che si diletta spacciare sfrontatamente anella ed orologi falsi per buoni, truffando in pubblico ed in pieno giorno, senza che i reclami della gente gabbata producano la menoma alterazione nelle sue abitudini. Pugilatore intrepido, famoso giuocatore di carte con sicura vittoria, introduttore in case di dubbia fama e per ultimo spia: costui si distingueva dagli altri per la facondia, per le maniere affettate che ha preso ad imprestito dai pi�� famosi damerini, non che per l'eleganza e per la ricercatezza del suo vestiario. Esso �� laggi�� soprachiamato Narciso.
Gli ultimi due offerivano anche maggiori contrasti dei tre da noi delineati. L'uno in quell'antro era chiamato Bruto, l'altro Catone; ambedue dell'et�� di circa vent'anni, avevano tali maniere, tale fisionomia che gl'indicava appartenenti alla classe pi�� elevata dei cittadini. Il loro contegno era freddo e severo, e dominavano senza pur volerlo sugli altri convitati. Bruto alla sua gravit�� abituale mesceva un egualmente abituale riso beffardo; Catone faceva pompa di un pretto cinismo: ambedue ritenevano per certo di essere qualche gran che nel mondo, e i loro discorsi concentrati facevano spicco di fronte alle sguaiate balordaggini dei loro compagni di taverna e di tavola. I primi tre, durante i preparativi della cena, giuocavano al giuoco clamoroso della briscola e bevevano e bestemmiavano copiosamente e per burla; il che non impediva ai signori Catone e Bruto di continuare nella seria discussione di un grave argomento tutto di pubblico interesse.
--Ma verr��? dimand�� Bruto al compagno.
--Verr�� sicuro, replicava Catone, colui non pu�� mentire alle sue promesse. �� uomo su cui riposa la felicit�� di tanti milioni d'uomini.
--Ma su cosa spera egli?
--Sul diritto, sulla bont�� della causa.
--Armi?
--Ci saranno, ma vuolsi prima porre in bilancia la volont�� suprema, invariabile, eterna.
--Carico a briscola.
--Ti pigli un dolore! urlavano i giuocatori mentre l'uno di essi rovesciava il mazzo delle carte sul viso dell'altro, e l'offeso rispondeva vibrandogli contro il boccale del vermutte, che inond�� la tavola e spruzz�� i due filosofi; i quali continuando pacificamente,
--La nostra missione durer�� un pezzo, ma ci vuole costanza, disse uno dei sapienti asciugandosi il corpetto e il viso umettati dal caduto liquore.
--Giuro a D....
--Ti ho un paolo.
--Maladetto Narciso! ubriaco porco, mi hai rubato dieci lire.
--Zitto l��, borsaiolo d'inferno; a me dai del ladro? a me? tu, avanzo di galera? To' questo.--E cos�� dicendo cacci�� il Cacanastri sotto la tavola.
--Ahi! ahi! mi hai rotto una costola.
--Una di pi��, una di meno, sclam�� ridendo Topo, poco monta: non �� mica un occhio.
--Cane, interruppe la cuciniera, che tirava il fuoco sotto la padella, cane! mi fai le corna con Sandrina.
--Dio m'acciechi se �� vero, le rispose il ganzo, bella mi.... (E qui non �� lecito ripetere il gentile epiteto dell'amante....) Dio mi acciechi! Sandrina ha tanti anni quanti il brodetto.
--Ma ha dei quaini*.
* Denari nel vernacolo livornese.
--E che m'importa a me? ho bisogno dei suoi? e che? raccolgo io forse nespole?---E cav�� fuori una manciata di zecchini d'oro.
--Uh belli! da' qua, facciamo la pace.
--Non minchioni? mezzi.
--Li vo' tutti.
--Mezzi to', Concetta.
--Li vo' tutti.
--Pigliali, ruffianella.--
E cos�� dicendo se li rimesse in tasca. La bella, istizzita, lasci�� il manico della padella, la quale sdrucciolando si emp�� di cenere.
--Accidenti! grid�� la vecchia, mi tocca tutto fare da me.--
E rialzando l'utensile, vi ricacci�� il fritto ceneroso.
--Qual deliziosa innocenza di costumi! mormor�� Bruto conservando tutta la gravit�� dottorale.
--Sicuramente, replic�� Catone, ed �� perci�� che la plebe dee trionfare nella grande lotta.
--Oh bei tempi di Cincinnato!--E guard�� non volendo Topo.
--Cincinnato? parla meglio, Bruto, prese a dire Topo. Io non voglio altri soprannomi, o ti taglio la gola.--E lev�� fuori il formidabil coltello.
--Animo, ragazzi, grid�� infuriato il padrone dell'osteria, destandosi dal grave sonno ed alzandosi di sopra d'un canile che era nella stanza. Non fate chiasso, lasciate riposare i galantuomini: voi, sapienti, continu��, avete la ruzza; eh! lo credo; a te, Bruto, non mancano persone da imbrogliare, carta da insudiciare, matasse da arruffare; e tu, Catone, hai buon babbo che ti fa le spese: di voialtri canaglia �� inutile discorrere, ch�� il denaro non sapete cosa vi costa ed avete la zizzola allegra; ma io pover uomo ho bisogno di quiete, sono tre notti che non dormo per fare i sigari di contrabbando; almeno questo si chiama essere onesto. Oh��! Orsola, quanto si sta ad andare a cena?--
L'ostessa non rispose, era troppo occupata della pentola e della padella. Bruto e Catone continuarono a ragionare seriamente, come se nessun trambusto avesse luogo, ed i quattro, compreso Cacanastri intento ad asciuttarsi il sangue che dal naso gli grondava fin sulle carte, proseguirono a giuocare a briscola, come se nulla fosse successo.
--Cospettone! url�� il vecchio oste dando un'occhiata dalla parte del camino, che si fa col�� in quel mucchio? Cospettone! che? vi picchiate voialtri che siete innamorati? Oh! questa �� nuova di zecca.--
Infatti la giovinetta, ingarzullita dei bei zecchini del marinaro, gli si era gettata addosso con impeto; e questi,
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