Cardello | Page 9

Luigi Capuana
porti sfortuna!--brontolava don Carmelo.
E mand�� a chiamare la moglie, perch�� lavorasse anche lei.
--Durer�� eterno questo pianto? Dovresti anzi essere contenta che la bambina non soffra pi�� e stia in Paradiso.--
E parl�� in modo cos�� brusco, che la povera donna si fece forza, si asciug�� le ultime lacrime, prese in mano il vestito del Tartaglia stracciato dal colpo di seggiola nella memorabile serata, e cominci�� a rammendarlo.
Don Carmelo avea ritrovato parecchi vecchi amici che venivano a vederlo lavorare, non sapendo come meglio occupare il lor tempo; e, ogni volta, mandava a prendere un litro di vino dalla vicina osteria per ricambiare la stessa cortesia che qualcuno di loro gli usava la sera col��. Bevevano, ciarlavano, e uno di essi il pi�� giovane, gli ripeteva una facezia che faceva aggrottar le ciglia a don Carmelo:
--Vecchio peccatore! Non vi bastava Colombina! Avete voluto anche una mogliettina giovane e bella!--
Costui era sempre allegro; raccontava storielle che facevano fin sorridere donna Lia, suonava la chitarra, cantava canzonette un po' sboccate, e quando don Carmelo dimenticava di far prendere il solito litro di vino, diceva a Cardello:
--Senz'offesa, don Carmelo... mando il ragazzo qui vicino. Su, panperso: un litro, e del migliore.--
Don Carmelo nei primi giorni non se n'era offeso; ma a poco a poco la frequenza di Tano Spaglia cominci�� ad annoiarlo.
Costui veniva, la sera, a godersi gratis l'opera; la mattina, col pretesto di dargli il buon giorno, passando; e nelle ore pomeridiane, per far quattro chiacchiere e spassarsi con la chitarra, la pi�� stupenda chitarra che gli fosse capitata tra le mani, diceva; e un giorno o l'altro avrebbe finito col portarsela via, di nascosto, se don Carmelo non si decideva a vendergliela; l'avrebbe pagata quel che lui voleva, s'intende.
Don Carmelo intanto non aveva coraggio di dirgli:
--Fammi il piacere, amico; non starmi sempre tra' piedi!....--
Infatti quando non veniva solo, si trascinava dietro gli altri vecchi amici di don Carmelo, perch�� nello stanzone dell'opera si stava con pi�� libert�� che all'osteria, ed era un divertimento star a veder rivestire i pupi, e lavorare le teste e le mani di legno che don Carmelo con quattro colpi di sgorbia e con un coltellino abbozzava, rifiniva e poi colorava con la vernice.
Gl'introiti delle serate andavano benissimo. Folla ogni sera, da dover rimandare la gente; e a desinare vassoi di vermicelli e tocchi di carne e frutta e vino: sembrava carnevale ogni giorno, come diceva Cardello, che ingrassava a vista d'occhio. Donna Lia (era naturale) stonava in mezzo a tutto quello sperpero e tra tanta allegria, vestita di nero, con gli occhi cerchiati di livido perch�� appena restava sola, con la porta chiusa, si sfogava a piangere la morticina del suo cuore, quasi non fosse gi�� trascorso qualche mese dalla sera della disgrazia.
Invano Tano Spaglia le diceva scherzando:
--Ma via! Figli e guai non mancano mai!
--Mutiamo discorso!--brontolava don Carmelo.
* * *
E ogni sera, terminata la rappresentazione, mentre marito e moglie si coricavano nel misero giaciglio dietro il palcoscenico, Cardello li sentiva leticare sottovoce e sentiva il colpo di un ceffone o di un pugno che strappava degli ahi! ahi! alla poveretta.
Due notti appresso la lite fra marito e moglie si era incalorita. Cardello udiva ringhiare don Carmelo:
--Devi dirglielo tu!... Altrimenti lo prendo per le spalle e lo butto fuori a calci!... E commetto qualche sproposito!... Zitta! Zitta! Ieri, perch�� �� venuto dopo di avermi incontrato nella Piazza della Matrice? Che cosa ti ha detto?... Rispondi! Parla!--
La voce di don Carmelo era avvinazzata; e donna Lia rispondeva soltanto coi singhiozzi e con l'esclamazione:--Madonna Santa!--
Tutt'a un tratto... Cardello si era rizzato sul pagliericcio steso in un angolo. Avrebbe voluto accorrere.... Nel buio accadeva certamente qualcosa di terribile. Don Carmelo bestemmiava, donna Lia gridava:--Oh Dio! No! No!--
Cardello grid��:
--Don Carmelo!... Donna Lia!....--
Un rantolo... e poi niente! Un zolfanello fu acceso, e un lume; e Cardello si vide apparir davanti don Carmelo in camicia e mutande tutto insanguinato....
--Don Carmelo!... Don Carmelo!....--
L'Orso peloso, con gli occhi sbarrati, coi capelli irti, si rivestiva in fretta, apriva la porta e scappava senza neppure dirgli una parola, quasi non avesse udito il grido di lui e non si fosse neppure accorto della sua presenza.
Cardello, balzato in piedi, si era affacciato, esitante, dietro il palcoscenico. La padrona, con met�� del corpo fuori del giaciglio, le braccia tese e le mani increspate, versava ancora sangue da una larga ferita alla gola, immobile; e i capelli diguazzavano, sciolti, nella rossa pozza che si allargava... si allargava.
--Aiuto! Aiuto, santi cristiani!... Aiuto! Aiuto!--
Correva da un punto all'altro della via come impazzito dal terrore.
--Che cosa �� stato!--grid�� uno dal terrazzino di faccia....
--Hanno ammazzato.... Aiuto!
--Chi hanno ammazzato?
--L'Orso peloso ha ammazzato la moglie!
--Quale orso, imbecille?--
Cardello si accorse che nello smarrimento gli era sfuggito il nomignolo che col�� nessuno poteva capire a chi si riferisse; e soggiunse subito:
--Don Carmelo, il puparo! Aiuto! Aiuto!--
In pochi minuti, lo stanzone era
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