella tremanti avea le bianche?Mani sovra le corde, e usc��a tremante?Dal dolce petto il modulato suono,?E le guance arross��ano e di pallore?Si ricopr��ano, e il grande occhio fulgente?Errava intimidito, e s'atterriva?Del re incontrando il formidato sguardo.?Quel gentil trepidar della fanciulla?Di tutte grazie adorna, intener��a,?E maggiormente a lei tutti amicava.?Oh! prepotenza de' s?avi incanti?Che la donna somigliano al bambino,?E pur la spargon di virt�� nascosa?Che ratta vince ogni viril fortezza!?Oh! come l'uom, quell'apparente infanzia?Mirando in viso della donna, e in tutti?I morbidissimi atti di quell'ente,?Gli s'avvicina con fiducia, e ardisce?Dirsi maggiore,--ed a quell'ente quindi?Che s�� debol parea, tributi solve?Di reverenza, e a s�� maggior lo estima!?Per quel poter che nelle forme regna?E nella voce della donna, e astringe,?Le feroci, virili alme ad ossequio,?Dato alla donna �� svolger ne' suoi detti?Mirabili ardimenti; ed ardimenti?Non sembran quasi, ma sospiri e preghi.?Chi rivelato avea tal maestr��a?Alla vergin de' cantici? Addolcisce?A sua voglia e fortifica. Ispirava?Piet�� col suo tremor; poi quella voce?Dianzi timida tanto, e quell'aspetto?Sembran di cherubin conscio a s�� stesso?Di grazia e d'autorevole potenza?Irresistibil. Ne stupisce Ottone,?Ma non puote adirarsene, e diletto?Anzi ne prova sommo. E Rafaella?Seppe scansar ne' generosi carmi?Quel periglioso, indefinibil punto?Di baldanza per ottimi consigli,?Che irritar puote qual pungente biasmo;?E non pertanto ella assai disse a laude?Della giustizia ne' regnanti, e disse?Necessarii gl'indugi, ove affrettata?Da esortatori fremebondi venga?Di talun la caduta. Ogni pensiero?Della bella arpatrice era incalzante?A virt��, ma siccome i detti blandi?Di madre, che a virt�� sprona e accarezza?L'indociletto garzoncello, o come?I detti d'una figlia a pi�� del padre.?Quell'umilt��, quella dolcissim'arte,?Que' prorotti dal cor
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