da prevedere che alla prima prova tu avresti ingrossate le difficoltà dell'impresa e te ne saresti scoraggita. Ciò avviene di tutte le cose. Quanto alla signora Rouillet se non è nata vedova come tu dici, lo è rimasta dopo otto mesi di matrimonio, perchè suo marito, ingegnere, è morto sotto una frana in una miniera, dove era sceso, dopo uno scoppio di grisou; la vedova campa di una magra pensione che l'obbliga a mangiare piuttosto cavoli che tartufi, i quali tartufi del resto non olezzano nemmeno essi. Il figlio si chiama Gastone, perchè i nomi si usa darli i primissimi giorni di vita, quando cioè tutti quanti siamo belli e brutti ad un modo. Io, se avrò mai dei figliuoli li chiamerò Giuseppe o Clemente o Bartolomeo, per cansare il pericolo delle antitesi ironiche, ed anche per una certa mia inclinazione a trovare la poesia nelle cose prosaiche. Ma non puoi pretendere che tutti abbiano la mia saggezza. La domanda sull'età, te l'ho spiegata. Nelle case dove non ci sono sale di ricevimento, è naturale che la madre rimanga nel tinello, anche se il figliuolo ci sta imparando l'inglese da una bella signorina italiana, e finalmente quella voleva la grammatica perchè a' suoi tempi le lingue si studiavano così e perchè l'ha studiata e la sa.
TOMMY.
Piglia e insacca.
NENNELE.
E io non la so.
MASSIMO.
Oh Dio!
NENNELE.
è vero. Non l'ho mai studiata. Sono passato da una bambinaia toscana ad una governante inglese e da questa ad una tedesca.
MASSIMO.
Hai fatto le cose da signore. Senza fatica.
NENNELE.
E sono un'ignorante.
MASSIMO.
Tornaci e te la caverai benissimo.
TOMMY.
Ma sì. Tre lire per lezione, due lezioni la settimana, sono sei lire la settimana: ventiquattro lire il mese. Quasi il salario di una cuoca.
MASSIMO.
Meno, meno. Se levi un franco e cinquanta di carrozza ogni volta, restano dodici franchi il mese, quasi la paga di molte piccole operaie che vanno a piedi anche quando piove.
TOMMY.
Buum!
MASSIMO.
Che vuoi dire?
TOMMY.
Niente. Buum. Una cannonata.
MASSIMO.
E tu ti contenti di vivere alle spalle di tuo padre?
TOMMY.
Non ho fatto altro da che sono al mondo, e ho sempre goduto della stima pubblica.
MASSIMO.
Stima!
TOMMY.
Sissignore. E se vuoi che ti parli sul serio, te ne dirò anche le ragioni. L'uomo non vive di solo pane.
MASSIMO.
Fuori il tuo companatico.
TOMMY.
C'è al mondo della gente che ha il cómpito della pura intellettualità: che vuol dire di raffinare le sensazioni, di custodire le tradizioni eleganti....
MASSIMO.
Le guardie del sepolcro.
TOMMY.
In una parola: di mostrare la bellezza.
MASSIMO.
Per bacco. E tu hai quel cómpito lì?
TOMMY.
L'avevo quando ero ricco.
MASSIMO.
Ma guarda! Così, se non c'eri tu e se non fossero i tuoi simili, questo povero mondo....--Ma la bellezza è in noi. E ce n'è più in me che in te, e più intera, e più schietta. A me quel lago dà una sensazione di bellezza a qualunque ora ed in qualunque condizione mi trovi. A te per goderne, occorre di aver dormito in un buon letto, di essere ben vestito, seduto in poltrona con un sigaro in bocca. La tua bellezza la fanno dunque in gran parte il materassaio, il sarto, il negoziante di mobili e lo spaccio dei tabacchi.
A Nennele.
Credi a me. Tornaci.
TOMMY con violenza.
Non voglio.
NENNELE.
Tommy!
TOMMY a Massimo.
è ora di finirla con l'Arcadia edificante che hai cercato di introdurre in casa nostra. Che mia sorella lavori, se trova, nulla di meglio. Io pure cerco di lavorare. Non sorridere perchè me ne sono venuto via dalle tue imprese. Un famoso impiego mi avevi dato. Assistere gli operai che perforano una montagna coperta di ghiaccio. Una via spedita per mandarmi al creatore. Fuori gelo serrato e dentro l'Africa tenebrosa.
MASSIMO.
Io ci duro da un anno.
TOMMY.
Tu, tu! E novanta lire il mese.
MASSIMO.
Colla tavola e l'alloggio in casa mia. Dovevo pagare un altro assistente che assistesse te e ti insegnasse il mestiere!
TOMMY.
Un fumo umido e spesso.... Uomini ignudi e sudati! Cose da vignette di giornale illustrato. In capo a dieci giorni avevo consumato tre vestiti.
MASSIMO.
O già se ti vestivi di bianco!
TOMMY.
Dovevo anche rinnovare la guardaroba? Bell'affare.
Torna a sedere presso la finestra.
Per lei e per me voglio un lavoro conforme....
MASSIMO.
A che cosa?
TOMMY.
Alle nostre attitudini.
MASSIMO.
Tu l'hai bell'e trovato. Una pipa inglese, del buon tabacco inglese, una seggiola presso la finestra e sei a posto.
NENNELE.
Non ti permetto di parlare così a mio fratello.
MASSIMO.
Il papà è di sotto, eh?
NENNELE.
Sì.
MASSIMO.
Vado a salutarlo.
S'avvia. Sull'uscio si imbatte in Marta che accompagna un piccolo groom elegantissimo il quale tiene in mano una lettera. Marta esce subito. Il groom dice qualche parola che non si sente a Massimo.
MASSIMO.
Che? Il signor Rosani figlio? Eccolo là. Guarda, Tommaso. Qui c'è del lavoro per te.
TOMMY accorre, prende il biglietto e lo legge.
MASSIMO.
Ah, Irene.
NENNELE.
Ti ho già detto che mi chiamo Nennele.
MASSIMO.
Scusa: il tuo nome è Irene, come quello di tuo fratello è Tommaso. Io non ci ho colpa, ma è così e non mi riesce di chiamarvi altrimenti. Detesto i vezzeggiativi. Volevo dirti che in quel canestro ci sono sei
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