I demagoghi, by Cesare Monteverde
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Title: I demagoghi I misteri di Livorno
Author: Cesare Monteverde
Release Date: July 9, 2007 [EBook #22026]
Language: Italian
Character set encoding: ISO-8859-1
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Egli guardava sul mare che, in quella sera quietissimo, rifletteva i raggi della luna.
Vol. I, pag. 20.
I DEMAGOGHI O I MISTERI DI LIVORNO
Romanzo
DELL'AVVOCATO CESARE MONTEVERDE
AUTORE DEI ROMANZI ASTORRE MANFREDI e IL DUCA DI ATENE
VOL. I.
MILANO PRESSO LUIGI CIOFFI EDITORE-LIBRAIO Via di Chiaravalle, N. 11 rosso.
1862
Propriet�� letteraria dell'editore, che intende far valere i propri diritti a norma di legge.
Milano--Ditta Wilmant.
A MIA MOGLIE
QUESTO ROMANZO
.....: D. D. D.
PROLOGO
Circa le ore 4 pomeridiane del 31 marzo 18.... nella sala di aspetto della ferrovia di.... si trovavano quattro persone i cui abiti non meno che l'atteggiamento dimostravano appartenere essi ad un ceto piuttosto elevato della odierna societ��. Uno di loro stavasi seduto sovra un sof�� della sala, tenendosi sulle ginocchia un quaderno manoscritto, sul quale tranquillamente e qual se fosse stato solo solissimo faceva delle aggiunte o delle correzioni col lapis. Costui, semplicemente abbigliato ed anche con qualche trascuratezza, era un uomo pressoch�� di ordinaria statura, di carnagione bronzina, con barba corta castagna, coi mustacchi, con occhi scuri e vivaci; potea dirsi uomo di fisionomia schietta ed aperta, se un certo, come suol dirsi, cipiglio, o increspatura della fronte laddove si accoppiano le ciglia non gli avesse data la gravit�� d'uomo di toga o di studi severi. Gli altri tre che stavano in gruppo erano una signora di circa venticinque anni elegantissimamente vestita da viaggio e due signori del paro in elegante abbigliamento che le facevano, come suol dirsi, la corte.
--Ah! non mi sarei mai creduto di aver la fortuna di combinare la signora marchesa di ***, disse uno dei due (se non sbaglio) damerini moderni.
--Vi dir��, conte, rispose la signora, dopo il primo anno di vedovanza sfuggo la noia dei miei casini, dei miei palazzi, dei miei giardini di campagna e della capitale per girmene sola e nel pi�� stretto incognito, viaggiando all'uopo di studiare il mondo.--
A questa frase, pronunziata ad alta voce, l'uomo del manoscritto alz�� la testa e fece un involontario movimento indicante compassione, quindi esegu�� una grande cancellatura sull'opera e si mise a meditare.
--Benissimo, soggiunse l'altro damerino replicando alla dichiarazione della signora, benissimo: cos�� �� che dovrebbero fare tutte le gentildonne.
--Sono del vostro parere, caro cavalier segretario, disse il primo; ma il male sta che non tutte le signore del nostro secolo hanno l'acutezza d'ingegno ed i gusti della marchesa.
--Obbligata del complimento! fu sollecita a riprendere la elogiata; sempre cortese e gentilissimo!--Indi, accostandosi al naso una boccetta d'oro contenente essenza odorosa, ne aspir�� buona dose.--Io peraltro non lo merito, soggiunse: faccio il mio piacere e nulla pi��.
--In grazia, che avete raccolto dai vostri studi mondiali? interrog�� il conte.
--Ditecelo, proruppe il cavalier segretario.
--Che bisogner�� educare il popolo.
--Non v'ha dubbio esser questa una delle pi�� grandi necessit�� dell'epoca.
--Ah! salt�� su a dire l'uomo del manoscritto (chiudendo il quaderno ed avanzandosi a prender parte alla conversazione con quella libert�� di modi che si pratica fra le persone con cui si �� per viaggiare); ma il mezzo sapreste voi additarlo, o madama?
--Fa duopo discutere molto.
--Discuter�� volentieri, replic�� il cavalier segretario.
--Ed io pure, continu�� il signor conte,
--Ed ella? dimand�� la signora all'incognito
--Volentieri cedo al vostro desiderio. Educare il popolo non �� molto difficile, ma fa duopo prepararlo ai suoi grandiosi destini: fa duopo sovvenirlo, reggerlo, dargli pane e lavoro.
--Son cose vecchie, interruppe la saputella damina.
--Son cose giovani, severamente rispose il brusco letterato, e che non invecchieranno mai; ma non bisogna inebriarlo di folli utopie: allora solo potr�� esser libero e virtuoso.--
La damina fu assai piccata dello sguardo di quell'incognito, che pareva una specie di Diogene e le facea gli occhiacci; e mentre i due damerini si guardavano fra loro con certo modo di maraviglia,
--Ditemi, signor filosofo, dimand��, quel libro che avete nelle mani �� forse uno dei trattati della vostra rigida filosofia popolare?
--Gentile signora, replic�� l'interrogato con un sorriso di compiacenza, il libro che tengo nelle mani �� il manoscritto di un mio romanzo.
--Un romanzo! sclam�� la marchesa dando un passo indietro.
--Un romanzo! disse il segretario facendo il viso serio.
--Un romanzo! grid�� il conte facendo un par di occhioni dalla sorpresa.
--S��, miei signori, qual maraviglia? prosegu�� placidamente l'autore. Forse perch�� mi avete sentito batter sodo sulla filosofia, vi fa specie di sapermi autore d'un
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