nel suo viglietto di ieri mi chiedesse udienza per affari, anch'ella....
--Per affari!--dissi, brutalmente colpito.--Per affari, no: per cose di sommo rilievo, sì.
--Dunque, affari;--perseverò testardo il signor Folengo,--è question di nomi. Sto a sentirla.--
M'avvidi ch'egli sapeva già di che cosa io volevo parlargli; ma, in quel momento, io rappresentava un postulante, e per sistema, il signor Pietro non faceva mai un passo verso questa categoria d'uomini. S'io non avessi trovato sùbito le parole adatte, egli avrebbe aspettato anche un quarto d'ora, con olimpica serenità, senz'offrirmi il modo d'entrare in argomento.
Guardai fuori della finestra chiusa, riparata da tendine bianche; oltre la quale si vedevan gli alberi del giardino, spogli di fronde, sotto il cielo bigio d'ottobre; alcuni colombi selvatici s'erano appollajati sui rami e tubavan malinconicamente. Non faceva ancor freddo; ma il mese era assai triste, e l'ora--tra le cinque e le sei del pomeriggio,--piena di memorie.
--Io non sono un grande oratore,--dissi sorridendo,--e per questo non userò circonlocuzioni. Che cosa pensa ella di me, signor Folengo?--
Qui avevo deluse le aspettazioni del mio interlocutore, e me n'ero accorto sùbito dall'impaccio in che la domanda l'aveva gettato. Il signor Pietro pensava di me ogni bene, e per questo avevo osato chiedergli la sua opinione; ma è sempre difficile dichiarare una simpatia senza limiti a una persona, la quale è tutto il nostro opposto per idee, per passato, per modo d'intender la vita; anche più difficile era nel nostro caso, in quanto il signor Folengo sapeva benissimo dov'io tendeva, ed era per ciò in obbligo d'esprimersi senza frasi, senza generare in me il sospetto ch'egli dicesse per dire, per cavarsela.
--Io non giudico--egli rispose--dalle parole, ma dai fatti. Certo, io so come di lei si sia molto parlato in altri tempi e con diversi criter?; e so pure come, se si volesse giudicarlo dalle sue opinioni....
--Lei non mi farà torto--interruppi--di credere che le opinioni espresse in un salotto o in un caffè sieno le mie....
--No,--disse gravemente il signor Folengo.--So appunto che la gioventù nostra ha questo vezzo pericoloso di mettere innanzi delle idee che nella pratica della vita non vorrebbe mai applicare. Perciò, io mi tolgo affatto da questo campo e, come le dicevo, baso il mio giudizio sulla vera essenza della sua indole, per quello ch'io ne ho intravisto.
Respirò a lungo e proseguì:
--A rassicurarla immediatamente, le affermo che il mio giudizio su di lei è ottimo.
Questa volta respirai io. La pomposità delle frasi che ascoltavo, andava persuadendomi sempre più vero quanto io aveva presentito: il signor Folengo sapeva lo scopo della mia visita; non solo, ma aspettandosela da un giorno all'altro, aveva preso ragguaglio d'ogni cosa che mi riguardava, del mio stato finanziario, de' miei amori morti, delle mie abitudini, de' miei difetti; notavo quasi con vergogna ch'io era vilissimo in quell'istante e che se il signor Folengo m'avesse imposta l'abjura d'ogni credenza più antica, la rinuncia ad ogni orgoglio più accarezzato, io avrei abjurato, io avrei rinunciato, pur d'effettuare la mia speranza.
--è ottimo in questo senso,--riprese il Folengo;--che ella è di gran lunga migliore di quanto vorrebbe sembrare; che ella ha dato troppo peso a sciagure intime e ha troppo generalizzati i suoi casi, scambiando l'uomo e il mondo per gli uomini e il mondo che le furono d'attorno lunghi anni. Ora, questo non è; ella è assai giovane; ha maniera di ricredersi, e nonostante certe sentenze scettiche delle quali s'è imbevuto, ella a ricredersi volge ogni speranza, ogni forza d'animo.
Io restava in silenzio, perchè intuivo che l'orazione del signor Folengo non sarebbe così presto finita; mi pareva il discorso prendere un atteggiamento troppo diplomatico, e aumentarmi le difficoltà non piccole della mia domanda; ma riservavo un'interruzione che avrei fatta non appena se ne fosse offerta l'opportunità.
--Si vorrebbe da lei,--continuò il mio giudice,--una maggior coerenza fra le azioni e le parole, una schietta ribellione a tutti i dogmi che l'infracidita società nostra va infiltrando nei giovani. Ma già, questo vien dall'esperienza, dalla critica, è frutto dell'età più vecchia.--
Pausa. Il signor Folengo,--la cui testa cominciava a entrar nella penombra della camera, mentr'io rimaneva ancora in luce, colla finestra di contro--si portò all'indietro col corpo, quasi prendesse la rincorsa, e giunse inaspettatamente alla conclusione, per esaurimento delle frasi magnifiche.
--Insomma, caro signor Sergio, io non ho che a finire come ho cominciato. Ella è per me gentiluomo irreprovevole, al quale è onore proferir dell'amicizia e dal quale è ambizione ottenerla.... Del resto, io non so rendermi ragione di quest'inchiesta non aspettata; sono sorpreso....
Notai che il signor Folengo s'era sorpreso un po' tardi, quando cioè aveva comodamente espressi i pochi pensieri che la mia persona e la mia vita gli suggerivano.
--Era necessario,--interruppi,--per ambedue; io la ringrazio assai del concetto ch'ella nutre di me, e spero di poterne sempre esser degno....
Guardai di nuovo fuor della finestra; i colombi selvatici erano spariti dagli alberi. Udii la pendola sul caminetto suonar
Continue reading on your phone by scaning this QR Code
Tip: The current page has been bookmarked automatically. If you wish to continue reading later, just open the
Dertz Homepage, and click on the 'continue reading' link at the bottom of the page.