No, no.... era impossibile.... era impossibile.... era troppo.
Il padre, cogli sguardi, col gesto, gli faceva animo; ma egli non guardava suo padre e respirava a stento.
--Orsù, disse il Principe impazientito--hai capito di parlare? vuoi farmi star qui tutta la mattina?
Drollino non aveva certo una così perversa intenzione; si sforzava, poveretto, a parlare; ma la parola strozzata dall'inquietudine, gli moriva in gola.
--Papà--disse timida, ma pronta, la bambina, tirando la manica della giacchetta indossata dal padre--vuoi che te lo dica io... cosa desidera Drollino?
Il Principe si mise a ridere.
--Tu?... ma cosa vuoi sapere tu, pettegolina che sei?
Essa non si offese. Insistette, armeggiando in siffatto modo colle manine che il Principe dovette chinarsi e ascoltare le sue sommesse parole.
--Vuole la puledrina di Rowena, quella che era appena nata quando successe la storia....
--Oh!--rispose forte il Principe, alzandosi e squadrando Drollino con un fare canzonatorio...--Vuole la puledrina di Rowena, eh! questo monello!
Drollino tremava come una foglia. Ecco che l'avevan tradito! E ora.... lo caccerebbero di casa, naturalmente, per punirlo di aver osato tanto.
Ma il Principe non parlò di scacciarlo. Trovava quell'ambizione un po' audace, ma giusta. Non si adirò per nulla, e, dopo essersi divertito un momento delle visibili angoscie del ragazzo, le troncò d'improvviso, dicendo che avrebbe dati lui stesso gli ordini necessari perchè la puledrina gli fosse consegnata.
--Ma--soggiunse--ci hai pensato bene? Non vorrei poi che nelle tue mani quella povera bestia....
Non finì; s'avvide che ogni raccomandazione era superflua. La faccia di Drollino sfolgorava. Egli non seppe ringraziare nè il padrone, nè la Milla; ma da questa a quello scoccò rapidamente uno sguardo impetuoso, esaltato. Volle bensì parlare, ma proprio non gli venne fatto. E il Principe rimase contento, e disse a Milla ch'era una cara pettegolina, e che, giacchè sapeva indovinar così bene, più tardi sarebbe riuscita a condurre suo marito pel naso.
La Milla non capiva bene la profondità di questa frase, ma non ardì chiedere altro. Rimase contenta anch'essa, benchè le toccasse d'avvedersi, fra non molto, di non averci punto guadagnato personalmente, colla sua intercessione fortunata. Drollino, dacchè aveva la puledra, trascurava Milla indegnamente, era sempre in scuderia, e non scappava più a giocare sul viale, all'ombra degli ipocastani.
--Che bestia!--disse, la sera dopo, un vecchio stalliere ad un camerata.--Chiedere una puledra, mentre avrebbe potuto farsi una sorte! Ma già, è sempre stato un disperato colui! E ora, cosa fa?
--Oh!--rispose l'altro, mutando quartiere alla sua cicca--è in scuderia, da ier sera. Non è uscito neppur pel desinare, e seguita a ripetere: ?è mia, è mia!?
--Dovrebbe chiamarla Mia!--disse burlando lo stalliere.--Domani glielo dico.
--Perchè no?--rispose fieramente Drollino, quando udì quella proposta, fatta in tono di scherno.--è mia! sapete?
--è matto,--dissero ridendo i mozzi e gli stallieri.--Ma la puledrina aveva un nome ormai.
E, prima per chiasso, poi sul serio, venne chiamata così.
La neve cominciò presto quell'anno, e Astianello prese un'aria malinconica, nella campagna, fatta brulla dal verno. Le caccie eran finite, le brigate disperse; i cavalli dovevano esser ferrati a ghiaccio, il casone non era guari riparato dal freddo, e il Principe si annoiava.
Ma, benchè si annoiasse seriamente, non gli passò neppur pel capo di prender moglie. Bensì gli venne in mente d'andare a passar l'inverno a Parigi.
D'altra parte, era ormai tempo di mettere la Milla in collegio. E il collegio c'era, bell'e pronto. Un austero convento, celebre come educandato, e dove delle monache aristocratiche insegnavano un monte di belle cose a una falange non meno aristocratica di signorine. Il convento era a Torino, e quella santa regina di Maria Adelaide, quand'era viva, ci andava di frequente. La superiora era una cugina in secondo grado del Principe. Milla non poteva esser meglio raccomandata, nè completare, sotto auspici più favorevoli, l'educazione iniziata dalla povera Miss Spring. Affrettiamoci a dire che Miss Spring aveva in vista, per consolarsi del dolore di quella separazione, l'immediato avvicinarsi d'una: sacra alleanza con un coraggioso, ma non estetico, ministro della chiesa anglicana. L'intrepido brittanno, a 65 anni, sposava Miss Spring. Ma la Milla, che non era provveduta di siffatte prospettive consolanti, non si poteva dar pace di dover lasciare il padre, Astianello e il suo amore irlandese. Di tutto le rincresceva, persino di Drollino. Era proprio sconsolata, quando ci pensava. E ci pensava spesso... così bambina com'era....
E in paese, che dispiacere per tutti... I padroni andavano via... davvero?... Il Principe sarebbe tornato a primavera, ma la bimba no; andava in un convento lontano, e non sarebbe tornata che dopo varii anni. La fattora lagrimava, la giardiniera anche lei, la guardarobiera aveva gli occhi rossi... tutti dicevano: ?Va via la nostra signorina,? con un'aria triste, sinceramente triste....
Bisognava vedere quanta gente s'era riunita in corte, sotto il portico, appiè dello scalone, la mattina della partenza, mentre in scuderia si rivestivano dei finimenti i cavalli che stavan per essere attaccati al landau. E la piccina, avvolta nel suo mantellone foderato di pelliccia, col visino mezzo smarrito
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