La vita sul pianeta Marte | Page 9

Giovanni Virginio Schiaparelli
che si osserva dei nostri torrenti allo sciogliersi dei nevai alpini.
I viaggiatori delle regioni artiche hanno frequente occasione di notare, come lo stato dei ghiacci polari nel principio della state, ed ancor al principio di Luglio, �� sempre poco favorevole al progresso dei viaggiatori; la stagione migliore per le esplorazioni �� nel mese di Agosto, e Settembre �� il mese, in cui l'ingombro dei ghiacci �� minimo. Cos�� pure nel Settembre sogliono essere le nostre Alpi pi�� praticabili che in ogni altra epoca. E la ragione ne �� chiara; lo scioglimento delle nevi richiede tempo; non basta l'alta temperatura, bisogna che essa continui, ed il suo effetto sar�� tanto maggiore, quanto pi�� prolungato. Se quindi noi potessimo rallentare il corso delle stagioni, cos�� che ogni mese durasse sessanta giorni invece di trenta; nell'estate in tal modo raddoppiata lo scioglimento dei ghiacci progredirebbe molto di pi�� e forse non sarebbe esagerazione il dire che la calotta polare al fine della calda stagione andrebbe interamente distrutta. Ma non si pu�� dubitare ad ogni modo, che la parte stabile di tale calotta sarebbe ridotta a termini molto pi�� angusti, che oggi non si veda. Ora questo appunto succede in Marte. Il lunghissimo anno quasi doppio del nostro permette ai ghiacci di accumularsi durante la notte polare di 10 o 12 mesi in modo, da scendere sotto forma di strato continuo fino al parallelo 70�� ed anche pi�� basso; ma nel giorno che segue di 12 o 10 mesi il Sole ha tempo di liquefare tutta o quasi tutta quella neve di recente formazione, riducendola a s�� poca estensione, da sembrare a noi nulla pi�� che un punto bianchissimo. E forse tali nevi si struggono intieramente, ma di questo finora non si ha alcuna sicura osservazione.
Altre macchie bianche di carattere transitorio e di disposizione meno regolare si formano sull'emisfero australe nelle isole vicine al polo; e cos�� pure nell'emisfero opposto regioni biancheggianti appaiono talvolta intorno al polo boreale fino al 50�� e 55�� parallelo. Sono forse nevicate effimere, simili a quelle che si osservano nelle nostre latitudini. Ma anche nella zona torrida di Marte si vedono talora piccolissime macchie bianche pi�� o meno persistenti, fra le quali una fu da me veduta in tre opposizioni consecutive (1877-1882) nel punto segnato sui nostri planisferi dalla longitudine 268�� e dalla latitudine 16�� nord. Forse �� permesso congetturare in questi luoghi la esistenza di montagne capaci di nutrire vasti ghiacciai. L'esistenza di tali montagne �� stata supposta anche da alcuni recenti osservatori, sul fondamento di altri fatti.
Quanto si �� narrato delle nevi polari di Marte prova in modo incontrastabile, che questo pianeta, come la Terra, �� circondato da un'atmosfera capace di trasportar vapori da un luogo all'altro. Quelle nevi infatti sono precipitazioni di vapori condensati dal freddo e col�� successivamente portati; ora come portati, se non per via di movimenti atmosferici? L'esistenza di un'atmosfera carica di vapori �� stata confermata anche dalle osservazioni spettrali, principalmente da quelle di Vogel; secondo il quale tale atmosfera sarebbe di composizione poco diversa dalla nostra, e sopratutto molto ricca di vapore acqueo. Fatto questo sommamente importante, perch�� ci d�� il diritto di affermare con molta probabilit��, che d'acqua e non d'altro liquido siano i mari di Marte e le sue nevi polari. Quando sar�� assicurata sopra ogni dubbio questa conclusione, un'altra ne discender�� non meno grave; che le temperature dei climi marziali, malgrado la maggior distanza dal Sole, sono del medesimo ordine che le temperature terrestri. Perch�� se fosse vero quanto fu supposto da alcuni investigatori, che la temperatura di Marte sia in media molto bassa (di 50�� a 60�� sotto lo zero!) non potrebbe pi�� il vapor acqueo essere uno degli elementi principali dell'atmosfera di Marte, n�� potrebbe l'acqua essere uno dei fattori importanti delle sue vicende fisiche; ma dovrebbe lasciare il luogo all'acido carbonico o ad altro liquido, il cui punto di congelazione sia molto pi�� basso.
Gli elementi della meteorologia di Marte sembrano dunque aver molta analogia con quelli della meteorologia terrestre. Non mancano per��, come �� da aspettarsi, le cause di dissomiglianza. Anche qui, da circostanze di piccol momento trae la Natura un'infinita variet�� nelle sue operazioni. Di grandissima influenza dev'esser la diversa maniera, con cui in Marte e sulla Terra veggonsi ordinati i mari ed i continenti; su di che uno sguardo alla carta dice pi�� che non si farebbe con molte parole. Gi�� abbiamo accennato al fatto delle straordinarie inondazioni periodiche, che ad ogni rivoluzione di Marte ne allagano le regioni polari boreali allo sciogliersi delle nevi: aggiungeremo ora, che queste inondazioni diramate a grandi distanze per una rete di numerosi canali, forse costituiscono il meccanismo principale (se non unico), per cui l'acqua (e con essa la vita organica) pu�� diffondersi sulla superficie asciutta del pianeta. Perch�� infatti su Marte piove molto raramente, o forse anche
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