La rovina | Page 6

Angiolo Silvio Novaro
appi�� del letto volgendomi le spalle, e non si mosse che al ritorno del servo per predisporre l'occorrente alla lavatura e alla fasciatura della ferita. Alfine aperse il suo astuccio di cuoio nero, e ne cav�� un oggetto che scintill��.
Come io vidi sotto il rasoio recisa cadere e ruzzolar gi�� pe 'l lenzuolo la prima ciocca di capelli, quella bella ciocca nera che soleva recingere l'orecchio del suicida, mi copersi la faccia, con le mani, e mi rifugiai nell'anticamera, pazzo di dolore.
--Assoluta quiete, assoluto riposo,--venne a raccomandarmi il dottore prima di licenziarsi.--Nulla, presso l'infermo, che possa turbarlo. Sar�� bene che anche lei si allontani.
Nello stringergli la mano raccolsi le mie misere forze per dimandargli:
--Posso sperare, dottore?
Egli rispose che il caso era assai grave, ma che sarebbe imprudenza avventurare un giudizio. Bisognava aspettare fino al mattino per decidere sull'opportunit�� di tentare un'operazione.
Pietrificato io ristetti sull'uscio a guardar gli strappi di azzurro aperti fra i nuvoloni che posavan solenni dietro le cime degli olivi rese immobili anche esse dalla calma sottentrata al furore dell'uragano.
Ma a grado a grado uno straordinario languore m'aveva invaso.
Non mi restava che salire nella mia camera, e abbandonarmi sul letto, annichilito dal pensiero di quelle otto ore di attesa.
E montai, e m'abbandonai.
Ma quella positura m'era insopportabile. Mi fu forza levarmi; e aprire, spalancar la finestra, e mettermi a passeggiar su e gi�� per la stanza.
Un supplizio.
A ogni istante mi strascinavo nell'anticamera in punta di piedi, e mi affacciavo, trattenendo il respiro, di sulla soglia.
E improvvisamente trafitto da quello spettacolo mi discostavo, e me ne tornavo disperato, perduto, alla mia finestra, a guardar la fiamma del fanale che oscillava sinistra in faccia all'entrata del giardino, e a riudir la voce del mare che avventava di laggi�� implacato le sue fastidiose rampogne e i suoi funesti presagi.
Una volta, una sola volta la stanchezza ed il sonno mi vinsero.
E fu allora, nella dubia luce dell'alba, ch'io mi riscossi, e riconobbi la testa di Giuseppe che pendeva sulla spalliera della mia seggiola,--e intesi dalla sua bocca l'orribile frase.
Io avrei ben voluto dissolvermi.
E dovetti, sanguinando, attaccarmi al braccio di Giuseppe, e accorrere, e assistere all'agonia. Ascoltare una voce che nulla pi�� aveva di umano, guardar la bocca nera, spalancata, gli occhi appannati, stravolti, da cui fuggiva l'ultima luce; e prendere tra le mie l'esile mano disfatta,--e sentirla fredda, nelle mie, come una pietra.
Finch�� la Morte, l'atra Morte esecrata entr��, con un corteo di brividi.
Io la guardai, pieno di orrore e di pianto, mentre tutte le rose falciate le cadevano a' piedi.
Poi guardai, pieno di odio, la Vita.
Oh con che senso di velenoso disgusto sul mattino intesi il canto improvviso d'un gallo rompente nella chiara serenit�� come un inno alla luce, e alcune voci umane che si ripercotevan da un poggio all'altro, in grembo all'aria sonora, come festevoli saluti!
Pi�� tardi anche i passeri sul tetto, allegri, garrirono, in coro.
E sopra Porto Maurizio e sopra i monti si pos��, come una carezza che ardesse di passione, il sole.
E l'azzurro arrise, chino su quelle vette.
Ma io non osava chinarmi in fondo a me.
Quasi in un cerchio di fiamma viva, mi serrava la frase della vigilia:
Ogni parola, una goccia di sangue.
Passai davanti all'uscio dello studio con un brivido nella schiena, e scesi gi�� a precipizio, ed uscii nel giardino, per isferrarmi da quel cerchio.
In ogni luogo il vento e la pioggia avevan lasciate le loro tracce.
La facciata della casa era livida. Il vecchio rosaio che, pur indugiandosi ad avviluppar l'inferriata a pianterreno sull'angolo di ponente, saliva, carico di rose, fino a sfiorar con le ultime rame tenere un davanzale dell'ultimo piano,--era sbattuto e sconvolto. Le rose, spampanate e quasi distrutte, portavan fra i petali arrovesciati ancora qualche segreta lagrima.--All'altro angolo il mandorlo, spogliato de' suoi fiori, spenzolava mesto un grosso ramo spezzato. I nivei fiori, parte giacevan disseminati appi�� dell'albero, parte lunghesso la balaustrata, e parte si cullavan, co' petali delle rose, in mezzo alle pozzette d'acqua che brillavan sul terrazzo qua e l�� come gemme.
A quando a quando un leggero soffio animava gli olivi in seno alla vallicella, e recava su col mormorio le acri e buone fragranze della terra bagnata e del verde.
Dopo il flagello la Natura si rilevava, fresca e ridente, nella sua giovinezza immortale, e prometteva e apparecchiava un nuovo scoppio di rigoglio e di vita.
Certo questo era dolce e consolante!
Ed era orribile pensare ch'egli non verrebbe pi��, con quella sua nobile aria pensosa a seder su quel sedile, a rimirar quel cielo e quel verde, ad ascoltar que' rumori, a respirar quegli odori. Che non risponderebbe pi�� al mio saluto con quel suo pio sorriso. Che non proverebbe pi��, mai pi�� la gioia di vivere e di sentirsi fino alle viscere immerso nelle profonde ristoratrici ebbrezze della Natura e dell'Arte!
Ma era anche pi�� orribile pensare ch'egli avea potuto disprezzar tutto ci��; e
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