il
padre ebbe diritto di vita e di morte sopra la sua famiglia. Quelle leggi
delle dodici Tavole furono pure il benedetto trovato! Per esse, che cosa
mai rappresentava la famiglia? La comunanza della moglie, dei figli e
degli schiavi sottoposta al dominio assoluto del padre. Secoli di oro, e
mi smentisca chi può, volsero per Roma quando poterono vendersi i
figli sanguinolenti.
--Dunque?.. domandò il Santa Croce, sbalordito da cotesto impensato
rabbuffo, lasciandosi cadere come disperato le braccia.
Il Conte Cènci, pentito per non aver potuto reprimere quello sfogo
impetuoso dell'animo suo, si affrettò a rispondere:
--Oh! ma per voi è diversa la cosa.
Il Santa Croce, confortato da quelle parole, e più dallo sguardo paterno
che gli volse il Conte, accosta la sedia; e, sporgendo in avanti la testa,
gli sussurra dentro le orecchia:
--Aveva sentito dire... e si trattenne; ma il Conte, con maniera beffarda
imitando i modi dei confessori, lo animava:
--Via, figliuolo, dite su!
--Mi avevano supposto che voi, Conte, come uomo discreto e prudente
molto, eravate riuscito sempre... quando taluno v'infastidiva, torvi
cotesto pruno dagli occhi con garbo maraviglioso. Versato nelle scienze
naturali, voi non dovete ignorare la virtù di certe erbe, le quali mandano
al paese dei morti senza mutare cavalli; e, quello che importa
massimamente, senza lasciar vestigio di carreggiata sopra la strada
maestra.
--Certamente è mirifica la virtù dell'erbe; ma come vi possano giovare
io non comprendo davvero.
--In quanto a questo giova che voi sappiate, come la clarissima
Principessa Costanza costumi prendere seralmente certo lattovaro per
conciliarsi il sonno...
--Bene...
--Voi potete comprendere che tutta la quistione sta in un sonno breve, o
in un sonno lungo;--un dattilo, o uno spondeo; una cosa da nulla, in
verità--semplice prosodìa:--e lo scellerato si sforzava di ridere.
--Misericordia Domini super nos! Un parricidio, così per cominciare.
Elle sarebbono buone mosse per dio! Sciagurato uomo! e lo pensate voi?
Honora patrem tuum et matrem tuam. E qui non vi ha cavillo, che
valga, imperciocchè abbia detto così chi lo poteva dire lassù sul Sinai.
Il principe, ostentando fermezza, riprese:
--In quanto a pensarvi andate franco, chè io vi ho pensato delle volte
più di mille: rispetto poi alle prime mosse, io vo' che sappiate non
essere mica questo il primo palio che corro.
--Lo credo senza giuramento: e allora fatevi qua, e ragioniamo di
proposito. L'arte di manipolare i veleni non si trova più in fiore come
una volta: della più parte dei tossici stupendi, noti ai nostri
virtuosissimi padri, noi abbiamo perduto la scienza. I principi Medici di
Firenze si sono molto lodevolmente affaticati intorno a questo ramo
importantissimo dello scibile umano; ma, se consideriamo la spesa, con
poco buon frutto. Qui, come altrove, corre lo invitatorio del Diavolo: de
malo in peius venite adoremus. Ecci l'acqua tofana; buona a nulla per
un lavoro a garbo: cadono i capelli, si staccano le unghie, i denti si
cariano, la pelle vien via a stracci, e tutta la persona si empie di luride
ulcere--sicchè, come voi vedete, ella lascia dietro a se tracce troppo
manifeste e diuturne. L'adoperò sovente la buona memoria di
Alessandro VI; ma a lui poco importava si lasciasse dietro le tracce. Per
me faccio di berretta ad Alessandro Magno; col ferro si taglia netto
ogni nodo gordiano, e ad un tratto...
--Ohimè, il ferro! O che non lascia dietro a se traccia il ferro?
--Una volta ci era un re, e si chiamava Eduardo II, il quale avendo di se,
o di altri un figliuolo, amoroso a un dipresso come voi, ebbe le viscere
forate ed arse per suo comandamento, senza che ne rimanesse vestigio.
Curioso trovato in fè di Dio![1] Ma chi vi consiglia di tenere nascosta
la morte di donna Costanza? Anzi la dovete palesare, e voi dirvene
apertamente autore.
--Conte, voi burlate....
--Non burlo io; anzi parlo del miglior senno che io mi abbia. Non avete
voi mai letto le storie, almeno le romane?--Sì, le avete lette. Or bene; e
a che pro leggete libri, se non ne fate vostro vantaggio per ben condurvi
nel mondo? Rammentatevi la minaccia di Tarquinio a Lucrezia: egli,
dove non gli assentisse la moglie di Collatino, le dichiarò l'avrebbe
uccisa, e poi messo al fianco uno schiavo trucidato, pubblicando averla
sorpresa nel turpe adulterio, e morta per giusto dolore della offesa fatta
al parente, per vendetta della sacra maestà delle leggi; con altre più
parole assai, che si costumano dagli uomini sinceri. Così voi, nè più nè
meno, vi avete a ingegnare di cogliere in fallo la Principessa con
qualche suo drudo, e ammazzateli entrambi. La gravità della ingiuria
scusa la strage: nel Codice (non mi rammento la pagina, ma cercate e
troverete) hanno ad essere leggi, che scolpano in questo caso il
misfatto...
--Ma io, rispose il Principe visibilmente imbarazzato, non so bene
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