I demagoghi | Page 6

Cesare Monteverde
che si diletta spacciare sfrontatamente anella ed orologi falsi per buoni, truffando in pubblico ed in pieno giorno, senza che i reclami della gente gabbata producano la menoma alterazione nelle sue abitudini. Pugilatore intrepido, famoso giuocatore di carte con sicura vittoria, introduttore in case di dubbia fama e per ultimo spia: costui si distingueva dagli altri per la facondia, per le maniere affettate che ha preso ad imprestito dai pi�� famosi damerini, non che per l'eleganza e per la ricercatezza del suo vestiario. Esso �� laggi�� soprachiamato Narciso.
Gli ultimi due offerivano anche maggiori contrasti dei tre da noi delineati. L'uno in quell'antro era chiamato Bruto, l'altro Catone; ambedue dell'et�� di circa vent'anni, avevano tali maniere, tale fisionomia che gl'indicava appartenenti alla classe pi�� elevata dei cittadini. Il loro contegno era freddo e severo, e dominavano senza pur volerlo sugli altri convitati. Bruto alla sua gravit�� abituale mesceva un egualmente abituale riso beffardo; Catone faceva pompa di un pretto cinismo: ambedue ritenevano per certo di essere qualche gran che nel mondo, e i loro discorsi concentrati facevano spicco di fronte alle sguaiate balordaggini dei loro compagni di taverna e di tavola. I primi tre, durante i preparativi della cena, giuocavano al giuoco clamoroso della briscola e bevevano e bestemmiavano copiosamente e per burla; il che non impediva ai signori Catone e Bruto di continuare nella seria discussione di un grave argomento tutto di pubblico interesse.
--Ma verr��? dimand�� Bruto al compagno.
--Verr�� sicuro, replicava Catone, colui non pu�� mentire alle sue promesse. �� uomo su cui riposa la felicit�� di tanti milioni d'uomini.
--Ma su cosa spera egli?
--Sul diritto, sulla bont�� della causa.
--Armi?
--Ci saranno, ma vuolsi prima porre in bilancia la volont�� suprema, invariabile, eterna.
--Carico a briscola.
--Ti pigli un dolore! urlavano i giuocatori mentre l'uno di essi rovesciava il mazzo delle carte sul viso dell'altro, e l'offeso rispondeva vibrandogli contro il boccale del vermutte, che inond�� la tavola e spruzz�� i due filosofi; i quali continuando pacificamente,
--La nostra missione durer�� un pezzo, ma ci vuole costanza, disse uno dei sapienti asciugandosi il corpetto e il viso umettati dal caduto liquore.
--Giuro a D....
--Ti ho un paolo.
--Maladetto Narciso! ubriaco porco, mi hai rubato dieci lire.
--Zitto l��, borsaiolo d'inferno; a me dai del ladro? a me? tu, avanzo di galera? To' questo.--E cos�� dicendo cacci�� il Cacanastri sotto la tavola.
--Ahi! ahi! mi hai rotto una costola.
--Una di pi��, una di meno, sclam�� ridendo Topo, poco monta: non �� mica un occhio.
--Cane, interruppe la cuciniera, che tirava il fuoco sotto la padella, cane! mi fai le corna con Sandrina.
--Dio m'acciechi se �� vero, le rispose il ganzo, bella mi.... (E qui non �� lecito ripetere il gentile epiteto dell'amante....) Dio mi acciechi! Sandrina ha tanti anni quanti il brodetto.
--Ma ha dei quaini*.
* Denari nel vernacolo livornese.
--E che m'importa a me? ho bisogno dei suoi? e che? raccolgo io forse nespole?---E cav�� fuori una manciata di zecchini d'oro.
--Uh belli! da' qua, facciamo la pace.
--Non minchioni? mezzi.
--Li vo' tutti.
--Mezzi to', Concetta.
--Li vo' tutti.
--Pigliali, ruffianella.--
E cos�� dicendo se li rimesse in tasca. La bella, istizzita, lasci�� il manico della padella, la quale sdrucciolando si emp�� di cenere.
--Accidenti! grid�� la vecchia, mi tocca tutto fare da me.--
E rialzando l'utensile, vi ricacci�� il fritto ceneroso.
--Qual deliziosa innocenza di costumi! mormor�� Bruto conservando tutta la gravit�� dottorale.
--Sicuramente, replic�� Catone, ed �� perci�� che la plebe dee trionfare nella grande lotta.
--Oh bei tempi di Cincinnato!--E guard�� non volendo Topo.
--Cincinnato? parla meglio, Bruto, prese a dire Topo. Io non voglio altri soprannomi, o ti taglio la gola.--E lev�� fuori il formidabil coltello.
--Animo, ragazzi, grid�� infuriato il padrone dell'osteria, destandosi dal grave sonno ed alzandosi di sopra d'un canile che era nella stanza. Non fate chiasso, lasciate riposare i galantuomini: voi, sapienti, continu��, avete la ruzza; eh! lo credo; a te, Bruto, non mancano persone da imbrogliare, carta da insudiciare, matasse da arruffare; e tu, Catone, hai buon babbo che ti fa le spese: di voialtri canaglia �� inutile discorrere, ch�� il denaro non sapete cosa vi costa ed avete la zizzola allegra; ma io pover uomo ho bisogno di quiete, sono tre notti che non dormo per fare i sigari di contrabbando; almeno questo si chiama essere onesto. Oh��! Orsola, quanto si sta ad andare a cena?--
L'ostessa non rispose, era troppo occupata della pentola e della padella. Bruto e Catone continuarono a ragionare seriamente, come se nessun trambusto avesse luogo, ed i quattro, compreso Cacanastri intento ad asciuttarsi il sangue che dal naso gli grondava fin sulle carte, proseguirono a giuocare a briscola, come se nulla fosse successo.
--Cospettone! url�� il vecchio oste dando un'occhiata dalla parte del camino, che si fa col�� in quel mucchio? Cospettone! che? vi picchiate voialtri che siete innamorati? Oh! questa �� nuova di zecca.--
Infatti la giovinetta, ingarzullita dei bei zecchini del marinaro, gli si era gettata addosso con impeto; e questi,
Continue reading on your phone by scaning this QR Code

 / 133
Tip: The current page has been bookmarked automatically. If you wish to continue reading later, just open the Dertz Homepage, and click on the 'continue reading' link at the bottom of the page.