La disfatta | Page 3

Alfredo Oriani
bestia sono io, contessa; le bigotte, che ho conosciute, m'imbrogliano sempre la bella conoscenza che ho di voi.
--Io non andrei,--disse Prinetti:--non so il perchè, ma fate a modo mio, non andate. Se Bice, che ci ama, vuol restar sola, significa che nessuno di noi può nulla per lei.
--Non ha nemmeno aperto la bella messa di Tchaikowski, che ho potuto ottenere per lei dal Liceo,--disse Giorgi.--Gasperini, il bibliotecario, ha fatto un mondo di difficoltà per prestarmela.
--Giocate dunque voi, dottore, con Prinetti, il vostro solito bezique.
--Sai, Prinetti, giuoca con Giorgi,--ribattè quegli di mal umore:--ho i nervi anch'io.
Si conosceva la tenerezza burbera e brontolona del dottore per Bice.
--Noi due faremo la calza,--si volse la contessa Maria alla contessa Ginevra,--aspettando che venga De Nittis.
--Allora forse tornerà Bice:--voi, dottore, dormite poichè siete stanco.
--è la vita che mi stanca.
--Eppure la sua prova non è lunga.
La contessa Maria aveva aperto un piccolo sacco da lavoro, traendone quattro grossi gomitoli di lana ordinaria, e due paia di calzettine appena incominciate.
--Via, anche tu, Ginevra, colle tue belle mani!--le disse, mostrandole le proprie sformate dai geloni.
--Centoquindici, centovent'otto, centonovantacinque,--contava già la voce sottile di Giorgi, mentre Prinetti, miope, si chinava sul tavolo per scrivere colla matita, sopra un pezzo di carta, i propri punti.
Nel salotto non si udiva che il ronzio della fiamma chiusa entro la palla di vetro sull'alto candelabro, e il battere sollecito dei ferri fra le mani caritatevoli della contessa Maria. E, a poco a poco, il dottore si assopì sulla poltrona, rimuginando nel pensiero tutta quella triste giornata di lavoro. Era celebre e ricco, ma le miserie, in mezzo alle quali aveva sempre dovuto vivere, gl'impedivano anche allora che la sua carriera aveva trionfato di tutti gli ostacoli, la gioia della vittoria. Poi il dolore di Bice lo spaventava. La ragazza, delicata come un fiore di serra, avrebbe potuto ammalarne; ed ecco perchè egli dava rabbiosamente ragione a Lamberto, quasi per punirsi di non essere riuscito con tutta la propria scienza a metterle la vigoria della giovinezza nel corpo. Ma, se Lamberto non aveva del tutto ragione, Bice aveva certamente torto di annettere tanta importanza ad una scappata giovanile, che si sarebbe sempre dovuto supporre, anche ignorandola. Tale estrema sensibilità non era forse che un effetto dell'anemia, giacchè le nature robuste sanno quasi sempre essere gelose ragionevolmente.
Tutte le sere il dottore veniva dalla contessa Ginevra per un paio d'ore, in quel salotto, a purificarsi, dai contatti inevitabili alla sua giornata di medico, entrando come in un'altra vita spirituale, egli medico materialista, che la negava stizzosamente nella scienza, appunto perchè se la sentiva più imperiosa e profonda di essa nel cuore.
Giorgi e Prinetti seguitavano a contare con voce sommessa: Giorgi pareva un ragnatelo e Prinetti una foca, ma l'uno aveva scritto nella musica sacra forse le ultime più belle pagine, traducendo la violenta passione dell'anima moderna nella eterna passione umana verso Dio; l'altro aveva viaggiato trent'anni, e per dieci era rimasto in Africa lottando per l'abolizione della schiavitù, viaggiatore e soldato eroico, senza riportarne nemmeno la tentazione di scrivere i propri viaggi in un tempo, nel quale non si viaggia più che per scrivere. Però nessun osservatore volgare avrebbe saputo, guardandoli giocare a quel modo, indovinare dal loro aspetto due anime aristocraticamente superiori: solo qualche volta, mentre abbassavano ancora più il tono della voce per non disturbare il lavoro delle due signore, il loro volto s'illuminava di un dolce sorriso.
--Dottore,--disse la contessa Maria,--la piccola Roberti verrà domattina a trovarmi con sua madre.
--Voi credete a quella donna? Sapete perchè era tanto afflitta per la malattia della figlia? Perchè spera di poter presto vivere sopra di lei.
La contessa Maria non si mosse.
--Forse il Signore non lo permetterà.
--Permette ben altro! Il popolo lo conosco più di voi, perchè ci sono nato: nulla potrà mutarlo. Novanta volte su cento la vostra bella carità diviene alimento a' suoi vizi; il popolo non crede, non spera, ma vuole evitare di soffrire ad ogni costo.
--è tanto che soffre,--rispose la contessa Ginevra.
--Quando soffrirà meno, sarà anche peggiore. Solamente l'egoismo dei poveri supera quello dei malati; almeno questi, atterriti dalla morte, sentono talora la riconoscenza, se si arriva a salvarli; mentre i poveri prendono sempre, invidiando secretamente, sino all'odio, quelli che donano loro.
--Voi avete diritto di essere severo colla miseria, giacchè ne avete trionfato,--replicò con dolcezza la contessa Maria;--ma noi, che non abbiamo fatto nulla, saremo sempre debitori verso i poveri. Se Dio ci ha preferito in questo mondo per la sua misericordia, vuole però che ne cerchiamo il secreto nei dolori della povera gente: aiutandoli a soffrire, possiamo forse persuaderli, che la poca parte di felicità concessa alla vita non è una ingiustizia.
Giorgi e Prinetti smisero di giuocare.
--Soffrendo molto, l'uomo arriva a comprendere la necessità del dolore,--intervenne questi.--Vedete la schiavitù, questa fase inevitabile della educazione: bisognava che il padrone, a forza di frugare nello schiavo, vi
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