La Coscienza di Zeno | Page 9

Italo Svevo
già l'aveva vuotato e subito diresse gli occhi vivaci alla bottiglia. Fu perciò lei stessa che mi diede l'idea di ubriacarla. Ma non fu mica facile!
Non saprei ripetere esattamente quello ch'essa mi disse, dopo aver ingoiati varii bicchierini, nel suo puro dialetto triestino, ma ebbi tutta l'impressione di trovarmi da canto una persona che, se non fossi stato stornato dalle mie preoccupazioni, avrei potuto stare a sentire con diletto.
Prima di tutto mi confidò ch'era proprio cosí che a lei piaceva di lavorare. A tutti a questo mondo sarebbe spettato il diritto di passare ogni giorno un paio d'ore su una poltrona tanto comoda, in faccia ad una bottiglia di liquore buono, di quello che non fa male.
Tentai di conversare anch'io. Le domandai se, quand'era vivo suo marito, il lavoro per lei fosse stato organizzato proprio a quel modo.
Essa si mise a ridere. Da vivo suo marito l'aveva piú picchiata che baciata e, in confronto a quello ch'essa aveva dovuto lavorare per lui, ora tutto avrebbe potuto sembrarle un riposo anche prima ch'io a quella casa arrivassi con la mia cura.
Poi Giovanna si fece pensierosa e mi domandò se credevo che i morti vedessero quello che facevano i vivi. Annuii brevemente. Ma essa volle sapere se i morti, quando arrivavano al di là, risapevano tutto quello che quaggiú era avvenuto quand'essi erano stati ancora vivi.
Per un momento la domanda valse proprio a distrarmi. Era stata poi mossa con una voce sempre piú soave perché, per non farsi sentire dai morti, Giovanna l'aveva abbassata.
- Voi, dunque--le dissi--avete tradito vostro marito.
Essa mi pregò di non gridare eppoi confessò di averlo tradito, ma soltanto nei primi mesi del loro matrimonio. Poi s'era abituata alle busse e aveva amato il suo uomo.
Per conservare viva la conversazione domandai:
- è dunque la prima delle vostre figliuole che deve la vita a quell'altro?
Sempre a bassa voce essa ammise di crederlo anche in seguito a certe somiglianze. Le doleva molto di aver tradito il marito. Lo diceva, ma sempre ridendo perché son cose di cui si ride anche quando dolgono. Ma solo dacché era morto, perché prima, visto che non sapeva, la cosa non poteva aver avuto importanza.
Spintovi da una certa simpatia fraterna, tentai di lenire il suo dolore e le dissi ch'io credevo che i morti sapessero tutto, ma che di certe cose s'infischiassero.
- Solo i vivi ne soffrono!--esclamai battendo sul tavolo il pugno.
Ne ebbi una contusione alla mano e non c'è di meglio di un dolore fisico per destare delle idee nuove. Intravvidi la possibilità che intanto ch'io mi cruciavo al pensiero che mia moglie approfittasse della mia reclusione per tradirmi, forse il dottore si trovasse tuttavia nella casa di salute, nel quale caso io avrei potuto riavere la mia tranquillità. Pregai Giovanna di andar a vedere, dicendole che sentivo il bisogno di dire qualche cosa al dottore e promettendole in premio l'intera bottiglia. Essa protestò che non amava di bere tanto, ma subito mi compiacque e la sentii arrampicarsi traballando sulla scala di legno fino al secondo piano per uscire dalla nostra clausura.
Poi ridiscese, ma scivolò facendo un grande rumore e gridando.
- Che il diavolo ti porti!--mormorai io fervidamente. Se essa si fosse rotto l'osso del collo la mia posizione sarebbe stata semplificata di molto.
Invece arrivò a me sorridendo perché si trovava in quello stato in cui i dolori non dolgono troppo. Mi raccontò di aver parlato con l'infermiere che andava a coricarsi, ma restava a sua disposizione a letto, per il caso in cui fossi divenuto cattivo. Sollevò la mano e con l'indice teso accompagnò quelle parole da un atto di minaccia attenuato da un sorriso. Poi, piú seccamente, aggiunse che il dottore non era rientrato dacché era uscito con mia moglie. Proprio da allora! Anzi per qualche ora l'infermiere aveva sperato che fosse ritornato perché un malato avrebbe avuto bisogno di esser visto da lui. Ora non lo sperava piú.
Io la guardai indagando se il sorriso che contraeva la sua faccia fosse stereotipato o se fosse nuovo del tutto e originato dal fatto che il dottore si trovava con mia moglie anziché con me, ch'ero il suo paziente. Mi colse un'ira da farmi girare la testa. Devo confessare che, come sempre, nel mio animo lottavano due persone di cui l'una, la piú ragionevole, mi diceva: "Imbecille! Perché pensi che tua moglie ti tradisca? Essa non avrebbe il bisogno di rinchiuderti per averne l'opportunità. " L'altra ed era certamente quella che voleva fumare, mi dava pur essa dell'imbecille, ma per gridare: "Non ricordi la comodità che proviene dall'assenza del marito? Col dottore che ora è pagato da te!".
Giovanna, sempre bevendo, disse:--Ho dimenticato di chiudere la porta del secondo piano. Ma non voglio far piú quei due piani. Già lassú c'è sempre della gente e lei farebbe una bella figura se tentasse di scappare.
- Già!--feci io
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