La Marfisa bizzarra | Page 6

Carlo Gozzi
sin ne' cori a tasteggiarle,?e conforme a' cervei sa porre il zolfo,?tal che tutte voleano il duca Astolfo.
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Avino, Avolio, Ottone e Berlinghieri?seguiano le sue fogge e i suoi vestigi,?e politi serventi cavalieri?passavan fra le dame di Parigi.?Ma Namo, il padre, mettea lor pensieri?di ragion mille, oscuri e neri e bigi,?perch'era avaro e dava poco il mese,?e le mode valevan di gran spese.
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Anzi patian da quello gran rabbuffi:?spesso d'emanciparli gli minaccia.?--Che cosa son que' cappellin? que' ciuffi??que' pennacchin?--gridava rosso in faccia.?--A che vi servon le frangie, i camuffi??Di farmi impoverir qui si procaccia;?cervelli bugi, frasche, fumo e vento,?vi disereder�� nel testamento.--
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Essi, che questa cosa pur temeano,?ma il bel costume non volean lasciarlo,?merci a credenza e danari toglieano,?dicendo:--Pagheremo al sotterrarlo.--?E da' mercanti un avvantaggio aveano?ne' libri, e si credea di poter farlo:?che ci�� che valea trenta mettean cento;?e nondimeno ognuno era contento.
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Re Salomon, quantunque d'anni grave,?voleva anch'esso corteggiar le donne.?Nel luogo delle gote avea due cave?ed era di struttura un ipsilonne.?Pur s'ingegnava a ragionar soave?ed alle dame diceva:--Colonne,?e un giorno feci e dissi, e son terribile;--?e si facea da qualcosa al possibile.
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E perch'egli era sordacchione affatto,?le dame, stanche di sue scempierie,?gli diceano:--Siam secche, vecchio matto,?vecchio bavoso--ed altre leggiadrie;?e poi ridean tutte quante del tratto.?Ei credea delle sue galanterie?ridesser, donde anch'egli ismascellava,?sicch�� ognuno le risa raddoppiava.
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Il marchese Olivier faceva il saggio,?ed i serventi correggeva spesso.?--Io non intendo--dicea--qual vantaggio,?qual piacer sia stare alle donne appresso.?M'infastidisce oltremodo il linguaggio,?la stravaganza e il pensar di quel sesso;?io l'ho ben mille volte maledette,?perocch'elle son macchine imperfette.
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Anzi non so com'uom, ch'abbia la testa,?con quelle gazze un'ora possa stare.?Vi giuro, pi�� la donna m'�� molesta?quando la dotta e la saggia vuol fare.?S'ella avr�� ben danzato ad una festa,?e l'_andrienne_ si sent�� lodare,?questo le basta a uscir fuor di se stessa?e a giudicarsi qualche monarchessa.
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Come mai non v'ammazzan le pretese?c'han sopra voi per quanto lungo �� l'anno??a quelle ciarle, a quelle lor contese?come non affogate dall'affanno?--?Cos�� gridava Olivieri marchese;?ma vendea nondimen rascia per panno,?e si sapea che in certe catapecchie?era lo spasimato di parecchie.
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A' costumi cambiati, alla lettura?riformata ed all'ozio ed alla pace,?cambiata non avea la sua natura?Gan da Pontier, traditor pertinace.?Vero �� che i tradimenti suoi misura?e rimoderna anch'esso, e si compiace?di non trattar co' regi danno al regno,?ma in fraudi pi�� all'usanza pon l'ingegno.
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E verbigrazia, essendo assai persona?di Carlo vecchio, il conducea pel naso:?molte ingiustizie a sua santa corona?faceva fare in uno o in altro caso.?L'incarco t?rre a qualche anima buona?e darlo a un birro l'avea persuaso,?ch�� de' gran merti non ne dava un fico:?chi pi�� lo regalava era suo amico.
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Per venti scudi avrebbe querelato?di lesa maestade un suo fratello,?e s'infingeva ancor farsi avvocato?per le ragioni or di questo or di quello.?Chi s'affidava era poi consolato,?e si pu�� dir gli menasse al macello,?perch'egli proteggeva tutti quanti,?ma la ragione avea quel da' contanti.
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E nondimeno ogni giorno alla messa,?anzi alle messe andava: si pu�� dire?che n'ascoltava con faccia dimessa?tre o quattro, che pareva il _Dies irae_.?Ed ogni settimana si confessa,?e a dir ?_mea culpa_? si facea sentire;?massime quando avea l'assoluzione,?mette sospir ch'assordan le persone.
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Quando giurare a qualchedun volea,?acci�� credesse le bugie la gente:?--Per quella santa confession--dicea--?che feci stamattina indegnamente.--?E s'un giurava per Dio, si torcea?facendosi la croce prestamente;?e poi, volgendo l'occhio, dicea piano:?--Non nominate il Signor nostro invano.--
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Ma scandol sempre giva mulinando:?mai non tenea la sua mente in quiete.?Talor soletto andava passeggiando?l�� dove son le dinunzie secrete,?e in quelle bullettin ven��a gettando?contro al tal uom, al tal frate, al tal prete,?e cagionava ben mille sciagure;?poscia ingrassava udendo le catture.
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Un altro spasso avea il fraudolente:?che tenea spia di tutti gli amoretti;?poi di soppiatto avvertiva il servente?e inventava raggiri, atti e viglietti,?tal che faceva pi�� d'un uom dolente,?e nascer mille ciarle e tristi effetti,?e dissension nelle case e vergogna,?e andar gli sposi in mitera ed in gogna.
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Gan cos�� rimoderna i tradimenti?con l'aiuto de' conti di Maganza,?Griffon, Viviano, Anselmo e pi�� di venti?di que' paesi o razza o mescolanza,?i quali in viso parean buone genti,?divoti in chiesa e pieni di creanza,?ma poi la notte taluni rubavano?e alla bassetta e al faraon baravano.
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Si spacciavano ognor quelle genie?con grave ostentazion da genti oneste,?ricomponendo le fisonomie,?portando fibbie antiche e antica veste.?Oltre a ci��, le fetenti ipocrisie,?le iniquit��, che furon sempre p��ste,?derise ed abborrite dall'uom saggio,?avevano in quel secolo un vantaggio.
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De' maganzesi ipocriti cristiani,?e de' giusti cristian buone persone?avevan fatto i scrittor furbi e cani?un certo guazzabuglio, un fascellone?da non separar pi�� da ingegni umani;?in modo tal che il titol di ?briccone??era cassato dal vocabolario:?l'usava alcun talor, ma pel contrario.
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Ugger danese, che della pagana?legge alla nostra era venuto un giorno,?fatto vecchio servente a Galerana,?con essa tutto il d�� facea soggiorno,?perch'ell'era decrepita e mal sana.?Ugger fedele l'era sempre intorno,?allo sputo porgendole la tazza,?n�� pi�� si ricordava la corazza.
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Poich�� tra lor ragionato s'avea?di quel che giova al viver nostro e nuoce,?Galerana il rosario fuor mettea?ed ambidue si facevan la
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