Il Benefattore | Page 9

Luigi Capuana
mamma te lo adatterà. Hai la mamma?
--No.
--è morta?
--Chi lo sa?
--Sua madre è in carcere, per falsa testimonianza--spiegò il dottore vedendo lo stupore di miss Elsa a quella risposta.
--Poverino! Hai il padre però.
--è in prigione anche lui, per omicidio, e non ne uscirà vivo probabilmente--soggiunse il notaio.
--E gli altri parenti? domandò miss Elsa.
--Non ho nessuno--rispose il ragazzo.
--Come vivi?
--Cara signorina,--disse il notaio--ci vuol così poco per vivere nella sua condizione e alla sua età!
--Perchè non lo mettono in un asilo di orfani? Può essere calcolato per tale. Qualcuno dovrebbe occuparsene.
--Ma ce n'è venti, trenta, cinquanta nello stesso caso! Che vuol provvedere? Mancano i mezzi.
--Verrai domattina?--tornò a domandargli miss Elsa con voce intenerita dalla commozione.
--Eccellenza, sì.
--Perchè ti sei accostato a noi? Chi t'ha detto:--Va'ad ascoltare quel che dicono?
Afferrato improvvisamente per un braccio e colto alla sprovveduta da questa domanda di Paolo, il ragazzo si smarrì, e balbettò:
--Me l'ha detto... me l'ha detto... Nessuno me l'ha detto--poi si corresse, accigliato.
--Chi te l'ha detto, sì? Non esser bugiardo
--Il dottor Medulla...--confessò il ragazzo piagnucolando sotto la forte stretta della mano che lo aveva agguantato.
--Oh!--esclamò miss Elsa, indignata.--E perchè?
--Per niente signorina; perchè quel signore non ha altro da fare... e perchè...
--Il perchè lo so io, notaio--lo interruppe Paolo Jenco che si mordeva le labbra, fremente.
--Adoprare un ragazzino per un atto così vile!... Non avrei mai creduto che il dottor Medulla fosse capace di questo!
--è un imbecille presuntuoso e vigliacco!
--Non si arrabbi, signor Jenco!--disse miss Elsa aggiungendo alla gentilezza delle parole la dolcezza d'uno sguardo che pregava.
--Senti,--proseguì Paolo--va' a rapportargli: Don Paolino diceva che voscenza è un buffone.
--No,--intervenne il notaio.--Non gli dirai niente. Sarebbe troppa soddisfazione per quel pettegolo. E vi andrebbe di mezzo la signorina. Non gli dirai niente, hai capito?--continuò rivolto al ragazzo--se no, ti darò quattro scoppole e quattro calci io.
--Niente, eccellenza, sì; niente! Bella Madre Santissima!
--E domani andrai laggiù, dalla signorina Ti darà il vestito.
--Eccellenza, sì!
--Far fare la spia a un ragazzo!... Ma perchè?... Oh!
Il dolce viso di miss Elsa era diventato così severo e le sue rosee labbra si erano così scolorite, che il notaio sentì pietà di lei e stringendole una mano la confortava:
--Signorina, il mondo è cattivo!

VIII.
Scendevano, silenziosi, per lo stradone; miss Elsa con gli occhi bassi e le ciglia un po' corrugate, quasi facesse un insolito sforzo di riflessione; Paolo Jenco mordendosi le labbra, con gli sguardi ancora lampeggianti di sdegno, che però si addolcivano di tratto in tratto, quando li rivolgeva a osservare la signorina, quantunque il silenzio e l'atteggiamento di lei lo rendessero perplesso nel risolversi a dirle quel che gli tumultuava nel cuore.
Improvvisamente miss Elsa rizzò il capo, spalancò gli occhi ed esclamò soddisfatta:
--Ho capito!
--Che cosa?--domandò Paolo maravigliato.
--Il segreto di mio padre.
--Ha un segreto anche per lei?
--Non sapevo spiegarmi per quale ragione, da quasi un anno, noi viviamo proprio isolati laggiù a Villa Elsa, evitati, dovrei dire.
--Oh!... Miss Elsa!
--Da principio non è stato così. Fin alcune signore di Settefonti si benignavano di farci qualche visita, di accettare i nostri inviti. Ricorda che belle giornate di intima allegria? E che serate, quando quei signori, partivano di là a notte alta, al lume di luna? Io rimanevo su la terrazza del Cottage per vederli salire verso il paesetto, a piccole brigate di tre, di quattro persone; per rispondere ai loro saluti da lontano, che risonavano limpidissimi per la vallata; per ascoltare i violini, i flauti, le chitarre e gli strumenti di ottone che chiudevano la marcia e si affievolivano, si affievolivano, quasi la fatica della ripida salita smorzasse il fiato ai suonatori venuti sul tardi a far la serenata agli invitati ed a noi... Poi, a poco a poco, le visite diradarono, e gli invitati risposero scuse che avevano l'aria di pretesti per non accettare. E anche mio padre diradò le sue gite a Settefonti, che servivano, soleva dire, a sgranchirgli le gambe. Fedeli sono rimasti lei, suo padre, il notaio e... il dottor Medulla.
--Non lo nomini neppure!
--E ogni volta che io ho domandato a mio padre:--Ma perchè?--mio padre si è fatto un po' scuro in viso e mi ha risposto con apparente noncuranza:--Paese che vai, usanza che trovi!--Brutta usanza!--pensavo. Ora, dopo quel che è accaduto poco fa col ragazzino... Che abbiamo fatto di male mio padre, mia madre, la zia, io?... E perchè mio padre non è più chiamato, come una volta: il Benefattore?
--Perchè il mondo è cattivo, gliel'ha detto il notaio.
--è stato ed è davvero un benefattore; posso proclamarlo con orgoglio.
--Appunto per ciò!... E fossero soltanto essi cattivi ed ingrati! Ma costringono ad essere o ad apparir tali anche gli altri, perchè non tutti abbiamo la forza e il coraggio di ribellarci a un pregiudizio, di opporci a un'ingiustizia... Io, che lei stima meno cattivo di parecchi, io sono un vigliacco... me lo lasci dire; un vigliacco! Mio padre è peggio di me, perchè la vigliaccheria gli
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