l'angoscia?Del morbo arcano ond'�� lo spirto oppresso?E i dolor vani aggiunti alla natura.
Ma celar non dobbiam la brama intensa?Di purezza ch'�� in noi--acre rimpianto--
N�� il sogno roseo?Che ognor davanti all'occhio d'uom che pensa?Sorge soave tormentoso incanto.
Tentiamo sviscerar dalla moderna?Vita febbrile un'arte ultima e nuova,
D'onde gli acrissimi?S'alzan profumi e dove chi s'interna?L'inconsc?ente suo mal or ritrova.
Ma ricordiam che batte eternamente?In petto all'uomo un immutabil core,
E che negli ultimi?Stanchi poeti d'una smorta gente?Della lira d'Orfeo l'eco non muore.
II.
SEPARAZIONE
Weary to death with the long hopeless keeping?The watch for day that never morroweth.
JOHN PAYNE.
A GIUSEPPE GIACOSA
*
Sopra il vasto terrazzo in marmo bianco?Sta, seduta la dama altera e bionda;?L'atteggiamento sul sinistro fianco?Rivela lassitudine profonda.
Attraverso le fronde verdeggianti?Sereno �� il cielo sull'immenso mare,?E s'ode l'eco dei remoti canti?De' pescator che van per l'onde amare.
Ella �� vestita di velluto rosso?Con ricche trine e gemme rifulgenti;?Il suo corpo divin talora �� scosso,?Rabbrividisce... eppur son dolci i venti,
E all'azzurro lontan volge l'azzurro?De' suoi sguardi pensosi, ma l'arcano?Indistinto pensier senza susurro?E senza gesto, va assai pi�� lontano.
? *
Il suo pensier traverso il bene e il male,
Or chiaro or torbido,?Come nave sul mare a gonfie vele?Vola nel sogno verso l'ideale.
Ella ha sete e vorr��a l'assenzio e il miele,
La manna e il t��ssico,?E sente in seno l'onda d'una brama?Che or soave diventa ed or crudele.
Ella giunge le mani e attende e chiama,
Tra speme e tedio,?Il presentito compimento ignoto?E la gioia fatal che ha sol chi ama.
Chi ama e vive e pi�� non sente il vuoto
Dell'ore rapide,?E la pace che fa invocar la guerra,?E l'avvenir che ognora �� pi�� remoto.
E il suo core talor tutto si serra
E cessa il palpito,?Ma poi torna il desir senza la speme?E le sembra esser sola sulla terra.
E mentre ignara del suo mal pur geme,
La solitaria?Dal cielo implora i tormentosi affanni,?Purch�� vi sia chi con lei pianga insieme.
E che dan le dovizie a' suoi vent'anni?
L'avito orgoglio?E le turbe inchinate al suo passaggio?...?Ella vorrebbe dispiegare i vanni
Dell'alma ardente al fulgido miraggio!
--Ma resta immobile,?Schiava del fato, con la testa china,?N�� sa perch�� tanto l'attrista il maggio;
N�� sa perch��, quando il sole declina,
E malinconica?Scende la sera sulle umane cose?E par mister?osa la marina,
E sullo stelo languono le rose,
E le mestissime?Note lontane dell'Ave Maria?S'odon venire in tra le piante ombrose,
Ella sente un conforto ignoto pria,
Ed una languida?Pace discende sullo spirto stanco?E dormire per sempre ella vorr��a,
Ma invano poi sull'inquieto fianco
Sonno benefico?Attende mesta fino alla mattina.?Oh! perch�� abbrucia il suo guanciale, bianco
Come la neve sopra vetta alpina?
E perch�� pallido?Ogni d�� pi�� diventa il suo bel volto,?Pi�� fless��osa par quando cammina?
E che le fa l'aureo crin disciolto
Ad ogni zeffiro,?E che le forme pure e sculturali,?Se l'occhio indarno all'orizzonte �� v��lto?
Se indarno sente che le batton l'ali,
Se niun pu�� leggere?Le cifre arcane che il suo sen racchiude,?Le aspirazioni giovani, immortali?
Tremando, con la mente ella dischiude
La strada al torrido?Lontan paese ove il suo sire ha vinto?Le barbare trib�� feroci e nude,
E d'onde dee tornar, di gloria cinto,
Al freddo abbraccio?Di lei che invano egli amer��a d'amore,?Mentr'ella ha il cor dal dover solo avvinto.
Ella tutto darebbe--e lo splendore
Delle sue caccie,?E le sale dorate ov'ella deve?Sotto un sorriso ascondere il dolore,
(Mentre la luce le fa il cor pi�� greve)
E le magnifiche?Gemme pesanti sulle bianche spalle,?Pari a rugiade sparse sulla neve,
E le vesti per oro antico gialle,
E pur le candide?Storiche perle della sua corona,?E il feudo antico e monte e piano e valle,
Per un d�� sol di vita vera e buona.
? * *
Sotto il terrazzo, per l'angusta via?Dalle libere frondi ottenebrata,?Un giovanetto pallido s'avvia?Verso la m��ta della sua giornata.
La m��ta incerta ov'ei sar�� la sera,?La borgata ove forse avr�� riparo.?Va col liuto ad armacollo e spera?Che il castellan non gli fia troppo avaro.
La chioma bruna scende in molli anella?Sul collo bianco e sul farsetto umile,?Ha l'occhio grande e ner, parvenza snella,?E il sorriso sul labbro giovanile,
Mentre lo sguardo �� gi�� pensoso e triste?E il magro viso �� contro il mal gi�� fiero?Come di chi traverso al duol persiste.?--Tal va l'ignoto e bello passaggiero.
E andando per la strada polverosa
Egli fantastica?Come si suole nell'et�� primiera?Quando la vita appar misteriosa.
E sente in cor cantar la primavera.
Stormir le foglie?Della speranza in tra i fior sboccianti,?E avvicendarsi un'allegrezza altera
Alla mestizia dei primieri incanti.
Poich�� nell'animo?Ei gi�� presente le vicine lotte?Tra il ver crudele ed i desiri affranti.
E spesso son le note sue interrotte,
N�� per l'irrompere?Dei singulti saprebbe una ragione...?Pur piange spesso quando vien la notte,
Poi lo rinfranca ancor la vis?one
Piena di gloria?D'un avvenir purissimo e ridente,?E sente che uscir�� dalla tenzone
Incoronato da una luce ardente
E con il premio,?Ignoto ancor, d'un bacio pien d'oblio,?Pien di memorie celestiali spente.
Ma l'alma sua �� mesta nel des��o
Indescrivibile,?Ed una ingenua pace ognor s'estolle?Involontaria dal suo petto a Dio.
E nelle vene il sangue gli ribolle,
E qual da freccia?Ferito �� dal desire indefinito?Della lontana sua speranza folle.
Perch�� gli di�� natura il guardo ardito
Fatto al dominio,?Pur dolce s�� che fino all'alma arriva??E il portamento libero e
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