Dal vero | Page 9

Matilde Serao
avendolo visto, rifiutai di far colazione e presi invece tre tazze di caffè, per cercar di suicidarmi.
--E lui?
--Mi sposa, dunque mi ama!--replicò vittoriosamente Lulù.
Ma vedendo il volto di Sofia scolorirsi, si pentì di quella frase imprudente e curvandosi verso di lei, le chiese con affetto:
--Ho detto qualche cattiveria?
--No, cara, no; hai ragione. Chi ama, sposa. Il difficile è farsi amare--e sospirò lievemente.
--Farsi amare, farsi amare!--ripetè irritata Lulù.--è facilissimo, Sofia; ma quando, come te, si ha la fronte severa, gli occhi tristi e la bocca senza sorrisi; quando si vestono abiti oscuri; quando si va in un angolo a pensare, mentre tutti gli altri ballano e scherzano; quando invece di ridere si legge, ed invece di vivere si sogna; quando, giovane ancora, si ha l'aria stanca e vecchia, allora è difficile esser amata.
Sofia abbassò il capo, e non rispose. Le tremavano un poco le labbra come se comprimesse un singhiozzo.
--Ti ho afflitta di nuovo?--domandò Lulù.--Gli è che vorrei vederti amata, circondata di affetto, e sposa... Che piacere se fossimo spose lo stesso giorno!
--Follie queste: io resterò zitella.
--Nossignora, ve lo proibisco, cattiva creatura. Se Roberto è un galantuomo, deve avere assolutamente un fratello celibe; io voglio che abbia un fratello celibe; lo voglio!
In questa entrò la madre, in abito da uscire.
--Vai fuori, mamma?--disse Lulù.
--Sì, cara, vado dal notaio.
--Uh! dal notaio! Roba grave è questa.
--Ve ne accorgerete, signora burlona. Sofia, vieni un istante meco.
--Anche Sofia ha degli affari tenebrosi col notaio?
--Lulù, quando ti deciderai ad essere seria?
--A momenti, mamma; vedrai.
Schiuse la porta, ed al passaggio della madre e della sorella, fece due profonde riverenze, mormorando:
--Signora, signorina...
Quando furono fuori, dalla soglia gridò loro, scoppiando in risate:
--Parlate, parlate pure: io farò le viste di non saperne nulla!
II.
Roberto Montefranco, per solito, non pensava molto: non ne aveva il tempo. La giornata gli fuggiva fra la colazione, la passeggiata a cavallo, le visite ed il pranzo; la sera scorreva dolcissima presso Lulù, la sua fidanzata. Poi ci erano gli affari spiccioli da sbrigare, qualche appuntamento con l'avvocato, qualche contratto da firmare, qualche debituccio vecchio da soddisfare; aggiungete i preparativi della casa e del viaggio nuziale. Appena appena se gli rimaneva una mezz'ora per leggere e un quarto d'ora per isprecarlo alla porta del caffè. Così non lo si vedeva mai assorto in riflessioni profonde, nè si sapeva che egli si fosse mai occupato a risolvere qualche problema sociale: perchè, del resto, Roberto non aveva nulla di tragico o di eroico nel carattere. Anzi godeva di una serenità di spirito invidiatagli da molti.
Quel giorno--un giorno qualunque, di dopopranzo--si era disteso sulla poltrona, una gamba a cavalcioni dell'altra, lo stuzzicadenti in bocca, ed un volume delle edizioni Treves in mano, con la determinazione netta di leggere. Il libro era interessante; ma, caso nuovo e strano, il lettore era molto distratto; dirò di più, era nervoso ed inquieto. Non voltava mai il foglio perchè dopo un paio di versi, le lettere uscivano di posto, saltavano, si confondevano, scomparivano. Roberto, senza sua voglia, partiva per le incognite regioni del pensiero.
.... Papà è soddisfatto, le zie mi mandano la loro santa benedizione, le cuginette sono in collera, gli amici del caffè si congratulano ironicamente, gli amici serii mi stringono la mano--dunque fo bene ad ammogliarmi. Non si può negare che Lulù sia molto graziosa; quando mi fissa con quegli occhietti pieni di malizia, quando scoppia a ridere mostrando i dentini bianchi, mi vien la voglia di stringere fra le mani quella testina leggiadra e di darle tanti e tanti di quei baci! è anche un bel carattere, un carattere d'oro: sempre ilare, sempre di buon umore pronta allo scherzo, piena di spirito, punto schizzinosa, malinconica mai. Andremo d'accordo; io non posso soffrire le fronti pensierose, massime nelle persone che amo: mi sembra che celino sempre un segreto dolore, un dolore che non conosco e che non posso lenire, o di cui forse sono la causa involontaria. Ad esempio, Sofia, la mia futura cognata, ha la virtù di irritarmi con quel suo volto freddo ed impassibile; quando lei compare, l'anima mi si chiude, muore il sorriso sulle labbra e, rilucesse il più bel sole di primavera, mi pare di essere in una oscura e grigia giornata di novembre. Non ho nemmeno più il coraggio di scherzare con Lulù; quella Sofia disperde la gioia. Ella forse si è accorta della cattiva impressione che mi fa, perchè mi saluta senza guardarmi, non mi dà la mano, mi risponde con brevissime frasi; di sicuro si è accorta della mia antipatia. Forse se ne dispiace...
..... Lulù ride sempre. è molto giovane. Non mi rivolge mai una parola sul serio, ed anche quando vuol farlo, non ci riesce e sembra che voglia burlare. Dice di amarmi, poi si mette a ridere e parla di altro. Mi vuol del bene, ma non è un amore disperato. In coscienza, neppure
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