porti sfortuna!--brontolava don Carmelo.
E mand�� a chiamare la moglie, perch�� lavorasse anche lei.
--Durer�� eterno questo pianto? Dovresti anzi essere contenta che la bambina non soffra pi�� e stia in Paradiso.--
E parl�� in modo cos�� brusco, che la povera donna si fece forza, si asciug�� le ultime lacrime, prese in mano il vestito del Tartaglia stracciato dal colpo di seggiola nella memorabile serata, e cominci�� a rammendarlo.
Don Carmelo avea ritrovato parecchi vecchi amici che venivano a vederlo lavorare, non sapendo come meglio occupare il lor tempo; e, ogni volta, mandava a prendere un litro di vino dalla vicina osteria per ricambiare la stessa cortesia che qualcuno di loro gli usava la sera col��. Bevevano, ciarlavano, e uno di essi il pi�� giovane, gli ripeteva una facezia che faceva aggrottar le ciglia a don Carmelo:
--Vecchio peccatore! Non vi bastava Colombina! Avete voluto anche una mogliettina giovane e bella!--
Costui era sempre allegro; raccontava storielle che facevano fin sorridere donna Lia, suonava la chitarra, cantava canzonette un po' sboccate, e quando don Carmelo dimenticava di far prendere il solito litro di vino, diceva a Cardello:
--Senz'offesa, don Carmelo... mando il ragazzo qui vicino. Su, panperso: un litro, e del migliore.--
Don Carmelo nei primi giorni non se n'era offeso; ma a poco a poco la frequenza di Tano Spaglia cominci�� ad annoiarlo.
Costui veniva, la sera, a godersi gratis l'opera; la mattina, col pretesto di dargli il buon giorno, passando; e nelle ore pomeridiane, per far quattro chiacchiere e spassarsi con la chitarra, la pi�� stupenda chitarra che gli fosse capitata tra le mani, diceva; e un giorno o l'altro avrebbe finito col portarsela via, di nascosto, se don Carmelo non si decideva a vendergliela; l'avrebbe pagata quel che lui voleva, s'intende.
Don Carmelo intanto non aveva coraggio di dirgli:
--Fammi il piacere, amico; non starmi sempre tra' piedi!....--
Infatti quando non veniva solo, si trascinava dietro gli altri vecchi amici di don Carmelo, perch�� nello stanzone dell'opera si stava con pi�� libert�� che all'osteria, ed era un divertimento star a veder rivestire i pupi, e lavorare le teste e le mani di legno che don Carmelo con quattro colpi di sgorbia e con un coltellino abbozzava, rifiniva e poi colorava con la vernice.
Gl'introiti delle serate andavano benissimo. Folla ogni sera, da dover rimandare la gente; e a desinare vassoi di vermicelli e tocchi di carne e frutta e vino: sembrava carnevale ogni giorno, come diceva Cardello, che ingrassava a vista d'occhio. Donna Lia (era naturale) stonava in mezzo a tutto quello sperpero e tra tanta allegria, vestita di nero, con gli occhi cerchiati di livido perch�� appena restava sola, con la porta chiusa, si sfogava a piangere la morticina del suo cuore, quasi non fosse gi�� trascorso qualche mese dalla sera della disgrazia.
Invano Tano Spaglia le diceva scherzando:
--Ma via! Figli e guai non mancano mai!
--Mutiamo discorso!--brontolava don Carmelo.
* * *
E ogni sera, terminata la rappresentazione, mentre marito e moglie si coricavano nel misero giaciglio dietro il palcoscenico, Cardello li sentiva leticare sottovoce e sentiva il colpo di un ceffone o di un pugno che strappava degli ahi! ahi! alla poveretta.
Due notti appresso la lite fra marito e moglie si era incalorita. Cardello udiva ringhiare don Carmelo:
--Devi dirglielo tu!... Altrimenti lo prendo per le spalle e lo butto fuori a calci!... E commetto qualche sproposito!... Zitta! Zitta! Ieri, perch�� �� venuto dopo di avermi incontrato nella Piazza della Matrice? Che cosa ti ha detto?... Rispondi! Parla!--
La voce di don Carmelo era avvinazzata; e donna Lia rispondeva soltanto coi singhiozzi e con l'esclamazione:--Madonna Santa!--
Tutt'a un tratto... Cardello si era rizzato sul pagliericcio steso in un angolo. Avrebbe voluto accorrere.... Nel buio accadeva certamente qualcosa di terribile. Don Carmelo bestemmiava, donna Lia gridava:--Oh Dio! No! No!--
Cardello grid��:
--Don Carmelo!... Donna Lia!....--
Un rantolo... e poi niente! Un zolfanello fu acceso, e un lume; e Cardello si vide apparir davanti don Carmelo in camicia e mutande tutto insanguinato....
--Don Carmelo!... Don Carmelo!....--
L'Orso peloso, con gli occhi sbarrati, coi capelli irti, si rivestiva in fretta, apriva la porta e scappava senza neppure dirgli una parola, quasi non avesse udito il grido di lui e non si fosse neppure accorto della sua presenza.
Cardello, balzato in piedi, si era affacciato, esitante, dietro il palcoscenico. La padrona, con met�� del corpo fuori del giaciglio, le braccia tese e le mani increspate, versava ancora sangue da una larga ferita alla gola, immobile; e i capelli diguazzavano, sciolti, nella rossa pozza che si allargava... si allargava.
--Aiuto! Aiuto, santi cristiani!... Aiuto! Aiuto!--
Correva da un punto all'altro della via come impazzito dal terrore.
--Che cosa �� stato!--grid�� uno dal terrazzino di faccia....
--Hanno ammazzato.... Aiuto!
--Chi hanno ammazzato?
--L'Orso peloso ha ammazzato la moglie!
--Quale orso, imbecille?--
Cardello si accorse che nello smarrimento gli era sfuggito il nomignolo che col�� nessuno poteva capire a chi si riferisse; e soggiunse subito:
--Don Carmelo, il puparo! Aiuto! Aiuto!--
In pochi minuti, lo stanzone era
Continue reading on your phone by scaning this QR Code
Tip: The current page has been bookmarked automatically. If you wish to continue reading later, just open the
Dertz Homepage, and click on the 'continue reading' link at the bottom of the page.