Scesi dentro di me e ci vidi un mondo sopito, frugai dentro di lui e non ci trovai nulla, fuorchè una perfetta soddisfazione di sè medesimo, una tranquilla coscienza del proprio valore. Allora mi domandai se era possibile passar la vita con un uomo che non comprendeva alcuno de' miei sentimenti, che non palpitava di nessuno de' miei affetti, non legato a me da memorie, da simpatie, da nulla, fuorchè dal codice--e mettendoci della buona volontà, risposi di sì, a patto di formare l'abitudine, di sostituire la condiscendenza all'amore, di far germogliare in lui qualche sentimento e qualche pensiero embrionale. Divenni... noiosa!
Lo riconosco. Per guarire la sua spensieratezza gli proponevo mille quesiti domestici da risolvere; per farlo uscire dalla sua fatuità gli facevo sfilare dinanzi una processione di fantasmi dell'avvenire. Non riuscii a nulla, nemmeno a seccarlo. Egli continuava a passare press'a poco il giorno al Caffè, la notte al Circolo.
Una carezza fredda, un bacio di gelo, una sfuriata di ciancie sul cavallo balzano del contino, sul calesse nuovo del banchiere, sul prossimo duello, sull'ultimo spettacolo alla Scala, sulla prima ballerina, sui polsini del marchese X, che erano, diceva lui, meglio stirati de' suoi.... e quando aveva finito si addormentava col sorriso del giusto sulle labbra.... Ho resistito un pezzo; mi parve prima scipito, poi ridicolo e finalmente odioso.
L'altro ieri mi trovò in lagrime; bisognava sentirlo: ?è una vittima, ha il cuore sensibile, e non può soffrire le lagrime; a me non manca nulla, io sono un'ingrata, il poveretto non domanda che la sua pace e le sue care abitudini, io sono padrona di fare quel che mi piace, ho una casa ora ed egli me l'ha data perchè io vi sia libera, ma lasci lui libero.?
--Non sono un egoista--disse egli.
--Non sei un egoista--diss'io--sei uno stolido.
Leonardo è uomo flemmatico, girò sui tacchi e via... al Caffè od al Circolo.
E poc'anzi, quando l'ho preso di fronte e gli ho domandato perchè mi avesse sposato, mi ha risposto ingenuamente che ?allora gli piacevo e che credeva di fare un'opera buona.?
è anche un uomo schietto Leonardo!
--Senti, gli ho detto, questa vita non la posso e non la voglio più vivere, la legge ammette la separazione per incompatibilità d'umori, ed i nostri sono incompatibili.
E gli mostravo il mio secondo codice, comperato ieri l'altro.
Egli si è messo a ridere.
--Buon Dio! Lo dici tu che i nostri umori sono incompatibili; da parte mia sono disposto a compatire le tue idee romanzesche, spiritiche, filosofiche, sentimentali, compatisci tu le mie e vivremo come Filemone e Bauci.
E siccome io pigliava fuoco, egli ha sorriso dall'alto della sua persona sterminata, si è dondolato un paio di volte, ed ha finito con dire: ?Farai quello che vorrai, sei contenta? Ma senza scandali, senza codice, senza tribunali; se non puoi viver meco, vivrai sola, pensaci stanotte...?
E via... al Caffè od al Circolo.
Tutto dunque sta per finire; domattina quando egli verrà stabiliremo le norme della nuova vita, andrò a stare altrove... lontano, in campagna... vivrò nella mia solitudine, nei miei affetti contemplativi, con te, mio buon amico....
Sul punto di prendere tale deliberazione, scendo ancora una volta dentro di me e m'interrogo:--Ho io fatto quanto stava nelle mie forze per non arrivare a questo?--Sì, tutto, tutto. Ho combattuto la ripugnanza che ora mi domina, quando appena tentava le vie del mio cuore; venti volte fissai i confini della mia sofferenza e venti volte li respinsi indietro. Sol che egli avesse fatto un passo verso di me, io ne avrei fatti dieci, e ci sarebbe stato forse possibile intenderci ancora. Ma non lo seppi smuovere dalla sua indolenza, non mi riuscì di farlo un istante venir fuori dal castello merlato della sua fatuità.
Passar la vita a far la parte di vittima d'uno scioccherello col pretesto specioso che questo scioccherello è mio marito, è cosa superiore alla mia virtù.
Mi piacciono le situazioni chiare e definite.
Sia pure l'abbandono, sia pure la solitudine, sia pure la noia, purchè mi si diano per quello che sono e per quello che valgono; non so che farmi d'una casa che è una prigione, d'una famiglia che è una parola, d'un trono domestico che è una metafora.
Tu non puoi darmi consigli, ma potessi anche, ed io non te ne chiederei ora, perchè sono irremovibile. Ho solo voluto narrarti la cosa pel bisogno di confidarmi ad un amico, e di persuaderti che, almeno nello sciogliermi, ho messo il senno, la maturità di consiglio, la ponderatezza, tutte quelle buone cose che doveva mettere all'atto di lasciarmi legare da un articolo del codice. Ma egli allora mi piaceva, ed io gli piacevo. Così almeno ha detto lui.
Vorrei un po' sapere perchè ora non gli piaccio più!
Perdona se ti ho trattenuto un pezzo colle mie chiacchiere; spero di non averti annoiato, perchè non mi hai interrotto; ma d'altra parte tu sei così buono che non ne
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