egli la rallegra, la riempie con la sua presenza, i corridoi echeggiano dei suoi passi, le volte sono piene delle sue voci, gli angoli oscuri illuminati dal suo sguardo. Il padre, quando ascolta il suo riso trillato, argentino, sente rianimarsi e riprende coraggio a vivere; la madre, guardandolo, pensa che la primavera si �� incarnata nel suo figliuolo, tanto i suoi capelli ricordano il sole ed i suoi occhi il cielo. Quando parla, gli risponde l'uccellino dalla gabbia, ed il loro dialogo �� carissimo, e se anche egli commette una piccola mancanza �� cos�� soave il perdonargli....
--Quando si far�� grande.....
Mi tacqui subito; il sogno era svanito.
* * *
E che! Tu diventerai grande, il tuo labbro innocente si piegher�� al sogghigno, la fronte bianca diventer�� pensierosa, gli occhi azzurri si annebbieranno per la collera! Tu, immagine pura, conoscerai in che fiume d'amarezze si convertano le cose pi�� dolci della vita! Saprai che valgano i nomi di amicizia, di amore, di gloria! E ti sar�� palese l'odio, assaporerai la vendetta! Non sarai pi�� grazioso, noncurante, allegro; non riderai pi��, piangerai; dubiterai, ti annoierai, vorrai dominare il mondo e ne cadrai poi vinto! Sei un fanciullo, e sarai uomo!
Oh! se io fossi Michetti ti dipingerei; se fossi Victor Hugo scriverei per te un libro: ma se io fossi un Dio, fermerei la tua et��, biondo fanciullo!
LA CANZONE POPOLARE.
Ciascuno vivendo della vita comune, ha una vita propria; e chi la trova nel pensiero, chi nell'arte, chi nel desiderio di gloria. Il popolo, questa grande parte dell'umanit��, non conosce ancora la lotta dell'idea, nulla sa di arte e lo splendido fantasma della gloria non gli apparisce--eppure il popolo �� l'uomo; l'uomo che soffre, ama, �� felice, infelicissimo e deve avere una vita sua, una sua speciale manifestazione. L'ha; ed �� il canto. Canta dappertutto--certo dove il sole lo riscalda, dove la luce lo inonda, dove il mare unisce la sua voce, il popolo canta di pi��, ma nel freddo e nebbioso nord, in quell'atmosfera grigia, il canto popolare si eleva a menomare la tristezza della vita; le strade della citt�� ne echeggiano, come le vallate della campagna; e lo stesso contadino che lavora nelle fatali paludi Pontine, scaccia il pensiero della morte col canto. In ogni stagione il popolo canta: nelle sere solitarie dell'inverno �� una voce lontana, fievole, che si perde poco a poco nella distanza; nel risveglio della primavera, nella ricchezza dell'estate, �� un concerto che sale da tutte le parti, che vi obbliga a spalancare le finestre ed a lasciare entrare la gioia del popolo; nell'autunno �� un sospiro, un addio al bel tempo che parte!
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La canzone popolare non si definisce, essa si sottrae all'arida spiegazione della scienza; �� una cosa vaga, fuggevole, senza contorni determinati, evanescente. �� tutto ed �� nulla; �� un soffio leggiero e pu�� diventare una leva potente; brilla di tutti i colori dell'iride, si crede che sia una perla ed �� una bolla di sapone; donde viene non si sa, dove va non si conosce; pu�� morire, ma pu�� anche risuscitare; ha una fragile esistenza e la si vede resistere all'urto degli avvenimenti ed al trascorrere degli anni. In essa si ritrova lo spirito multiforme del popolo; �� gaia, vivace, dal ritornello allegro, dalle battute affrettate e rapide; �� malinconica, dalle note lunghe e cadenzate con un pensiero mesto che ricompare ogni tanto; talvolta �� burlesca, vi si sente lo scoppiett��o del sarcasmo ed il fischio dell'ironia--ed infine, con una profonda ed inconsciente filosofia unisce spesso parole dolenti ad un motivo brillante. �� un lamento, una risata, un sogghigno, un bacio; l'espressione di un momento, la durevole rappresentazione di un sentimento rapidissimo; �� una idea complessa ed energica che ha bisogno di svolgersi con la parola e con la musica. Senza sapere la prima bocca che l'ha intuonata, la canzone si propaga in un momento, diventa la propriet�� del popolo, e se essa ha saputo cogliere bene l'idea ed il sentimento, sopravvive lungamente, forse pi�� che nella classe degli intelligenti un'opera di grande maestro.
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Vi si parla quasi sempre d'amore. Amore diverso dal nostro, ci s'intende; amore grossolano e che pu�� giungere a certe delicate espansioni, sognate solo dalla fantasia del poeta; amore che dona egualmente un garofano ed un colpo di rasoio: amore che non s'inchina, non porta guanti e suona per ore intiere la chitarra sotto la finestra dell'amata; amore che quando vi s'inframmette la gelosia, diventa passione; amore che �� sboccato, villano, ed intanto riempie di matrimoni i registri dello stato civile. Esso ispira le canzoni popolari: vi si narrano le gentili speranze della corrispondenza, il dolore per la indifferenza, l'affannoso tormento della gelosia, le pene del disinganno e dell'abbandono; tutta la profonda variabilit�� dell'amore prende forma in quella musica. Vi sono canzoni per augurare la buona notte, canzoni per ridestare
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