Beatrice Cenci | Page 7

Francesco Domenico Guerrazzi
nè nulla vale
a fecondare sopra questa terra un fiore di virtù!
Il Conte si appressò al balcone, e, fissato il maestoso luminare,
mormorò detti segreti. Marzio, letiziato a tanta bellezza di cielo e di
luce, non potè trattenersi da esclamare:
--Sole divino!
A queste parole gli occhi del Conte, per ordinario spenti, corruscarono
a modo di baleno dentro una nuvola, e gli avventò contro al cielo. Se è
vero che Giuliano l'apostata lanciasse contro il cielo il sangue, che gli
scorreva dalla ferita mortale, deve averlo gittato come quel guardo, e
con quella intenzione.
--Marzio, se il sole fosse una candela, che soffiandovi sopra potesse
spegnersi, la spegneresti tu?
--Io? Le pare, Eccellenza!--lo lascerei acceso.
--Io lo spegnerei.
Caligola aveva desiderato al popolo romano una testa sola, per
recidergliela con un colpo; il Conte Cènci avrebbe voluto stritolare il
sole. Povera creta! Se il sole si accostasse, la cenere della terra non
occuperebbe spazio nell'universo.
Si assise al banco; aprì, e lesse una, due e tre lettere, pacato in prima,
poi precipitosamente; al fine, scorsele tutte, proruppe con orribile
bestemmia:

--Felici tutti! Ah Dio! tu me lo fai proprio per dispetto.
E chiuso il pugno, abbassò il braccio con quanto aveva di forza: caso
volle che colpisse in mezzo alla fronte Nerone, il quale col muso levato
e gli occhi pronti seguitava i moti del suo signore. Il cane diè un balzo
di furore, poi irruppe contro la porta, ne spalancò le imposte, e fuggì
via sbuffando. Il Conte gli mosse dietro richiamandolo, non senza aver
prima con un suo riso amaro osservato:
--Vedi, Marzio, s'ei fosse stato un figliuolo mi avrebbe morso!--
NOTE
[1] «La nostra pelle è divenuta bruna come un forno per l'arsura della
fame.» Geremia Lamentaz. V. n. 10.
[2] «E Iddio separò la luce dalle tenebre.» Genes. C. I. n. 4.

CAPITOLO II.
IL PARRICIDIO.
........tutta la Caina Potrai cercare, e non troverai ombra Degna più di
esser messa in gelatina. DANTE.
Marzio invitò il gentiluomo dal volto chiazzato di sangue a passare
nello studio del Conte. Questi attendevalo in piedi; e tostochè lo vide,
con bella leggiadria di maniere lo salutò dicendo:
--Benvenuto, Principe; in che cosa noi possiamo avvantaggiare le
comodità vostre?
--Conte, ho da parlarvi; ma qui dentro vi è uno di troppo.
--Marzio ritirati.
Marzio, inclinata la persona, usciva. Il Principe, andatogli dietro, si

assicura se avesse chiusa diligentemente la porta; tira la tenda, e poi si
accosta al Conte, che, maravigliando non poco di coteste cautele, lo
invita a sedere, e senza far motto attende ad ascoltarlo.
--Conte! sarà Catilina adesso, che incomincerà la sua orazione _ex
abrupto_. Però io vi dico ad un tratto, che estimando meritamente voi
uomo di cuore e di consiglio, di mente e di braccio, a voi mi rivolgo per
l'una e per l'altro, e spero mi sarete cortese di ambedue.
--Parlate, Principe.
--La svergognata mia genitrice, incominciò costui con voce velata,
vitupera con sozze opere la casa mia ed anche un poco la vostra, pel
vincolo di parentela che passa fra le nostre due famiglie. La età, invece
di spegnere, riarde le sue aride ossa di libidine infame. Lo usufrutto
ampissimo che gode, per disposizione dello stolido mio padre, sperpera
fra turpi drudi:--per tutta Roma ne corrono le pasquinate:--vedo lo
scherno dipinto sopra i volti della gente:--dovunque passi mi feriscono
detti oltraggiosi.... il mio sangue ribolle nelle vene... il male è a tal
ridotto, che non patisce rimedio, tranne.... Or via, ditemi, Conte, che
cosa io mi debba fare.
--La clarissima donna Costanza di Santa Croce! Ma lo pensate voi?
Orsù; se voi fate per giuoco, io vi consiglio a torre per lo scherzo
argomenti meglio dicevoli; se poi favellate da senno, allora, figliuolo
mio, vi ammonisco a non lasciarvi andare alle tentazioni del demonio,
il quale, come padre di menzogna, conturba le menti con immagini
false....
--Conte, lasciamo il diavolo a casa sua. Io posso mostrarvi qui le prove
manifeste, ed obbrobriose pur troppo.
--Vediamo.
--Udite. Essa mi abbandona, per così dire, annegato nella miseria,
mentre con l'entrate di casa tira su fanti e staffieri, e uno stormo dei
loro figliuoli, che si sono annidati nel palazzo peggio che rondini;--me
dal suo cospetto bandisce;--di me non vuol sentire favellare;--di me,

Conte, intendete, di me che non mi sarei dato un pensiero al mondo dei
fatti suoi, se si fosse comportata come madre benemerita verso figlio
benemerente. E, per palesarvi ogni cosa di un tratto, ieri sera giunse a
cacciarmi via di casa--dal mio palazzo--dalla magione dei miei illustri
antenati.
--Avanti, ecci egli altro?
--E parvi poco?
--Mi pare anche troppo: e veramente, a confessarvelo in secretis, corre
buon tempo che io mi sono accorto come la Principessa Costanza nutra
per voi, Dio la perdoni, naturale avversione. Adesso fanno appunto otto
giorni ch'ella mi tenne
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