La Campagna del 1796 nel Veneto | Page 4

Eugenio Barbarich
Serenissima. Le parvenze esterne dell'imperio, alle quali si affidava buona parte del suo prestigio presso le popolazioni soggette, erano precipitate a quel tempo in uno stato di abbandono colpevole. ?Le fortificazioni di Levante, della Dalmazia e dell'Albania--scriveva nel 1782 il brigadiere degli ingegneri Moser de Filseck al Doge--sono in uno stato di desolazione tale da commuovere a riguardarle... A Zara, ogni parte delle opere componenti i recinti e le fortificazioni è in rovina... Spàlato è in decadimento, ed un nemico può eseguirvi un colpo di mano, a suo talento... Lo stato infine del forte S. Francesco a Cerigo fa rabbrividire pel decoro del Principato?[12].
Le armi vecchie e rugginose avevano dunque disamorato i venturieri a detergerle in Italia, ed Oltremare. Restava soltanto qua e là per la Dalmazia ed in Levante qualche guizzo del fulgore antico, raccomandato ad un sentimento di gratitudine giammai sopito nel cuore delle genti d'altra riva dell'Adriatico verso la Veneta Repubblica, che le aveva raccolte sotto le proprie ali nei tempi più travagliati della Cristianità e difesi contro il Turco. Ed a questi sentimenti, le ultime compagnie di ventura italiane avevano raccomandato i loro estremi giorni di vita a Venezia.
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L'altra fonte delle milizie venete era rappresentata dalle _cerne _, che fornivano soldati dei luoghi ordinati con previdenze territoriali, specie di Landwehr che si levava in tempo di guerra o di neutralità a rincalzo dei mercenari, cioè dei provvisionati. Le cerne venete, o soldati d'ordinanza, emanavano adunque direttamente dal pensiero politico e militare di Nicolò Macchiavelli, che volle l'istituto delle milizie nazionali tratto dal popolo pedestremente armato[13].
Costituiva il nerbo delle cerne l'elemento rurale dei domini di Terraferma e d'Oltremare, cui la Serenissima aveva fatto larghe concessioni per rinfrancarlo nel suo innato spirito conservatore ed adescarlo a servire, lietamente ed in buon numero, nella milizia regionale. Di queste prime pratiche conservò memoria il Bembo.
?Deliberò il Senato--egli scrisse--che, nel Veronese, l'anno 1507, un certo numero di contadini che potessero armi portare, si scegliesse e descrivesse; i quali all'arte militare si avvezzassero, e costoro liberi da tutte gravezze fossero, acciò più pronti alle cose della guerra essere potessero, e chiamati alle loro insegne incontanente v'andassero. Il qual raccoglimento di soldati di contado agli altri fini della Repubblica (come suole l'uso essere di tutte le cose maestro) in breve passò e si diffuse. Il perchè ora le ville ed i ragunamenti degli uomini del contado di ogni città, parte de' suoi hanno che a questa cosa intendono, di essere armati ed apparecchiati di maniera che, senza spazio, alla guerra subitamente gire e trovarsi e servire alla Repubblica e per lei adoperare si possono. E queste genti tutte soldati di ordinanza, o cernite, si chiamarono?[14].
La guerra della lega di Cambrai, combattuta per l'integrità dei domini della Signoria, consolidò questa milizia paesana e la fece popolare, ad onta dei tentativi fatti per denigrarla--più che tutto dopo lo sbaraglio di Vailate--per opera dei troppo interessati fautori delle milizie assoldate, gli industriali della guerra d'allora. In sostanza, si voleva rovesciare sopra i soldati di ordinanza un po' di quel discredito e di quella noncuranza di cui gli eserciti regolari furono sempre prodighi verso le ?guardie nazionali?.
Il grande vantaggio delle cerne consisteva, anzitutto, nel loro costo sensibilmente minore in confronto del necessario per mantenere un eguale numero di soldati di mestiere. Toccava infatti al comune di descriverle, di armarle e d'inquadrarle in centurie; laddove questo còmpito, per i soldati di mestiere, toccava ai capi-leva che ne ritraevano un utile per sè e per la compagnia. Anche i gradi delle cerne, fino a quello dei capi di cento incluso, si attribuivano di massima per elezione nei villaggi che contavano il maggior numero di descritti.
Gli obblighi di questi ultimi erano limitati a cinque mostre o rassegne annuali (_mostrini_), oltre a talune riviste straordinarie (_generali_) in luoghi designati, con il comune consenso dei soldati medesimi, escluse però le fortezze, le terre murate, i castelli ed i grossi villaggi. Epperciò le rassegne si compievano d'ordinario in rasa campagna.
Le cerne dovevano presentarsi alle rassegne con le armi che avevano personalmente in consegna dai comuni, come si pratica per lunga tradizione nella Svizzera: le assenze erano punite con la descrizione a galeotto, oppure con la multa di 5 ducati[15]. In queste rassegne le cerne ricevevano la polvere da moschetto, il piombo e la corda occorrenti per confezionare li scartocci, i quali erano poi verificati dai capitani alla presenza dei capi di cento.
Con queste munizioni i soldati si esercitavano al palio, vale a dire al tiro a segno nei campi appositamente stabiliti.
Dal lato economico adunque le cerne rappresentavano un notevole vantaggio per le finanze della Signoria, una vàlvola di sicurezza all'aprirsi delle guerre, perchè esse esimevano lo Stato dal ricorrere--sotto la pressione del bisogno e sotto il giogo della domanda--al mercato sempre sostenuto dei soldati di mestiere.
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Ma il vantaggio delle
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