Manfredo Palavicino o I Francesi e gli Sforzeschi | Page 9

Giuseppe Rovani
su lei e:--A che pensi? le disse.
--Penso a voi, mio signore, ed a me stessa, rispose la giovinetta; penso che non sar�� mai ch'io mi disgiunga da voi oggi; penso ch'io vi seguir�� dovunque sarete per andare, o signore.
--Taci, Gliceria, e non turbarmi l'anima con preghiere che non mi �� concesso d'esaudire; finch�� rimarr�� in castello, a nessuna di voi pi�� non si conviene lo stare con me... l'ho detto, e non pu�� essere altrimenti.
La giovinetta, a tali accenti, chin�� il capo e stette per qualche tempo senza parlare... ma poco dopo rialzando lentamente la testa e volgendo un mestissimo sguardo intorno:
--Addio dunque, sclam�� con accento particolare pieno d'entusiasmo insieme e di dolore profondo, addio, stanza gradita: noi ti abbiamo a lasciare, il cuore mi dice, per sempre... noi non ci troveremo pi�� qui... il mio signore non mi vuol pi�� con s��, il mio signore mi ha rifiutato, i momenti della nostra gioia sono finiti....
Queste parole, come un soffio di vento gelato, che gli rasciugassero il calido madore della fronte, a poco a poco fermarono l'ebbra vertigine ch'era nella mente del duca; a produrre codesto effetto per�� avea concorso un'altra causa, senza cui le parole stesse sarebber cadute inavvertite.
�� una legge fisica costante, che le bevande, dopo aver generato in chi ne abusa una vivezza, un'alacrit�� straordinaria di spiriti, producono poi una tale prostrazione di forze, un abbattimento cos�� completo, che l'esistenza, di cui poco prima si avevano le pi�� dolci sensazioni, ci si fa un tratto pesante, odiosa, insopportabile.
E un tale fenomeno, in quel momento, cominciava appunto a prodursi nel giovane duca. Il forte liquore tanto abusato, dopo averlo esaltato al massimo dell'alacrit��, cominciava a lasciar in lui come un deposito di amarezza, una melanconia tetra ed inesplicabile, un malessere in tutta la persona che gli vestiva di tristezza tutte le cose che gli stavano intorno.
Se non che in una tale occasione, quel repentino malessere venne accresciuto dalle altre cagioni, le quali ancor pi�� fieramente influirono per essere le stesse sue forze fisiche gi�� tanto infiacchite.
Le parole della fanciulla, l'oscurit�� successa alla splendida luce del d��, che lo avvisavano ch'era vicina l'ora di ritirarsi in castello e di abbandonare le delizie del palazzo ducale, l'intricata condizione delle cose sue, l'incertezza degli eventi, i pericoli inevitabili... tutte queste cose lo assalirono allora di tanta forza, che assapor�� tutto quell'amaro che pur troppo esubera nell'umana vita.
E ad accrescerlo dopo alcuni istanti s'ud�� lo squillo di una campana, squillo atteso da lui con tremore e sgomento. Era quello il segno con cui veniva chiamato il duca a recarsi nella gran sala di palazzo dove tutto il suo seguito stava raccolto per ritirarsi con lui in castello. Essendo assolutamente vietato di recarsi in quella sua sala, quand'egli si trovava colle sue donne, con quel segnale veniva chiamato ogni qual volta fosse bisogno della sua presenza. E a quello infatti il duca si alz��.... Era diventato pi�� pallido la met�� del solito.... Il tremito dei nervi che il liquore medesimo aveva prodotto in lui, in quel momento gli si accrebbe tanto, che parve non gli bastassero le forze di reggersi in piedi, ma a sostenerlo gli si serrarono intorno le sue fanciulle con abbracciamenti e con lagrime.... La commozione in lui, forse per un certo presentimento che l'avvisava che non sarebbe tornato mai pi�� in quel luogo, era giunta al massimo punto, e non udendosi nella sala altro che i pianti di quelle fanciulle, ai quali s'intrecciavano i singulti delle palombelle che svolazzavano sulle palme e sugli aceri, anch'esso fu assalito da un angore insopportabile e da un empito di singhiozzi che finalmente scoppi��; e come se fosse un fanciullo diede in lagrime dirottissime e pianse lungamente....
Davvero che quella vista era indegna, quella mollezza eccessiva, que' propositi, que' pianti vituperosi... tuttavia, allorquando un uomo �� infelice ed �� alle prese col massimo affanno, egli �� sempre degno di piet�� e non ci pu�� essere ragione che la vieti, neppure la colpa, se fosse concesso il dirlo....
Stato cos�� qualche tempo, si stacc�� finalmente dalle sue donne ed usc��.
In un'altra sala del palazzo ducale stavano intanto ad attenderlo coloro che lo avevano ad accompagnare in castello. Tra una folla di paggi, di camarlinghi e di labarde svizzere, passeggiavano molti distinti personaggi. Un uomo di forse quarant'anni, di statura e corporatura mediocri attendeva a discorrere col duca di Bari, fratello di Massimiliano....
Era colui il celebre Gerolamo Morone, il quale avendo deposta su d'una tavola la sua berretta di velluto nero riccio, mostrava una cappellatura bionda-rossigna, un po' crespa che gli scendeva oltre l'orecchio. L'ossatura del viso era notabilmente minuta, e solo la fronte appariva alta ed ampia pi�� di quanto il comportasse una giusta proporzione. Le pupille di un castagno assai chiaro giravano con gran rapidit�� sotto le palpebre, che abitualmente teneva semichiuse quasi a rendere
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