io quanti libri ho scartabellato!
Arialdo. Ma scusa, non lo sapevi che qua il povero Tito era Adalberto di Brema?
Bertoldo. Ma che Adalberto! Sapevo un corno io!
Landolfo. No, vedi com'è? Morto Tito, il marchesino di Nolli...
Bertoldo. è stato proprio lui, il marchesino! Che ci voleva a dirmi...?
Arialdo. Ma forse credeva che lo sapessi!
Landolfo. Non voleva più assumere nessun altro in sostituzione. Tre, quanti restavamo, gli pareva che potessimo bastare. Ma lui cominciò a gridare: ?Cacciato via Adalberto?--(perché il povero Tito, capisci? non gli parve che morisse, ma che nella veste del vescovo Adalberto gliel'avessero cacciato via dalla Corte i vescovi rivali di Colonia e di Magonza).--
Bertoldo (prendendosi e tenendosi con tutte e due le mani la testa). Ma non ne so una saetta, io, di tutta questa storia!
Ordulfo. Eh, stai fresco, allora, caro mio!
Arialdo. E il guajo è che non lo sappiamo neanche noi, chi sei tu.
Bertoldo. Neanche voi? Chi debbo rappresentare io, non lo sapete?
Ordulfo. Uhm! ?Bertoldo?.
Bertoldo. Ma chi, Bertoldo? perché Bertoldo?
Landolfo. ?Mi hanno cacciato via Adalberto? E io allora voglio Bertoldo! voglio Bertoldo! ?--cominciò a gridare così.
Arialdo. Noi ci guardammo tutti e tre negli occhi: Chi sarà questo Bertoldo?
Ordulfo. Ed eccoti qua ?Bertoldo?, caro mio!
Landolfo. Ci farai una bellissima figura!
Bertoldo. (ribellandosi e facendo per avviarsi). Ah, ma io non la fo! Grazie tante! Io me ne vado! Me ne vado!
Arialdo (trattenendolo insieme con Ordulfo tra le risa). No, càlmati, càlmati!
Ordulfo. Non sarai mica il Bertoldo della favola!
Landolfo. E ti puoi confortare, che non lo sappiamo neanche noi, del resto, chi siamo. Lui, Arialdo; lui, Ordulfo; io, Landolfo... Ci chiama così. Ci siamo ormai abituati. Ma chi siamo?--Nomi del tempo!--Un nome del tempo sarà anche il tuo: ?Bertoldo?.--Uno solo tra noi, il povero Tito, aveva una bella parte assegnata, come si legge nella storia: quella del vescovo di Brema. Pareva un vescovo davvero, oh! Magnifico, povero Tito!
Arialdo. Sfido, se l'era potuta studiare bene sui libri lui!
Landolfo. E comandava anche a Sua Maestà: s'imponeva, lo guidava, da quasi tutore e consigliere. Siamo ?consiglieri segreti? anche noi, per questo, ma così, di numero; perché nella storia è scritto che Enrico IV era odiato dall'alta aristocrazia per essersi circondato a Corte da giovani della bassa.
Ordulfo. Che saremmo noi.
Landolfo. Già, piccoli vassalli regali; devoti; un po' dissoluti, allegri...
Bertoldo. Devo anche essere allegro?
Arialdo. Eh, altro! Come noi!
Ordulfo. E non è mica facile, sai?
Landolfo. Peccato veramente! Perché, come vedi, qua l'apparato ci sarebbe; il nostro vestiario si presterebbe a fare una bellissima comparsa in una rappresentazione storica, a uso di quelle che piacciono tanto oggi nei teatri. E stoffa, oh, stoffa da cavarne non una ma parecchie tragedie, la storia di Enrico IV la offrirebbe davvero. Mah! Tutti e quattro qua, e quei due disgraziati là (indica i valletti) quando stanno ritti impalati ai piedi del trono, siamo... siamo così, senza nessuno che ci metta su e ci dia da rappresentare qualche scena. C'è, come vorrei dire? la forma, e ci manca il contenuto!--Siamo peggio dei veri consiglieri segreti di Enrico IV; perché sì, nessuno neanche a loro aveva dato da rappresentare una parte; ma essi, almeno, non sapevano di doverla rappresentare: la rappresentavano perché la rappresentavano: non era una parte, era la loro vita, insomma; facevano i loro interessi a danno degli altri; vendevano le investiture, e che so io. Noi altri, invece, siamo qua, vestiti così, in questa bellissima Corte... --per far che? niente... Come sei pupazzi appesi al muro, che aspettano qualcuno che li prenda e che li muova così o così e faccia dir loro qualche parola.
Arialdo. Eh no, caro mio! Scusa! Bisogna rispondere a tono! Saper rispondere a tono! Guai se lui ti parla e tu non sei pronto a rispondergli come vuol lui!
Landolfo. Già, questo sì, questo sì, è vero!
Bertoldo. E hai detto niente! Come faccio io a rispondergli a tono, che mi son preparato per Enrico IV di Francia, e mi spunta, qua, ora, un Enrico IV di Germania?
Landolfo, Ordulfo, Arialdo tornano a ridere.
Arialdo. Eh, bisogna che tu rimedii subito subito!
Ordulfo. Va là! T'ajuteremo noi.
Arialdo. Ci abbiamo di là tanti libri. Ti basterà in prima una bella ripassatina.
Ordulfo. Saprai all'ingrosso qualche cosa...
Arialdo. Guarda! (Lo fa voltare e gli mostra nella parete di fondo il ritratto della marchesa Matilde).--Chi è per esempio quella lì?
Bertoldo (guardando). Quella lì? Eh, mi sembra, scusate, prima di tutto una bella stonatura: due quadri moderni qua in mezzo a tutta questa rispettabile antichità.
Arialdo. Hai ragione. E difatti prima non c'erano. Ci sono due nicchie, là dietro quei due quadri. Ci si dovevano collocare due statue, scolpite secondo lo stile del tempo. Rimaste vuote, sono state coperte da quelle due tele là.
Landolfo (interrompendolo e seguitando). Che sarebbero certo una stonatura, se veramente fossero quadri.
Bertoldo. E che sono? non sono quadri?
Landolfo. Sì, se vai a toccarli: quadri. Ma per lui (accenna misteriosamente a destra, alludendo a Enrico
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