quattro, poichè il marito anche è
stato suo amante, poichè ella è ritornata a lui tre volte tutti e quattro
sono stati presi ed abbandonati, così, per capriccio caldo che parea
passione, sono stati lasciati per fastidio improvviso; e niuno l'ha
dimenticata, mai, neppure il marito, tutti hanno desiderato il suo amore,
ardentemente, dopo l'abbandono. La sua perversione ha seduzioni
latenti, prima, poi palesi, poi sfrontate: e infine, ella rimane nel sangue
di coloro che l'hanno amata, come una infermità corrompitrice.
Nell'egual modo come una donna leale, nobile e generosa ha bisogno di
vivere continuatamente nell'esercizio di queste virtù, e di questi puri
elementi nutrisce con compiacenza l'anima sua, così Luisa Cima chiede,
per esser felice, di poter compire gli atti capricciosi e crudeli che le
ispirano i suoi istinti di perfidia e di perversione. Ella non sa nè amare
nè vivere che così: obbedendo alla mobilità del suo temperamento,
vincendo un uomo ogni volta che le piace di vincerlo, inebbriandolo di
amore e di dolore, abbandonandolo solo, fiacco, perduto, quando
quest'uomo non le piace più, tradendolo immancabilmente, colmandolo
di quante amarezze una vera perfidia possa versare nel cuore di amante,
non solo tradendolo, ma avvelenandolo, non solo tradendolo, ma
ridendo di lui, altrove, con altri, togliendoli, così, l'ultimo dovere e la
ultima illusione. Pure, questa natura muliebre ha grandi scoppii di
sincerità: la verità brutale le piace. Essa, a un certo momento, non si
cura di fingere più. Come è, è. Ella non inganna: non tradisce. Quando
ha tradito, lo dice, lo dichiara, lo sostiene, lo proclama, se ne vanta. Chi
la vuole, deve accettarla come è. Chi la prende, si dà al più orribile fra i
perigli sentimentali.
Luisa Cima, in questa storia di amore, è la tradita.
III.
Chérie non è un nome, naturalmente, è un soprannome. Nessuno sa
troppo bene come Chérie si sia chiamata, al fonte battesimale e quale
cognome ella porti, sui registri dello stato civile. Forse, a furia di udirsi
chiamare Chérie, ella stessa ha dimenticato il suo vero nome. Fu il
primo uomo che l'ha amata, quello che la chiamò Chérie, o sua madre,
o un indifferente, o ella stessa si applicò questo vezzeggiativo francese?
Chi lo sa! Nessuno, forse ha pensato mai a domandarglielo: forse,
perchè accanto a lei si pensa a tutt'altro che a fare delle indagini sul suo
nome: forse, perchè queste due sillabe sono così ben dette, per indicarla!
Ella, del resto, è muta su questo: se un raro imprudente le chiede
l'origine del dolce appellativo, ella china i suoi begli occhi verde acqua,
e non risponde. D'altronde, dapertutto, per dire di lei, non la si nomina
che come Chérie: il suo nome è ripetuto spesso, nei colloqui dei
giovanotti alla moda, massime fra quelli più intelligenti e più veri
amatori delle donne: anche le signore, talvolta, parlano di lei, ma
quando sono sole e di sfuggita. Ella non firma che Chérie i suoi biglietti
mancanti di ortografia, ma non mancanti di grazia. Questo soprannome,
infine, ha un carattere soave e familiare che se contrasta con la vita di
Chérie, risponde abbastanza al tipo muliebre che ella rappresenta.
Chérie non è più tanto giovane, ha circa trent'anni. Ma come a venti
anni, ella ha sempre la medesima foresta arruffata di capelli biondi,
dove, qua e là, una scintilla di oro si accende; nei suoi begli occhi
glauchi frangiati di biondo, è sempre un perenne riso di giovinezza, e la
bocca tagliata classicamente, simile a quella di una olimpiaca Diana, ha
una freschezza umida incantevole. Non invecchierà tanto presto, Chérie,
poichè il segreto della gioventù è nel genere della sua beltà, un po'
confuso, un po' originale, in certi lineamenti squisito, in alcuni altri
molto scorretto. Ella è troppo alta: ma la sua persona è snella, ha
proprio quella flessuosità che sì facilmente si attribuisce alle donne di
persona svelta, ma che è raramente reale. La carnagione è un po'
rossastra, di una tinta sgradita che, in alcuni giorni, diventa color
mattone; ma i suoi occhi sono immensi, o sembrano immensi, giacchè
la pupilla azzurro verdina ha intorno una cornea non bianca, dai riflessi
azzurri, ma la lieve ombra che è sotto le palpebre, ha anche qualche
cosa di azzurro: ed è miope, Chérie, con questi grandi occhi nuotanti
nelle tinte glauche, il che le dà un'aria sognante. D'altronde, saviamente,
ella non adopera mai l'occhialino, lasciando ai suoi occhi vedere solo
quello che vogliono e non togliendo loro nessuna di quelle
contemplazioni vaghe ed errabonde. Ella ha il collo un po' troppo lungo,
le spalle larghe, la cintura strettissima, il passo lieve e due o tre
movimenti leggiadrissimi del capo.
Ma la cosa più seducente, in Chérie, la cosa che vi attrae, che vi prende,
che vi tiene, che vi soggioca, è la voce. Qual voce! Bassa e velata,
quasi sempre,
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