Il Tenente dei Lancieri | Page 2

Gerolamo Rovetta
e a strapazzare colla voce fievole e rotta, scrollando il capo faticosamente.
--No! no! no!... Quando non c'era lei, non sapevano far niente, niente!... Erano tanti babbei, tanti mangiapane, che colla loro indolenza e incuria volevano mandarla in rovina.
L'orgoglio, le gioie, le ansie della maternità essa le aveva provate e le provava; ma per quella sua azienda, per la ditta, per i suoi quattrini, accumulati col suo sudore e col sangue del suo sangue. Stava in palpiti solo quando si spargeva la voce del possibile fallimento di un suo banchiere o corrispondente. S'inebriava di gioia solo quando le riusciva un bel colpo.
Menava vita regolare. All'alba entrava nel fondaco, dietro al signor Daniele che le apriva la porta e non risaliva altro che la sera tardissimo, qualche volta a notte inoltrata, facendo lume al marito, che sotto i suoi occhi doveva richiudere diligentemente la cassa, i cassetti, gli usci, la porta. Anche, la domenica, quando i commessi se n'erano andati, la signora Maddalena teneva tuttavia nello scrittoio il signor Daniele a rifare tutti i conti, a stendere il bilancio della settimana. Era quella la sua vita, era quello il suo ambiente; per lei la giornata più lunga dell'anno era il Natale, perché doveva, tener chiuso e lasciar andar il signor Daniele a Melegnano, a portare il panettone e gli augur? a' suoi parenti.
Quella mattina strapazzava anche per il resto della giornata:
--Non pensavano altro che a divertirsi, a far festa, a buttar via quattrini a cappellate! Lei sola aveva nel sangue, come quel pover'uomo di suo padre, l'amore al lavoro e alla casa!...
E non usciva: anche tutto quel giorno sola soletta, intirizzita, rimaneva nel suo bugigattolo, scartabellando lo scartafaccio, e passando e ripassando il portafoglio delle cambiali. In quell'androne chiuso, durante il pomeriggio di Natale, il silenzio era profondo e cupo: e soltanto in fondo, nel buio, crepitava il lampadino acceso dinanzi alla Santa Casa di Loreto.

II.
La ditta Monghisoni commerciava in olio, formaggio, aringhe salate, baccalà, ma lavorava molto anche in cambiali. Il saggio dello sconto variava dall'otto al dieci per cento.
--Tutto sommato--esclamava la signora Maddalena--un poco più un poco meno, quello che si paga anche alla Banca; e posso vantarmi che per onestà, dopo morto quel bonomo di mio padre, come me non c'è nessuno.
Ma ?la ditta? non ammetteva, nè rinnovazioni, nè pagamenti parziali, nè acconti sul capitale.
--Io sono puntualissima ne' miei impegni; e tutti devono essere puntualissimi con me. Regola generale!
In questa idea la signora Maddalena si era intestata in modo che non c'era verso di smuoverla: non lo faceva per avarizia, ma quasi per puntiglio. Magari, di lì a poco, tornava a prestare la stessa somma ed anche una più grossa, ma il giorno della scadenza--regola generale--bisognava pagare.
Il sarto di casa, un vecchio portinaio di via San Barnaba, era venuto per vestire d'inverno tutti i Trebeschi; e la signora Maddalena gli stava appunto rifiutando la rinnovazione che il povero diavolo le domandava per una sua cambiale di novantacinque lire.
--Capirà, signora Maddalena, può farmi questo favore! senza arrischiar nulla: fra pochi giorni, quando le porto gli abiti fatti, lei stessa si tratterrà le novantacinque lire sul mio conto.
La signora Maddalena scrollava il capo:--No, no, no! Sono complicazioni che non mi vanno. Oggi scade la vostra cambiale e dovete pagarla. Quando poi mi porterete gli abiti finiti, in perfetto ordine, io allora vi pagherò il vostro conto. Vecchio mio!... Si cammina come un orologio; anzi, molto meglio, perché gli orologi vanno sempre male e io vado sempre bene.
Ciò detto, uscì dallo scrittoio e chiamò il marito che, per ordine gerarchico e di anzianità, doveva essere il primo a farsi prendere la misura.
--Daniele!...
Ma Daniele, in quel frastuono rimbombante, non udì, e non rispose subito.
--Dààniele! Sei sordo?--ripetè quasi urlando la signora Maddalena.--E sì, per diana, posso vantarmi di aver i polmoni di mio padre: Dààniele!
--Eccomi! eccomi!--e il signor Daniele sbucò di dietro a due facchini che facevano rotolare un barile sopra un lungo carretto a mano.
--Presto, la misura.
La signora Maddalena si era appoggiata col gomito a due pezze di panno color bigio ?resistente? che aveva comperato apposta per vestire tutta la famiglia, e mentre il sarto prendeva le misure al signor Trebeschi, Maddalena dava le opportune istruzioni.
--Giacca, gilet e pantaloni; largo, comodo; e buone fodere, mi raccomando.
--Non dubiti, signora, Maddalena.
Poi il sarto, mentre teneva alzato un braccio del signor Daniele per prendergli la misura della manica, domandò, sempre rivolgendosi alla signora Maddalena:
--Facciamo a un petto solo, o a due?
--A due, a due petti! Così, all'occorrenza, gli può servire anche da, paltò. Io, che ho la testa sulle spalle, ho sempre tutte le viste. Ha finito?
--Sissignora.
--E uno! Adesso a quest'altro!
E mentre il signor Daniele, che si era lasciato girare e rigirare dal sarto senza mai dire una parola, tornava frettoloso là donde era venuto, Maddalena ricominciò a gridare con quanto fiato aveva; in gola:
--Temistocle! Temistocle!
Comparve,
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