ridere. Così il ghiaccio era rotto; e siccome il signor Commendatore era un uomo di garbo, si ricordò appunto allora che non aveva anche fatto i suoi convenevoli all'ospite.
--La prego,--diss'egli,--si accomodi e quantunque io non sappia con chi ho l'onore.... a che cosa io debba attribuire....
--O come?--interruppe l'altro ghignando.--Non mi conosce Ella? E non le pare di avermi veduto mai, neanco in qualche vignetta? Ah, vede?--soggiunse, come leggendo nell'animo del suo interlocutore.--Ella mi conosce benissimo, e non occorre che io le declini il mio riverito nome e cognome. Quanto all'attribuire, mi scusi; o non m'ha chiamato Lei? Non ha formato in cuor suo un certo desiderio?....
--E come sa?--chiese il vecchio gentiluomo, interdetto.
--So tutto; ed ella mi fa torto, signor Commendatore garbato, a dubitarne. Non debbo io sapere tutto ciò che avviene ogni giorno ed ogni ora nelle anime? è un ufficio noioso, spiacevole, e vorrei dire anche peggio, se me lo consentisse la buona creanza. Le basti di saper questo, e lo creda sull'onor mio, che spesso ci divento rosso dalla vergogna. E quando si pensa che il principale ha creato l'uomo coll'intenzione di fare una gran bella cosa, e quasi per castigare un ribelle par mio. Ma già, dice il proverbio che non tutte le ciambelle riescono col buco; e questa dell'uomo mi sembra una frittata. Dica, o non pare anche a Lei?
--Oh, non me ne parli, per carità! Se non fosse per la donna....
--Eh, eh!--soggiunse l'altro, con un suo risolino asciutto.--Non dico di no. C'è del buono. Ma bisogna distinguere... saper scegliere... Io me n'intendo un pochino.
--Sì, davvero, saper scegliere!--incalzò il signor Commendatore, che aveva inforcato il suo ippogrifo.--E quando si potesse, coll'esperienza che ci è venuta dagli anni.....
--Averci anche un miccino di gioventù; la capisco, non dubiti, la capisco. Ho inteso il suo desiderio poc'anzi. Stavo per l'appunto ascoltando le vibrazioni dei nervi del dodicesimo paio, al loro uscire dal foro condiloideo anteriore del suo cranio. Ella deve sapere che quando si pensa si formano parole, quantunque alla muta. Gli è come a dire che si lasciano dormire i nervi laringei, non mettendo in moto che gl'ipoglossi. Provi a pensare qualcosa; non ha Lei la coscienza di avere parole formate, quasi segni visibili delle idee? E senza questi segni che sarebbero le idee? Potenza amorfa; impotenza; un quissimile del nulla. Eccole una scoperta con cui potrà farsi onore, se pizzica di scienziato. Io gliela offro di buon grado.--
E il sarcastico personaggio, sporgendo il cavo della mano coll'indice e il mignolo stretto, fe' l'atto burlesco di offrirgli una presa.
--No, grazie non ne uso.
--Ah, tanto meglio! La scienza è un certo albero, che, suda suda, è un miracolo se ne cavi fuori le tavole d'una cassa da morto. Ma torniamo a noi. Vogliamo dunque levarcela, questa vecchia zimarra e questa barba di stoppa? Eh eh! Il concetto è antico, ma è bello. Il signor Volfango Goethe l'ha tirata fuori da una leggenda popolare del quattrocento; ma, di leggenda in leggenda, e d'un ringiovanito in un altro, si potrebbe risalire fino al decrepito Jolao, restituito, per le preghiere d'Ercole, alla prima giovinezza. Sarebbe un dotto lavoro; ma già, fatica erudita, fatica da cani; non mi dà l'animo di proporgliela. Finirebbe, io ne son certo, col trovare il prodigio operato già mill'anni addietro nella terra dei Vedi; e allora le toccherebbe andarsi a perdere tra gli Arii, ed altri siffatti lunarii.
--Che il... destino me ne scampi!--gridò il Commendatore, trattenendo per delicato riguardo al suo ospite, un cielo che già aveva sulla lingua.--Ma, quel che più importa, il prodigio è possibile?
--Possibilissimo; solo che Vossignoria dica appuntino quel che domanda.
--Rivivere, ricominciare, ecco tutto;--rispose il signor Commendatore, sospirando.--Ho fallito la strada; ho perso il mio tempo; ho studiato quando abbisognava amare; amato quando bisognava studiare; ceduto ai matti consigli dell'ambizione, quando si trattava, pel mio meglio, di rimanere a mezza via, all'insegna della felicità; creduto un gran bene di vincere il punto su Tizio e Caio, e rinunziato, per sciocchi trionfi di vanità, alle più care gioie della vita; fatte le volte del leone su pochi metri di terra, quando avevo davanti a me il mondo dischiuso; infine, che Le dirò? buttato via cinquant'anni, dei cinquantacinque che ho spesi. E vorrei tornare indietro, rimettermi a nuovo; sicuro, per mettere a frutto la mia esperienza, anche a patto di darle poi l'anima.
L'ospite, a quelle parole, diede una scrollatina di spalle.
--Eh via!--diss'egli,--per chi mi piglia? Il patto è largo; ma io non sono già uno strozzino. So bene che loro signori dànno l'anima al diavolo per molto meno. Anzi, a dirla schietta, l'offerta ha fatto calar la domanda. Io del resto non vo' farmi altro da quel che sono, e ammetto quel che si deve. Sì, certo, c'è delle anime che le vorrei, anche a doverle cambiare con tutte l'altre che ci ho, e farei patto
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