La gran rivale | Page 4

Luigi Gualdo

poteva in alcun modo negare che i suoi progetti giovanilmente
ambiziosi fossero sogni e nulla più. Egli era naturalmente di un
carattere vivace, sempre tentato di guardare le cose dal loro lato più
ridente; ma quel primo disinganno che gli era piombato addosso sul
mattino della vita, aveva fatto una forte impressione sul suo carattere e
lo aveva modificato. Egli dipingeva ancora, ma piuttosto per il bisogno
di un lavoro qualunque che per altro, non lo faceva più con quella
speranza dolce ed acre ad un tempo di chi si sente chiamato a creare,
con quella febbre per cui l'artista è innamorato dell'arte più che di
qualunque donna; l'ambizione, la sete sublime di gloria, l'invidia
salutare dinanzi alle opere dei maestri, tutto questo era distrutto in lui,
come cadono le spighe dorate della larga messe a terra sotto la sferza
spietata della grandine. Lavorava ora piuttosto con la mano che con la
mente; egli che aveva sperato un istante di poter rivaleggiare con gli
altissimi, si accontentava ora del mediocre; ma la lode che le sue
tele--in cui certo l'ingegno non mancava--attiravano, non riesciva che a
fargli spuntar sul labbro un sorriso ironico pieno di amarezze.
Fortunatamente non doveva lottare con la povertà, suo padre avendogli
lasciato un piccolo capitale, modicissimo per molti, ma sufficiente per
lui. Il suo cuore era giovane e largo, il suo spirito buono e vivace, il suo
sorriso franco; aveva un'anima squisita d'artista, una mente aperta a
tutte le grandi idee. La sua conversazione era simpatica, allegra,
saltellante, varia, talora profonda, talora pazza, sempre vera: si vedeva
che diceva ciò che pensava, e che pensava ciò che sentiva. Ispirava la
confidenza e l'abbandono; ognuno capiva che si poteva dirgli tutto; che
ridendo così fragorosamente per nulla, non avrebbe però mai sorriso
beffardamente dinanzi a un sentimento vero, di qualunque natura esso

fosse. Emilia lo vide subito e dopo qualche volta che gli ebbe parlato, si
sentì attirata verso di lui, perchè lo giudicava migliore e diverso da
quelli che aveva conosciuto fino allora. Dopo qualche tempo comprese
che aveva in lui un amico--e un giorno incominciò il capitolo che le
donne amano tanto, il capitolo delle confidenze che non finisce mai, ma
in cui non si dice mai tutto. Era una di quelle giornate che invogliano il
cuore ad aprirsi e le parole recondite ad uscire dal labro, uno di quei
giorni in cui le simpatie si ritrovano, in cui involontariamente una
lagrima che pare senza causa spunta nell'occhio. Il cielo era grigio,
l'aria pesante, si soffocava fisicamente e moralmente; ed era
impossibile non essere invogliati, dopo aperte le finestre, a socchiudere
il cuore.--Nell'uscire, Alberto sentì qualcosa che non aveva sentito
ancora e la conseguenza fu che pensò ad Emilia tutta la notte--e che
non l'andò più a trovare per un mese.
Egli aveva un po' paura. Anch'egli era stato colpito da quelle punture
d'ago che ripetute fanno quasi peggio che una buona coltellata una
volta tanto, ed era venuto alla conclusione di chi si trova nel caso suo,
che cioè l'amore come distrazione e sollievo è la miglior cosa che vi sia
sotto al sole, ma che quando minaccia di prendere un posto troppo
grande nella vita non può diventare che una noia o un dolore, e che
bisogna perciò sfuggirlo.
Quel mese in cui tralasciò di far visita ad Emilia, ora ch'era diventato in
lui un'abitudine l'andarvi, in lei un'abitudine il vederlo, fu noioso per lui,
e per lei fecondo di nuove idee e causa che un nuovo orizzonte le si
schiudesse dinanzi. Dopo quindici giorni cominciò a trovare la cosa
piuttosto strana, poi dispiacente, poi capì che un poco ne soffriva. Fu in
collera contro di lui, lo trovò maleducato e ridicolo; poi si fece inquieta
sul suo conto: «che gli sia successo qualcosa, ch'egli abbia un qualche
motivo per non venire?» Poi credette di averlo in qualche modo
involontariamente offeso, ma non trovò nulla. Finalmente un giorno
che suo marito essendo di cattivo umore le aveva parlato bruscamente,
pensò: «Ma perchè mi abbandona?» e si mise a piangere e singhiozzare.
Allora un sospetto che non l'era mai venuto, l'afferrò, e rasciugandosi
gli occhi dinanzi allo specchio, si vide pallida pallida con due punti
rossi sulle guancie e mormorò: «Dio mio! l'amo forte?»

La casa di Emilia essendo alla dritta, quando Alberto doveva passare
per quella via stava sempre a sinistra, per poter resistere alla tentazione
di entrare. Un giorno che si felicitava più che mai in un serio soliloquio
della decisione presa, misurando quanto male potrebbe derivare
dall'abbandonarsi alla corrente, si trovò senza saperlo nella via della
casa proibita; passò al solito a sinistra, ma quando fu in faccia alla casa,
abbassò d'improvviso la testa come un uomo vinto, e quasi ubbidisse
fatalmente all'impulso delle sue gambe traversò la strada ed entrò.
La
Continue reading on your phone by scaning this QR Code

 / 95
Tip: The current page has been bookmarked automatically. If you wish to continue reading later, just open the Dertz Homepage, and click on the 'continue reading' link at the bottom of the page.