Il Tenente dei Lancieri | Page 7

Gerolamo Rovetta
vicino al babbo, gli tocca il gomito, gli strizza l'occhio, fa l'atto di tirare un colpo colla stecca del biliardo:
--Si va a prendere una boccata d'aria? Saperlotte! Quattro passi e poi si torna!
Invece, quando il signor Daniele tornò a casa col figliuolo, la mezza era sonata da un'ora. Avevano fatto cinque o sei giri in Galleria, e Giacomo, ad ogni giro si era scostato dal babbo per spiare dai cristalli del caffè Biffi se vedeva il tavolino coi soliti amici: non c'era nessuno.
--Saperlotte!
--Andiamo a dormire: è molto meglio.
Il signor Daniele pareva avesse il presentimento d'una grande disgrazia. Ma il figliuolo entrò diritto nel caffè, e lui, par non lasciarlo solo, gli tenne dietro sospirando.
--Un punch frappè! Molto frappè!
Giacomino allungò le braccia, tirò fuori i polsini dalle maniche, accese una sigaretta e domandò lo Sport illustrato e il Figaro.
Il babbo lo contemplava estatico.
--Fumi troppo, ti farà male--gli disse poi con un tono di voce sommesso e carezzevole.
Giacomo, per tutta risposta, fece passare il fumo della sigaretta per il naso come i Turchi, poi lo inghiottì come gli Spagnuoli; poi, alzando il capo, vide fermarsi poco innanzi al suo tavolino una bella signora, mezzo vestita da uomo, accompagnata da un giovanotto con un soprabitino cortissimo e un berettino di panno bigio; la signora cercava un posto dove sedersi: ma il caffè era tutto pieno.
--Si accomodi, prego--esclamò il giovane Trebeschi alzandosi e inchinandosi con perfetta galanteria. Si alzò quasi subito anche il signor Daniele, ma per la confusione il cappello gli scivolò di mano e andò a cadere sotto il tavolino.
--Merci, monsieur.
Il giovanotto fece un gran saluto col berrettino stendendo il braccio all'inglese, e la signora,--Merci, messieurs--si accomodò fra Giacomo e Daniele.
Quest'ultimo, seduto a mezzo sulla sedia per tenersi il più possibile lontano dalla signora, cominciava a guardarla di sottecchi.
Essa aveva un soprabito come un uomo, ma era un gran bel... soprabito.
Dopo alcune domande, buttate là a caso da Giacomino, si avviò subito un'animatissima conversazione. Il signor Daniele stava attento, a bocca aperta, ma capiva poco perchè parlavano in francese e molto in fretta. Ad un tratto vide Giacomino alzarsi; si alzò subito anche lui, credendo di andar via; invece c'erano le presentazioni: il tic di Giacomino.
--Mon père--poi voltandosi--Mademoiselle Fanny Richard.
--Monsieur Richard, le frère de mademoiselle.--Ah, era suo fratello!...
Il signor Daniele s'inchinò, riafferrò a tempo il vecchio cilindro che gli scappava di mano un'altra volta, poi mentre Giacomo chiamava il cameriere e gli ordinava due altri punch frappès, disse sottovoce al figliuolo che avrebbe preso anche lui un'acqua d'arancio. E fu contento di quella risoluzione. Dinanzi alla sua acqua d'arancio, si sentiva tornare il coraggio, aveva qualche cosa per occupare il tempo e le mani, e, bevendo l'aranciata a sorsi, poteva sbirciare a suo bell'agio madamigella Fanny.
Sotto il soprabito essa aveva la giacchettina e il gilet bianco, la camicia, la cravatta, tutto come un uomo.
--Ah, il giovinetto non era che suo fratello--continuava a pensare il signor Daniele, e guardava la signorina con maggior fiducia.
Quella madamigella era proprio... un bell'ometto!
La grazia femminile risaltava in lei maggiormente per il contrasto dell'abito. I labbruzzi procaci, bagnati dal punch frappé, parean foglie di rosa. Daniele continuava a star attento, a sorridere quando ridevano gli altri e a non capire. Gli pareva che parlassero di cavalli: certo dovevano parlar di cavalli. Giacomino ci prendeva tanto gusto! Giacomino andava matto per i cavalli! Certe volte rimaneva estatico persino dinanzi ai brum di porta Romana. E il babbo, dopo aver guardato con compiacenza il figliuolo, tornava a bere un sorso d'aranciata e tornava a rimirare la signorina. A un tratto egli arrossì, abbassò gli occhi. Madamigella Fanny aveva caldo, si era sbottonata, con una rapida scorsa della mano scintillante di gemme, tutta la giacchettina e lo splendore del gilet bianco aveva abbarbagliato il signor Daniele. Giacomo e gli altri parlavano proprio di cavalli. Figurarsi! Erano due cavallerizzi del Circo Stanislao.
Ma niente sottanino corto; ?amazzone? e ?alta scuola?. Madamigella e monsieur Richard erano ricchi proprietari di una scuderia in Inghilterra, artisti per passione; l'ippodromo era uno sport.
Giacomino spiegò tutto questo al babbo, soggiungendo con calore:--E domani sera un gran debutto al Dal Verme!
Domani sera?...
Quel domani sera ricordò al signor Daniele il ritorno della moglie che aveva dimenticato. Il pover'uomo si rannuvolò, sospirò, e fece cenno al figliuolo che era tardi, era ora di tornar a casa.
Ma che! Giacomino faceva il bravo col suo francese!... già aveva sempre preso il dieci anche a scuola; e parlava persino coll'erre!
--Voi dovete essere--come si dice,--molto fiero di vostro figlio--esclamò ad un tratto madamigella Fanny, rivolgendosi a Daniele, sforzandosi di parlar italiano, e guardandolo per la prima volta con certi occhi neri e luccicanti che diventavano sempre più grandi.
Il babbo sorrise: chinò in fretta la testa arruffata e si accostò il bicchiere alle labbra per bere un altro sorso d'aranciata, ma il bicchiere era vuoto..
Dopo aver
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